La pandemia, tra le altre cose, ci ha lasciato diverse convinzioni. Una su tutte è che la prevenzione è fondamentale. Tutte le misure intraprese, come mascherine, guanti, distanza sociale e igienizzanti mani hanno contribuito a limitare i contagi, rendendo tutti più sensibili in fatto di sanificazione mani e di salute in generale.
L’altra faccia della medaglia, però, potrebbe essere una prospettiva poco lieta. Infatti, secondo uno studio pubblicato nel maggio 2021, l’abuso o l’uso scriteriato di disinfettanti e igienizzanti può provocare danni a uomo e ambiente.
Il SARS-CoV-2 (COVID-19) è suscettibile ad un’ampia varietà di disinfettanti (Chin et al. 2020) come certificato anche dall’ Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (EPA), i quali eliminano questo ed altri virus, ma che possono essere deleteri per uomo e ambiente.
In questo articolo, ci occuperemo di approfondire questi temi e porremo l’accento su benefici e rischi dell’igienizzazione mani con prodotti chimici. Ribadendo, in ogni caso, che le norme dettate dall’OMS in fatto di prevenzione sono sempre da seguire.
La sanificazione resta, comunque, una fondamentale misura di prevenzione per impedire la diffusione del Covid-19 e altri virus. Un’efficace igiene delle mani è fondamentale, in quanto uno dei migliori consigli dell’OMS è quello di lavarsi o disinfettarsi frequentemente le mani rispettivamente con sapone o disinfettante per con alcol >60%.
Attenzione a non abusarne, però. Continua a leggere ed informati su quali rischi corriamo noi e l’ambiente ad utilizzare troppi disinfettanti ed igienizzanti mani.
Disinfettanti ed Igienizzanti mani: cosa sono e come funzionano
Abbiamo già affrontato la tematica di come sia più efficace il lavaggio delle mani rispetto a gel vari. C’è da dire che, ovviamente, i disinfettanti e igienizzanti mani sono sempre esistiti, anche se, per ovvi motivi, in tempo di pandemia hanno avuto un consumo largamente diffuso che, spesso, è sfociato nell’abuso.
Disinfettanti o igienizzanti mani: la differenza
La premessa da fare riguarda la differenza tra disinfettanti e igienizzanti mani.
In pratica:
i disinfettanti sono agenti chimici utilizzati per inattivare o distruggere i microrganismi batterici,
gli igienizzanti, spesso sotto forma di liquido, gel o schiuma, vengono utilizzati per ridurre il numero di microrganismi presenti e per pulire le mani.
La riuscita della disinfezione dai virus è determinata, principalmente, dalle caratteristiche del virus stesso, dalle proprietà dei disinfettanti o igienizzanti e dall’ambiente in cui è presente il virus. Ecco perché è importante sapere su quali superfici i virus sopravvivono più a lungo.
Perché utilizzare disinfettanti ed igienizzanti mani?
Secondo uno studio firmato dal prof. Van Doremalen (et. al 2020), infatti, il COVID-19 è molto stabile, ovvero sopravvive in ambienti favorevoli. Infatti, Il COVID-19 persiste per durate variabili in diversi ambienti, in particolare:
sullo strato esterno delle mascherine chirurgiche per un massimo di 7 giorni;
su vetro, plastica, banconote, acciaio inossidabile) varia da 4 a 7 giorni (Chin et al. 2020 ).
su legno e tessuto circa 2 giorni (Chin et al. 2020);
su acciaio inossidabile e plastica oltre le 72 ore
su rame e cartone circa 72 ore
Capiamo bene come la disinfezione di superfici e materiali e l’igiene delle mani sia fondamentale, in generale, ma soprattutto di fronte a questi virus persistenti.
Disinfettanti e igienizzanti mani: meccanismo antimicrobico
I disinfettanti, come detto, sono agenti chimici specifici formulati per inattivare o distruggere i microrganismi e comprendono varie classi:
detergenti,
acidi,
agenti ossidanti,
alcoli,
aldeidi,
biguanidi,
alogeni,
fenoli.
I disinfettanti, come spiega lo studio sopra citato, possiedono vari tipi di meccanismi di eliminazione del virus, come l’ossidazione, l’idrolisi, la denaturazione. In particolare vengono attaccate la membrana lipidica e la membrana citoplasmatica, ovvero la parte esterna delle cellule del virus.
L’alcol (etanolo), presente in molti di questi disinfettanti, agisce provocando danni alle proteine presenti in questi microrganismi. Proprio l’etanolo è utilizzatissimo, poiché agisce sia sulle superfici, sia sulla materia organica (come la pelle delle mani), evaporando rapidamente una volta svolto il suo compito.
Nello specifico, igienizzanti mani con concentrazione di etanolo maggiore del 75% agiscono con elevata potenza virucida, inattivando molte tipologie di virus:
lipofili (herpes, influenza);
virus idrofili (adenovirus, rhinovirus, enterovirus e rotavirus).
Una concentrazione maggiore del 70% di etanolo e isopropanolo inattivano i CoVid-19 entro 30 secondi. Il cloro, altro componente presente in notevole quantità, provoca l’ossidazione dei lipidi e delle proteine, danneggiando la membrana cellulare dei microbi (McDonnell e Russell 1999).
Disinfettanti ed igienizzanti mani: come sono composti?
Come abbiamo visto, quindi, vi sono molte sostanze che rientrano nella composizione di disinfettanti ed igienizzanti mani e che hanno un ruolo decisivo nella distruzione di microbi, virus e batteri. (Duarte e de Santana 2020)
Ricapitolando, abbiamo, in maggioranza, solventi lipidici come:
Quindi, i reagenti attivi dei disinfettanti per le mani a base di alcol sono etanolo o alcol isopropilico a una concentrazione elevata, circa 60–95% ( Barrett e Babl, 2015). La pandemia di coronavirus ha causato una carenza di disinfettanti per le mani in tutto il mondo (Suthivarakom, 2020 ).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha, quindi, dato delle indicazioni per la preparazione di disinfettanti per le mani, in modo da risparmiare queste sostanze senza ridurne l’efficacia antimicrobica. L’OMS ha suggerito due formulazioni per una produzione di volume inferiore.
Le due formulazioni permettono di ottenere 1 litro di liquido igienizzande miscelando i reagenti come in tabella.
Abbiamo già enunciato le proprietà di igienizzanti e disinfettanti e i benefici derivanti dalla sanificazione delle mani ma, alla luce di diversi studi condotti in questi anni di pandemia, vi sono degli aspetti da chiarire riguardanti la pericolosità in caso di abuso.
Nello studio del novembre 2020, a firma del prof. Adeel Mahmood, infatti, si parla di questi disinfettanti ed igienizzanti mani e della loro pericolosità. Alcune sostanze chimiche hanno un impatto tossico e pericoloso anche sull’ambiente, se rilasciate per evaporazione. Vediamo quali sono le minacce per l’uomo.
Inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo. L’American Association of Poison Control Center ha registrato 9504 casi di esposizione a disinfettanti per le mani alcolici nei bambini di età inferiore ai 12 anni. Se viene inalata anche una piccola quantità di alcol può causare intossicazione nei bambini, provocando stati confusionali, vomito e sonnolenza e nei casi più gravi, arresto respiratorio.
Nello specifico, l’inalazione, l’ingestione accidentale e l’assorbimento cutaneo in quantità elevate di etanolo, alcool isopropilico e perossido di idrogeno può portare ad una escalation di sintomi. Dai lievi gastroenteriti, a embolia della vena porta, irritazioni della mucosa gastrica, dermatiti ed eczemi.
Aumento di altre malattie virali. L’eccessivo uso di disinfettanti ed igienizzanti mani può, paradossalmente, aumentare il rischio di contrarre diverse malattie virali, poiché viene meno la barriera naturale costituita dalla pelle delle mani.
L’eccessivo sfregamento ed utilizzo di questi disinfettanti rende la pelle secca e la priva di permeabilità, di acqua e di olio naturali che si trovano sulla nostra epidermide e che fanno da primo scudo contro i virus.
Resistenza microbica. Un fenomeno diffuso è quello della resistenza microbica. I virus, come tutti gli essere viventi, tendono ad adattarsi e sopravvivere alla forza virucida degli igienizzanti mani. L’uso eccessivo di questi prodotti può renderli, a lungo andare, inefficaci contro le mutazioni che virus e batteri fanno per contrastare l’azione dei disinfettanti.
É importante, quindi, essere parsimoniosi nell’utilizzo di igienizzanti mani a base alcolica, optando, quando è possibile, nel lavaggio delle mani con acqua e sapone o ricorrere a soluzioni alternative.
Come è facile immaginare, i composti chimici utilizzati all’interno di igienizzanti e disinfettanti mani, ma anche detersivi utilizzati per la sanificazione ambienti, sono deleteri anche per ambiente e fauna.
In particolare, infatti, non è raro che queste sostanze inquinino le falde acquifere o causino la morte di animali che vengono a contatto con residui o materiali di scarto di origine chimica.
Rischi per ambiente e falde acquifere
Diversi studi, hanno constatato come la disinfezione delle acque reflue provenienti da strutture sanitarie, uffici e hotel, sia fondamentale per ridurre al minimo la probabilità di diffusione dell’infezione e di effetti dannosi, tuttavia l’utilizzo di questi disinfettanti può causare danni.
Anche la sanificazione dei pavimenti esterni, strade e mercati, per esempio, contribuisce allo scarico dei disinfettanti nelle acque reflue, quindi in fiumi e laghi (Subpiramaniyam 2021). In particolare le sostanze più inquinanti, presenti in igienizzanti per le mani sono:
l’ipoclorito di sodio (comunemente usato per la disinfezione delle acque reflue ospedaliere e nella prevenzione di malattie infettive).
I disinfettanti a base di cloro che minacciano la fauna e le piante acquatiche, poiché agiscono sulle loro proteine e ne determinano la distruzione.
Rischi per la fauna
Oltre all’ambiente ed alla flora, sono a rischio alcune specie di animali.
L’uso intensivo di disinfettanti contro virus e batteri, infatti, mette a rischio anche la fauna selvatica urbana (Nabi et al. 2020 ). Parliamo di quelle specie che si adattano a vivere in ambienti urbani, a contatto con uomini e mezzi di trasporto.
La tematica della biodiversità, tra l’altro, ci avvicina sempre all’origine di molti virus mai esistiti prima e sconosciuti alla ricerca scientifica. La convivenza e la vicinanza forzata con specie animali di origine selvatica può, in qualche caso, favorire il salto di specie da parte di numerosi virus.
L’inquinamento delle falde acquifere, inoltre, ha portato alla distruzione di ecosistemi composti da uccelli, donnole ed altri animali che hanno presentato sintomi tossicologici.
Pertanto, è molto importante valutare alternative ai disinfettanti ed igienizzanti mani in tutti i settori. Anche se i casi di abuso di quantità elevata di queste sostanze sono rare, non sono da sottovalutare le conseguenze a lungo termine della resistenza antimicrobica e le mutazioni di questi microrganismi.
Sapevate che una persona in media si tocca la faccia più di 100 volte al giorno?
Oltre a casa, il luogo in cui accade di più è il posto di lavoro. Ecco perché con questo articolo vogliamo parlare di come igienizzare le mani nei luoghi di lavoro.
Durante le 100 volte in cui ci tocchiamo il viso, ovviamente, raccogliamo germi dalle superfici e li trasferiamo ad altre persone e oggetti.
Igienizzare le mani sul posto di lavoro può ridurre il numero di germi diffusi di oltre la metà a beneficio della nostra salute e di quella degli altri.
L’igiene delle mani è un’importante pratica che ci protegge dalle malattie che possono essere trasmesse attraverso il contatto diretto o indiretto con altre persone. Il mezzo più comune di trasmissione di malattie infettive è dovuto all’avere mani non igienizzate correttamente.
Non dobbiamo pensare solo agli operatori sanitari, poiché il rischio di diffusione di infezione per scarsa igienizzazione mani riguarda qualsiasi ambiente lavorativo.
L’articolo di oggi ti guiderà passo dopo passo attraverso le istruzioni su come igienizzare le mani correttamente. Più specificamente, vedremo come sanificare le mani in vari luoghi di lavoro: hotel, saloni di bellezza, musei, negozi, cliniche, studi medici, uffici e locali alimentari.
Sanificazione dei luoghi di lavoro
Prima di parlare di come igienizzare le mani, parliamo in generale di sanificazione degli ambienti di lavoro. Un concetto che, in questi anni di pandemia, abbiamo imparato a conoscere meglio.
La sanificazione, regolata da diversi ordinamenti in seguito allo scoppio del COVID-19, è un complesso di procedimenti che hanno lo scopo di rendere salubre un contesto o un ambiente, tramite delle attività di pulizia, di detergenza e/o la successiva disinfezione. (Riferimento UNI 10585 : 1993)
In questo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità viene indicato un preciso protocollo relativo alla sanificazione dell’aria e alle misure di prevenzione in ambienti lavorativi. In particolare, si fa una distinzione tra la pulizia, la sanificazione e la disinfezione. Queste attività possono essere svolte singolarmente o simultaneamente, con un unico processo.
Nello specifico, nel caso in cui vi sia stata la presenza di casi sospetti o di persona con Covid-19, è necessario procedere alla sanificazione dell’ambiente. In particolare, viene indicato il processo:
pulizia con acqua e sapone
successivamente pulizia con una soluzione di ipoclorito di sodio diluita allo 0,1% o con alcol etilico al 75% per superfici più delicate
(fonte: circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute)
L’auspicio, che lascia intendere anche la circolare, è quello che la sanificazione diventi periodica, anche nei periodi post-covid19. In ottica di prevenzione è, però, fondamentale la pulizia delle mani.
Ecco perché nei prossimi paragrafi parleremo di come igienizzare le mani ed i motivi per farlo soprattutto nei luoghi di lavoro.
Perché igienizzare le mani sul luogo di lavoro
Igienizzare le mani sul posto di lavoro potrebbe sembrare un’ovvietà, ma molte persone non lo fanno.
In media, secondo alcuni studi statunitensi , solo il 30% circa degli americani si lava le mani regolarmente. E tra quelli che lo fanno, la maggior parte non usa acqua e sapone per il tempo raccomandato, ovvero almeno 20 secondi. Addirittura, per indicare il tempo necessario per farlo, si invita a cantare “Buon compleanno” due volte.
Non lavarsi le mani, però, può avere delle conseguenze piuttosto gravi, soprattutto sul posto di lavoro, dove i germi si diffondono più rapidamente e facilmente. Ecco perché è importante incoraggiare il lavaggio delle mani al lavoro, anche quando finirà il COVID.
Il tema di come igienizzare le mani correttamente è stato uno degli argomentiprioritari delle raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), come riporta questo documento del 1 Aprile 2020, in piena prima ondata. Un focus viene fatto anche dall’Istituto Superiore di Sanità, in questo articolo.
La disinfezione dell’ambiente di lavoro è una priorità prima della ripresa dei normali ambienti di lavoro . Poiché SARS-CoV-2 sopravvive nell’ambiente con persistenza che varia da ore (3 h nell’aria, 4 h su rame e 24 h su cartone) a giorni (da 2 a 3 giorni sia su acciaio inossidabile che su plastica), la disinfezione dei luoghi di lavoro è un imperativo, soprattutto dove sono inevitabili visite pubbliche o assembramenti di folle. Allo stesso modo, SARS-CoV-2 può persistere per giorni su superfici non porose al di sotto dei 22°C e con un’umidità relativa del 65%. Inoltre, è stato rilevato anche su desktop, stampanti, tastiere, maniglie delle porte, guanti.
(ECDC 2020 ; van Doremalen et al. 2020 )
Igienizzare le mani: lavarle e gel igienizzanti bastano?
In particolare, viene posto l’accento su come vi siano diversi modi di lavare le mani, a seconda del livello di igienizzazione che si vuole raggiungere.
Esistono, infatti, tre tipologie di lavaggio mani, a seconda della durata e altri criteri:
Il lavaggio sociale delle mani (40-60 secondi); include lavaggio con acqua e sapone quando visibilmente sporche, prima di mangiare o dopo aver utilizzato il bagno. In sostituzione si possono usare gel e salviette.
il lavaggio antisettico delle mani (90 secondi circa); è quello indicato nelle aree ad alto rischio prima di qualsiasi procedura invasiva o dopo il contatto con ferite o materiale biologico.
Il lavaggio chirurgico delle mani (5 minuti circa),eseguito con sapone antisettico, è necessario prima di un intervento chirurgico invasivo.
Inoltre, viene chiaramente detto che i guanti non sostituiscono un’accurata pulizia e cura delle mani. A questo proposito, viene indicato che anche la parte sotto le unghie è un luogo in cui si annidano batteri e germi.
Pertanto, è fondamentale per i lavoratori tenere un comportamento in linea con i protocolli imposti in questi mesi dal governo e dalle istituzioni per la salvaguardia della salute mondiale.
I sistemi di igienizzazione delle mani permettono alle persone di prendersi cura della loro salute, evitando la trasmissione di virus e batteri. Sono anche utilizzati nei luoghi pubblici per evitare la diffusione dell’influenza stagionale.
I benefici dell’uso di GLOW per le mani sono:
riduzione della contaminazione incrociata tra le persone;
riduzione della diffusione di malattie infettive;
eliminazione fino al 99% dei germi sulle mani
nessun rischio di dermatiti da sfregamento o allergie
nessuno spreco di liquido o produzione di rifiuti plastici
limitata contaminazione per contatto diretto con oggetti potenzialmente infetti.
In quali attività può essere impiegato GLOW per igienizzare le mani? Nei prossimi paragrafi troverai la risposta.
Come igienizzare le mani in ambulatori, case di cura, servizi assistenziali, ospedali
L’igiene delle mani è l’atto di mantenere le mani pulite e senza germi. È uno dei modi più efficaci per evitare di diffondere germi e di ammalarsi per un’infezione. Le pratiche di igiene delle mani possono aiutare a prevenire la diffusione di malattie infettive, come l’influenza e l’infezione da coronavirus.
I microrganismi presenti sulle superfici di sale di attesa, pronto soccorso, camere di degenza, ambulatori medici e odontoiatrici, sono un elemento potenzialmente dannoso per pazienti e personale sanitario, oltre che per gli accompagnatori.
Il ruolo dell’igiene delle mani nel prevenire la diffusione delle infezioni è stato ben documentato. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’igiene delle mani è il modo principale per fermare la diffusione delle infezioni, con ricerche che suggeriscono che il lavaggio delle mani può ridurre le malattie respiratorie, come il raffreddore del 16-21%.
Nelle strutture sanitarie, l’igiene delle mani è considerata una pietra miliare nella cura di base del paziente e una componente importante per migliorare la sicurezza del luogo di degenza.
Le linee guida dell’OMS, citate sopra, sull’igiene delle mani nell’assistenza sanitaria forniscono agli operatori sanitari (HCW), agli amministratori degli ospedali e alle autorità sanitarie una revisione approfondita delle prove sull’igiene delle mani nell’assistenza sanitaria e raccomandazioni specifiche per migliorare le pratiche e ridurre la trasmissione di microrganismi patogeni a pazienti e HCW.
Come igienizzare le mani è qualcosa di importante da sapere nell’ottica della prevenzione dalle infezioni nelle case di cura e di riposo.
La seguente procedura di igiene delle mani dovrebbe essere eseguita prima e dopo il contatto con i residenti.
Procedura:
1. Assicurarsi che le mani siano pulite e asciutte. 2. Applicare una quantità sufficiente di disinfettante a base di alcol (AHD) sul palmo di una mano (vedere le istruzioni d’uso del produttore). 3. Strofinare le mani insieme, assicurandosi che tutte le aree siano coperte, compreso tra le dita e sotto le unghie, nonché il dorso delle mani. 4. Continuare a strofinare fino a quando il disinfettante alcolico non si è asciugato sulle mani 5. Se è necessario ripetere i punti 1-4.
Bisogna quindi tenere a mente per inservienti, infermieri, medici e pazienti delle strutture mediche che la presenza di microrganismi incide sullo stato di salute delle persone che vivono questi ambienti.
Igienizzazione mani per uffici e studi professionali
Anche se in molte realtà è entrato in vigore lo smart working, alcune aziende ed uffici sono già da tempo tornati ad una situazione simile alla normalità pre-covid.
Inoltre, alcune realtà aziendali hanno finestre sigillare e, quindi, il ricambio dell’aria non è assicurato, vi sono esclusivamente climatizzatori. Questo fattore aumenta notevolmente il rischio di contagio come affermato più volte dall’OMS.
La scarsa aerazione negli edifici, oltre ad influire sulla produttività, può causare diverse problematiche legate alla salute. Ecco perché igienizzare le mani in ufficio è una pratica da non abbandonare mai, nemmeno dopo il COVID-19.
La maggior parte delle persone associa l’igiene delle mani all’assistenza sanitaria. Ma in verità, la pulizia è altrettanto importante in ufficio.
La ragione principale è semplice: è noto che i germi si diffondono per contatto. Questo significa che semplicemente toccando una superficie sporca si possono diffondere, e viceversa.
In un ambiente d’ufficio, ci sono molti posti dove i germi possono prosperare. Per esempio:
Documenti scambiati brevi mano
Maniglie delle porte
Pulsanti dell’ascensore
Interruttori della luce
Tastiere e mouse del computer
Macchine da caffè e distributori automatici
Fontane d’acqua
Superfici dei bagni (specialmente rubinetti e maniglie)
L‘igienizzazione delle mani è una parte importante di qualsiasi ufficio o studio professionale.
Uno dei motivi per cui gli studi professionali dovrebbero usare un dispositivo per igienizzare le mani è perché sono esposti a molti germi durante il giorno. Studi professionali come avvocati, medici e dentisti sono in contatto con persone che possono avere malattie contagiose.
È anche importante per gli studi professionali avere un dispositivo per igienizzare le mani quando entrano ed escono dai loro uffici. In questo modo, si impedisce che i virus entrino in contatto con altre persone, al lavoro o in altri luoghi.
Le stazioni di igienizzazione delle maniGLOW sono anche una buona idea per qualsiasi azienda che richiede ai dipendenti di indossare guanti durante il lavoro.
Igienizzazione mani per alberghi e ristoranti
La pandemia da Covid-19 ha messo in ginocchio il settore del turismo e delle strutture ricettive per una buona percentuale. Mai come oggi, quindi, trasmettere un senso di sicurezza a turisti e alle persone che vogliono tornare a vivere la normalità, è fondamentale.
I batteri sulle mani si moltiplicano rapidamente – ci vogliono solo 20 minuti perché le cellule della pelle si stacchino dai polpastrelli e vengano sostituite da nuove. Questo spargimento di cellule cutanee è ancora più veloce se le mani non sono idratate. Se si forniscono disinfettanti idratanti per le mani al personale, oltre al normale sapone e all’acqua, si scoprirà che i membri del personale si lavano le mani più spesso perché non le asciugano ?
Un buon modo per raggiungere questo obiettivo è quello di posizionare colonnine GLOW per le mani all’ingresso, nella reception e in altre aree chiave dove i dipendenti e i visitatori possono accedervi facilmente. Collocare dispenser di disinfettante per mani nei bagni è un altro ottimo modo per assicurarsi che la gente li usi.
Un proprietario di un’azienda deve considerare di mettere delle stazioni di igienizzazione delle mani in aree ad alto traffico, specialmente se l’attività comporta la preparazione di cibo o si occupi di accoglienza.
Le cucine sono famose per essere piene di batteri a causa delle molte mani che toccano le superfici durante il giorno. È essenziale per chi lavora nelle cucine lavarsi regolarmente le mani (e usare i guanti di plastica) con acqua e sapone per diminuire le possibilità di contaminazione.
Oltre a collocare prodotti per la disinfezione delle mani intorno al tuo spazio di lavoro, dovresti assicurarti che ci siano molti asciugamani puliti disponibili. Puoi anche mettere poster o cartelli nei bagni pubblici per ricordare alle persone come lavarsi le mani correttamente.
Igienizzazione mani per saloni e centri estetici
L’industria dei saloni è un settore molto competitivo, dove la qualità del servizio prestato influisce direttamente sulla fedeltà dei clienti. Quindi, per assicurarsi che i clienti siano soddisfatti dei trattamenti ricevuti, è essenziale fornire servizi che soddisfino le loro aspettative e addirittura le superino. Come imprenditore o manager di un’azienda in questo settore, è necessario essere sempre consapevoli della qualità dei servizi forniti. Sarà un fattore decisivo nel determinare se il tuo business avrà successo o meno.
In questa guida affronteremo alcuni degli aspetti più importanti relativi alle buone pratiche di igiene nei saloni e nei centri di bellezza che dovresti conoscere. Il lavaggio delle mani è uno dei fattori più importanti per prevenire la diffusione di malattie e virus. Infatti, come detto, è il modo più efficace per prevenire la diffusione di nuove infezioni.
In questi luoghi, c’è un alto rischio di contaminazione e trasmissione di germi attraverso le mani.
Inoltre, le persone con un sistema immunitario debole sono più soggette alle infezioni. Per questo motivo, devono poter contare su un ambiente sicuro dove possono ricevere trattamenti in tutta sicurezza.
Secondo le normative in vigore in molti paesi, l’igiene delle mani deve rispettare determinati standard; è quindi essenziale che i prodotti per la sanificazione delle mani siano utilizzati correttamente per garantire la massima efficacia.
Chi gestisce una boutique o una gioielleria sa bene che comfort, sicurezza ed esclusività sono elementi fondamentali per i propri clienti.
Le gioiellerie e le boutique sono state sottoposte a un’enorme pressione per mantenere i clienti al sicuro durante la pandemia di coronavirus, e la sanificazione delle mani è un piccolo modo per aiutarli.
Le stazioni di disinfettante per mani non sono l’unica soluzione. L’igienizzazione delle mani passa anche per GLOW e il potere antimicrobico del plasma freddo.
Tutte le soluzioni sono interessanti ma, in termini di efficacia per pulire le mani, la scelta dovrebbe dipendere dalle esigenze della tua azienda. In fatto di esclusività e sostenibilità, la soluzione proposta da GLOW fa al caso tuo.
Come igienizzare le mani nei musei e nei luoghi di interesse
I disinfettanti per le mani collocati agli ingressi, alle uscite e in altre aree ad alto traffico aiutano a garantire che tutti abbiano accesso al disinfettante per le mani di cui hanno bisogno quando è necessario.
L’igienizzazione delle mani è un modo efficace per uccidere germi e batteri e fermare la diffusione delle infezioni. Questo può essere particolarmente importante in luoghi dove migliaia di persone transitano ogni giorno, come musei, parchi a tema, zoo, gallerie e altri luoghi di interesse.
Luoghi come questi sono spesso frequentati da molte persone diverse, di tutti i ceti sociali che potrebbero non essere consapevoli di essere portatori di infezioni dannose per gli altri. Fornire un facile accesso al disinfettante per le mani ai tuoi visitatori ti aiuterà a prevenire la diffusione delle infezioni.
Posiziona delle stazioni di igienizzazione delle mani in diversi punti del museo, in modo che i tuoi visitatori non debbano percorrere lunghe distanze per trovarne una. Queste stazioni devono essere collocate in punti strategici e devono essere facili da vedere
Ci sono vari scenari di sanificazione delle mani nei musei e nei luoghi d’interesse che richiedono un sistema robusto e flessibile:
Ingressi e uscite del museo o del luogo d’interesse.
All’interno dell’edificio, per esempio nelle mostre, nei negozi del museo o nei ristoranti.
I servizi igienici.
La sicurezza degli ambienti museali e delle strutture espositive, aperte a grandi quantità di pubblico, è fondamentale per far ripartire il sistema culturale e consentire alle persone un’esperienza completa e soddisfacente.
Come igienizzare le mani: il settore alimentare
Altra categoria merceologica in cui è fondamentale garantire l’ottimale igienizzazione delle mani è il settore alimentare. In tutta la filiera della grande distribuzione, nelle gastronomie e nei negozi di generi alimentari bisogna avere un’attenzione particolare e rispettare standard igienici e protocolli di sanificazione delle aree di lavoro. Qui, più che in ogni altro ambiente, bisogna evitare contaminazioni da batteri, muffe e agenti patogeni presenti in ambienti e superfici e trasmessi dai lavoratori.
Le mani dei dipendenti sono spesso in contatto con le materie prime e se non sono adeguatamente igienizzate, i germi possono essere trasferiti dalle mani al cibo durante la lavorazione. Questo rende la sanificazione delle mani un fattore importante nei sistemi HACCP.
L’igiene delle mani è governata da regole severe in molti paesi, tra cui Belgio, Francia e Germania.
Bisogna ricordare che i disinfettanti per le mani con quantità inferiori di alcol possono non essere così efficaci nell’uccidere alcuni tipi di germi, come il norovirus, una causa comune di epidemie di origine alimentare, secondo la Food and Drug Administration (FDA).
Il codice alimentare raccomanda che tutti i dipendenti si lavino accuratamente le mani con sapone e acqua corrente, in determinate occasioni:
prima di iniziare a lavorare,
dopo ogni assenza dalla postazione di lavoro,
se ha toccato parti del corpo umano nude,
dopo aver tossito o starnutito nelle mani,
una volta finito di aver usato la toilette
prima di indossare i guanti per lavorare con gli alimenti.
Inoltre, come detto nell’articolo introduttivo sul plasma freddo, la tecnologia NTP (Non thermal plasma) è utilizzata già da tempo per la sanificazione di materiale da imballaggio per alimenti e per la sanificazione di superfici utilizzate nelle preparazioni di cibi.
Ecco perché GLOW è l’ideale per la maggior parte delle attività commerciali aperte al pubblico.
GLOW nasce dall’intuizione di HT Plasma che, grazie alla tecnologia al plasma freddo, ha messo in commercio questo rivoluzionario dispositivo per l’igienizzazione delle mani. Il potere antimicrobico del plasma freddo è, infatti, da diversi anni, utilizzato in ambienti medico-chirurgici per la sanificazione.
Negli ultimi anni, abbiamo imparato a conoscere bene virus e batteri, oltre alle varie forme di prevenzione. Proprio una di queste, ovvero curare l’igiene delle mani, è diventata uno strumento indispensabile per prevenire la trasmissione di influenza e altri virus.
In questo articolo, quindi, parleremo di GLOW, come funziona, come può essere impiegato e del perché può essere una soluzione efficace e sostenibile sia per l’ambiente, sia a livello economico.
Un dispositivo a zero sprechi che lascia le mani asciutte e garantisce una igienizzazione efficace contro virus, funghi e batteri.
Come funziona GLOW
GLOW si basa su una tecnologia sviluppata per anni nel campo della ricerca, integrando diverse componenti come la fisica, l’ingegneristica e la microbiologia.
Il plasma, quarto stato della materia, si ottiene portando ad alte temperature gas inerti, o anche semplicemente l’aria.
Il plasma freddo, detto così perché ioni ed elettroni che lo compongono hanno temperature diverse tra loro, viene generato all’interno del dispositivo, applicando tensione elettrica a bassa carica all’aria circostante che viene, quindi, ionizzata.
Questo processo conferisce al plasma appena generato proprietà che interagiscono con gli organismi che lo circondano. Infatti, da una parte ha un’azione riparatrice e biostimolante per le cellule epiteliali dell’uomo, tanto che è utile nel curare ustioni anche gravi; dall’altra è un potente antimicrobico.
Negli anni, infatti, è stato dimostrato come il Non thermal Plasma sia capace di annientare microrganismi e virus. Il plasma interagisce con le cellule microbiche, causandone la morte e impedendone la riproduzione. Infatti, come detto, è uno dei migliori sterilizzatori in campo medico ed ortodontico.
Come utilizzare GLOW
Riguardo al funzionamento, come detto, è molto semplice ed intuitivo. Bisogna:
Inserire entrambe le mani nell’apposito spazio igienizzante
L’accensione della luce darà avvio al processo di igienizzazione
Attendere lo spegnimento della luminescenza che indicherà il completamento dell’igienizzazione
Durante l’erogazione, si percepisce una debole corrente di aria.
In modo pulito, rapido e chiaro, Glow sanifica non solo la pelle delle mani, ma anche gli spazi sotto le unghie, dove spesso i virus si annidano.
HT Plasma nasce con l’idea di sviluppare, produrre e commercializzare una soluzione innovativa per l’igienizzazione delle mani da virus, batteri e funghi. Il COVID scoppiato nell’inverno 2019 ha dato il via al progetto GLOW.
La tecnologia al plasma freddo, come detto, sfrutta il potere antimicrobico del gas ionizzato ricco di ioni, elettroni ad azione antimicrobica. Da subito è apparsa come una rivoluzione rispetto a tutte le soluzioni di igienizzazione sul mercato.
La prima ondata della pandemia da COVID-19, tra febbraio e aprile 2020, ha accelerato il processo di ideazione del concept di GLOW, concretizzatosi poi con l’unione di intenti dei diversi soci, che incarnano le 3 anime dell’azienda: l’area R&D (research and development), l’area ingegneristica e l’area comunicazione e marketing.
Gli obiettivi di GLOW
GLOW si pone l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per l’igienizzazione mani, anche dopo la pandemia, poiché le infezioni da virus e batteri sono sempre più frequenti nel mondo attuale.
Inoltre, GLOW nasce come dispositivo 100% green. Non crea scarti di nessun genere, ha un impatto ambientale quasi nullo (consuma tra i 20 e 30 W in funzione) ed è realizzato con materiali da riciclo.
L’utilizzo di GLOW su larga scala limiterebbe il consumo di disinfettanti chimici, della plastica dei loro contenitori o di soluzioni usa e getta difficili da smaltire, come guanti e salviette.
Altro obiettivo fondamentale di GLOW è quello di portare l’utilizzo del gas ionizzato nella vita di tutti i giorni. In ambiente scientifico e tecnico, il plasma freddo trova diverse applicazioni, soprattutto, nel campo della sanificazione e della sterilizzazione.
Riconoscimenti
L’idea di GLOW è stata presentata e premiata nella categoria “Innovazione industriale”, nell’edizione 2020 di StartCup Veneto, competizione finalizzata a premiare idee imprenditoriali e realizzata dalle Università di Verona, Padova, e IUAV di Venezia.
Cos’è GLOW
GLOW, come detto, è un dispositivo che tramite il potere antimicrobico del plasma freddo, igienizza le mani. Attualmente, a livello italiano, è un’innovazione e rappresenta una valida alternativa a tutti i metodi di sanificazione mani che conosciamo: gel, spray, lavarsi le mani.
La particolarità di GLOW sta nella rapidità e semplicità di utilizzo: basta introdurre le mani e il dispositivo farà tutto da solo in pochi secondi, senza rischi, né inconvenienti per chi lo usa e senza produzione di scarti da smaltire. Inoltre, ha un peso di 3 kg e funziona a corrente, con un consumo minimo tra i 20-30 W in funzione e 0.5W in stand-by.
Testato presso i laboratori di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, centro di ricerca in prima linea nel combattere la diffusione del Covid19, assicura una disinfezione da virus, funghi e batteri al 99,9%. GLOW non ha pulsanti di accensione e non richiede nessun tipo di installazione, basta solo la corrente elettrica per farlo funzionare.
In questa sua versione per l’igienizzazione delle mani, Glow è stato pensato con due compartimenti isolati l’uno dall’altro. In uno avviene il processo della ionizzazione e quindi viene generato il gas ionizzato, nell’altro, invece, avviene la sanificazione delle mani introducendole, in sicurezza.
Le caratteristiche di GLOW
Una delle qualità di GLOW è quella di essere 100% made in Italy. Dal concept, allo sviluppo, fino alle certificazioni, si tratta di un prodotto tutto italiano.
Testato presso i laboratori di Medicina Molecolare dell’Università di Padova,
Depositato il brevetto industriale innovativo e tecnologico presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi
Marchiato CE: Prodotti conformi in ogni singolo processo di produzione e lavorazione alle direttive Europee
Testato con prove di compatibilità elettromagnetica (EMC)
Conforme alla direttiva low voltage directive (LVD)
Nel prossimo paragrafo vedremo i vantaggi di Glow, il primo dispositivo al plasma freddo per l’igienizzazione delle mani.
Vieni a scoprire Glow, il dispositivo HT Plasma che igienizza le mani con il plasma freddo. Guarda come può essere utile a te ed alla tua attività.
GLOW per l’igienizzazione delle mani: perché è importante?
In questi mesi afflitti dal COVID-19, l’igienizzazione delle mani è stata una misura di prevenzione preziosa. Abbiamo già parlato negli scorsi articoli, di come la questione pandemia ha influito sull’ambiente e di come, tali alterazioni, non possono lasciarci tranquilli sulla comparsa di altre epidemie, in futuro.
Ecco perché, ormai da almeno due anni, ogni locale pubblico prevede dei metodi di sanificazione delle mani: quasi sempre gel o colonnine igienizzanti automatiche.
Nonostante dimostri un ruolo benefico nel controllo e nella prevenzione del COVID-19, sussistono preoccupazioni cruciali per quanto riguarda l’uso su larga scala di disinfettanti e disinfestanti, compresi gli effetti collaterali sulla salute umana e animale insieme agli impatti nocivi esercitati sull’ambiente e sull’equilibrio ecologico.
In alcuni casi, infatti, queste soluzioni possono avere delle controindicazioni:
Arrossamenti ed irritazione delle mani su pelli delicate come quelle di anziani e bambini
Non sono garanzia di sanificazione per tempi e modi poco chiari di sfregamento delle mani
Spreco di materiale in molti casi
Problemi ambientali legati allo smaltimento della plastica dei contenitori
Tutti problemi che un dispositivo come GLOW non prevede. Infatti, il dispositivo commercializzato da HT Plasma è efficace e sostenibile.
L’igienizzazione è garantita, perché i led di GLOW indicano quando è possibile estrarre le mani, sicuri di aver eseguito la corretta procedure. Questo permette di non avere sprechi inutili di materiale o di energia elettrica.
Glow è un dispositivo a impatto ambientale nullo: non produce scarti e non bisogna smaltire nulla per il suo funzionamento. Non ha, pertanto, alcuna spesa ricorsiva. Inoltre, come detto, è realizzato con materiali riciclati.
Nei prossimi articoli, vedremo come GLOW può essere utile alla tua attività.
L’igienizzazione delle mani, insieme al distanziamento sociale e l’utilizzo delle mascherine, è stata una delle misure preventive per contrastare il COVID-19. Adesso che sta per finire lo stato di emergenza in Italia, cosa succederà?
Ci sono varie ipotesi sulla fine della pandemia, ciò che appare, tuttavia, chiaro è che non bisogna abbassare la guardia circa la prevenzione e la prudenza avuta finora. In particolare, secondo alcuni pareri autorevoli, una risalita dei contagi, seppur remota, non è del tutto scongiurata.
Pertanto, nonostante il virus stia perdendo forza virale, è bene non perdere le buone abitudini di sanificazione adottate da due anni a questa parte.
In questo articolo, riporteremo studi scientifici, facendo un focus sulle prospettive della pandemia, su quando potremo dire di esserne veramente usciti e sul perché anche post-COVID non dovremmo mai abbassare la guardia in fatto di igiene delle mani e prevenzione in generale.
«Credo che nel momento in cui finirà questa ondata, in primavera, noi avremo ragionevolmente il 95% e forse più degli italiani che avranno una sorta di immunità, cioè saranno protetti chi dal vaccino, chi dalla malattia»,
Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova.
Igienizzazione delle mani e COVID-19: perché non abbassare la guardia?
In Italia, quindi, si sta già pensando a togliere qualche restrizione, una volta conclusa la fase emergenziale al 31 marzo. Grazie ai vaccini, infatti, la gestione del virus è rimasta sotto controllo, senza dimenticare le piccole grandi abitudini di prevenzione.
Igienizzazione delle mani e distanza di sicurezza, per esempio, sono delle abitudini che, anche a pandemia conclusa, dovremmo, in qualche caso continuare ad avere. Infatti, con la bella stagione in arrivo e probabile che l’obbligo di mascherine ffp2 non ci sarà più in molte situazione di vita sociale, ma sarebbe bene, come vedremo, continuare ad avere prudenza.
Ci stiamo avvicinando, probabilmente, al momento in cui trattare il COVID-19 non più come un’emergenza, ma come la normalità. Da pandemia, il virus, quindi, si avvia a diventare endemico?
Ci sono diversi pareri in proposito. Vediamo nel dettaglio tutte le questioni finora sollevate.
Quando finirà la pandemia e quali convinzioni ci lascia?
In alcuni paesi, come nelRegno Unito, si tratta il COVID-19 come se fosse già una malattia endemica, da cui curarsi in maniera seria, ma che è diventata parte della quotidianità della popolazione.
Dal 26 gennaio, infatti, il premier britannico Boris Johnson ha annunciato la decadenza dell’obbligo di mascherina per buona parte delle attività che si svolgono in luoghi al chiuso. Anche la Spagna sta seguendo lo stesso tipo di approccio, anche se con maggiore prudenza ed oculatezza.
«Dobbiamo valutare l’evoluzione del Covid dalla situazione di pandemia vissuta finora verso quella di una malattia endemica» ribadisce Pedro Sanchez, primo ministro spagnolo. Bisogna, quindi, monitorare l’evoluzione del COVID-19 e trattarla come un’influenza stagionale.
La storia ci insegna che, quasi sicuramente, si andrà verso questa direzione. Ma è già arrivato quel momento?
La malaria, per esempio, è una malattia ancora molto pericolosa e diffusa in zone tropicali, ma è definita endemica. Con attenzione, misure preventive contro le zanzare che la trasmettono e, soprattutto, il vaccino contro la malaria, si combatte ormai da moltissimi anni.
Stiamo parlando di una malattia che ha una mortalità elevata, in certe zone del mondo e per certe fasce di età, ma pur sempre classificata endemica dall’OMS.
Il COVID-19 non ha una mortalità tale, ma di certo ci ha lasciato diverse convinzioni, come dimostra questo studio:
Il vaccino è la strada per combattere i virus.
La misura preventiva dell’igienizzazione delle mani è sempre da praticare.
L’utilizzo della mascherina potrebbe periodicamente essere consigliato in alcune situazioni di assembramento, anche in futuro.
La più importante precauzione per contenere l’epidemia resta il distanziamento sociale.
Oltre ai vaccini, contro le varianti sarà utile proseguire con la ricerca, al fine di sviluppare farmaci antivirali.
La caratteristica più temuta del COVID-19 è stata la sua diffusione virale, che avviene anche attraverso individui asintomatici ma infetti.
Il periodo di incubazione del virus è lungo: la media è stimata intorno a 5 giorni (fino ad un massimo di 14 gg)
Epidemia o Endemia: cosa dicono gli esperti?
In un’intervista a Sky TG24, il virologo Fabrizio Pregliasco, non esclude altre ondate di coronavirus. “…con una capacità di convivenza e terapia sempre più mirata per evitare gli effetti più pesanti a chi subisce la malattia”. Già nei prossimi mesi, ha aggiunto il virologo, “il virus potrebbe avere un andamento endemico. Ipotizzabile un momento di stanca in estate ed un rialzo nelle stagioni invernali”.
Un andamento a detta di Pregliasco, dunque, che ricalcherebbe quello degli ultimi anni, certamente, con più consapevolezza dei comportamenti preventivi che cittadini e istituzioni devono intraprendere per non cadere, nuovamente, nel baratro. Igienizzanti mani, obbligo mascherine in determinati periodi e contesti e agevolazione degli obblighi vaccinali, su tutti.
L’epidemiologia Eleanor Murray, invece, definisce il concetto di malattia endemica: “Significa che una persona infetta in media ne contagia un’altra in assenza di misure di contenimento”. Pertanto, è plausibile pensare che il Covid-19 diventi endemico, che non scompaia ma che continuerà ad esistere, in forma stabilizzata.
C’è, invece, chi reputa ancora frettolosa la definizione di endemia, per quanto riguarda il COVID-19.
“Trattare Covid come influenza? Io penso che non sia un atteggiamento giusto”. sostiene Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs. “Non bisogna abbassare la guardia. La mortalità oggi è ancora relativamente alta. Sarà la metà del passato, ma c’è ancora. Speriamo che arrivi il momento in cui Covid potrà essere trattato come un’influenza, o come un raffreddore…”.
In un’altra intervista recente, anche Vittoria Colizza, direttrice del laboratorio EPIcx, e consulente del governo francese sulla pandemia, sostiene che «non sappiamo con quali scale di tempo si va verso l’endemia». Inoltre, rilancia «…Sempre che non non arrivino nuove varianti con maggior patogenicità o evasione immunitaria. Cosa che al momento non si può escludere»
Il microbiologo prof. Andrea Crisanti dell’Università di Padova sostiene che “se permettiamo a questa malattia di diventare endemica, colpirà via via le persone più anziane e inciderà sulla durata della vita media“. Non bisognerà, quindi, togliere quelle misure e prassi quotidiane che aiutano a prevenire la diffusione del virus.
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Cosa pensa la gente sulla fine della pandemia
Un’interessante statistica, invece, è quella dell’IPSOS Group, una società che fa ricerche di mercato internazionali. La ricerca in questione, pubblicata il 1° marzo 2022, ha indagato su un campione internazionale della popolazione appartenente a 33 paesi diversi. Il quesito era incentrato su quanto tempo si dovrà attendere per tornare ad una vita normale, come prima della pandemia. Ecco i risultati:
per il 27% degli intervistati bisognerà aspettare più di un anno da ora,
il 25% crede cheentro l’anno 2022 si tornerà alla alla vita pre-pandemia,
per il 20% nei prossimi 6 mesi,
mentre il 14% pensa che sia già adesso possibile tornare ad una vita senza restrizioni.
Possiamo notare come più del 66% degli intervistati è cautamente ottimista: pensa, infatti, che per tornare alla normalità ci vogliano almeno altri 6 mesi. Questo dato nasconde ancora il timore per nuove ondate di contagi ed un sentimento generale che la crisi non sia del tutto superata.
Analogo il discorso per gli italiani. Infatti, limitatamente agli intervistati del nostro Paese, Ipsos ha riscontrato che:
per il 36% del campione italiano intervistato si dovrà aspettare più di un anno,
il 22% pensa, invece, che avverrà entro l’anno 2022,
per il 17% entro i prossimi 6 mesi,
Un verdetto anche qui abbastanza cauto, rispetto al tornare alla vita pre-COVID-19, che vede ancora piuttosto lontana la fine di questa pandemia.
Igienizzazione mani, distanza e prudenza: perché non abbandonare queste abitudini?
Senza creare allarmismi, quella da COVID-19 corriamo il rischio che non sia l’ultima pandemia. A causa di inquinamento e cambiamenti climatici, anche il rapporto tra uomo, natura e animali è cambiato.
“Siamo davvero una specie animale, legata indissolubilmente alle altre”, ha detto David Quammen, nel suo saggio del 2013, “Spillover.” Lo spillover non è altro che il famigerato salto di specie che i virus fanno, spesso da animali a uomini.
Come sappiamo, il salto del coronavirus è avvenuto, probabilmente, dal pipistrello o dal pangolino all’uomo. Ma il COVID-19 è solo l’ultimo spillover in ordine di tempo. Il Sars-Cov-1, l’influenza aviaria, l’ebola, l’HIV e persino il morbillo sono tutti virus che hanno fatto il salto da animale a uomo. Leggi anche: Biodiversità: cos’è e perché è a rischio?
Ecco perché dobbiamo temere altre pandemie: ce ne sono state in passato ed è plausibile ce ne siano ancora in futuro, soprattutto, se pensiamo agli animali selvatici e a come l’uomo sta cambiando i loro habitat naturali.
Anna Cereseto, ordinario di virologia molecolare al dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata dell’università di Trento ci spiega che “Prima solitamente avviene un salto del virus fra animali selvatici appartenenti a specie diverse, successivamente il virus può essere trasmesso direttamente all’essere umano oppure, più facilmente, c’è un passaggio intermedio, attraverso il bestiame negli allevamenti”.
Inoltre, ci fornisce delucidazioni sulla differenza tra COVID-19 e altri virus, rispetto alla latenza. “La comparsa dei sintomi, peraltro spesso molto leggeri e facilmente confondibili con quelli di altre malattie infettive, avviene qualche giorno dopo il contagio e così il virus ha avuto tutto il tempo di diffondersi nella popolazione, cosa che non è avvenuta ad esempio nella Sars, in cui la malattia si manifestava subito”.
Ci sono altri virus pericolosi come il COVID-19?
Altri coronavirus, dello stesso ceppo del COVID-19, sono presenti sempre nei pipistrelli. C’è da dire però che le malattie molto contagiose, di solito, sono quelle meno letali come dice la stessa Cereseto. “La maggiore trasmissibilità è associata a una letalità solitamente bassa”, infatti “…se i sintomi sono rilevanti e la mortalità è elevata, il malato grave non fa neanche in tempo a contagiare altre persone”.
Il rischio è legato, quindi, alle mutazioni che virus come quello dell’aviaria o dell’ebola potrebbero fare, diventando meno letali ma maggiormente trasmissibili, sfociando in vere pandemie.
Ecco perché le misure di prevenzione come l’igienizzazione delle mani, l’utilizzo di mascherine in alcuni casi e il distanziamento sociale diventano degli strumenti per rendere la vita difficile ai virus.
Perché non abbandonare alcune delle misure di prevenzione
Possiamo affermare, in definitiva, che alcune pratiche saranno fisiologicamente allentate, anche in riferimento alle situazioni ed ai momenti di picco pandemico.
Paolo Bonanni , epidemiologo, professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze, avverte: “Rinunciare di colpo no assolutamente. Dobbiamo aggiustare il tiro e attenuare alcune di queste misure nelle situazioni in cui hanno meno significato. Faccio un esempio: credo che fra un mese o due continuare a mantenere le mascherine all’aperto non avrà molto senso, in condizioni in cui non c’è un affollamento. Per cui certe cose che sono anche da un certo punto di vista difficili da continuare a mantenere, penso che su quello ci potrà essere un rilassamento. Sul fatto di monitorare le dosi di vaccino dobbiamo vedere. Per ora nessuno di noi dice ancora che c’è bisogno di una quarta dose immediata…”
In conclusione, possiamo affermare che è ragionevole pensare come alcune delle misure imposte dal governo avranno una flessione (utilizzo mascherine all’aperto, obblighi vaccinali), ma abitudini come l’igienizzare le mani e la sanificazione in generale, dovrebbero essere una pratica acquisita indispensabile per il futuro.
I risvolti della pandemia sono stati molteplici, tra gli altri non può passare inosservato il rapporto tra COVID-19 e inquinamento. Dal punto di vista ambientale, nel corso di questi due anni di pandemia, ci sono stati dei pro e dei contro che aprono scenari futuri da considerare.
In questo articolo, pertanto, parleremo di come l’inquinamento ha influito sul COVID-19, quale relazione c’è tra COVID-19 e inquinamento e perché dovremmo porre attenzione alle misure anticovid che adottiamo ogni giorno.
Il lockdown, durante la pandemia, può avere avuto risvolti positivi a breve termine sul nostro ambiente, ma come renderli duraturi?
Affronteremo il problema della dipendenza dalla plastica monouso e materiali simili per l’utilizzo di mascherine, guanti e articoli di prevenzione.
Vedremo come le politiche di disboscamento, agricoltura e allevamento intensivi rendano più probabile il contagio da malattie zoonotiche (dall’animale all’uomo).
Cercheremo di capire se il miglioramento dei fattori climatici, l’inquinamento atmosferico e acustico e la qualità dell’aria siano a breve termine e come le istituzioni interverranno con politiche decennali.
Ci faremo aiutare, come sempre, da studi e ricerche, dati e statistiche su COVID-19 e inquinamento, ipotizzando soluzioni e prospettive che interessano noi tutti.
COVID-19 e inquinamento: l’impatto globale
Negli ultimi due anni, abbiamo affrontato una situazione pandemica senza precedenti che ha, inevitabilmente, influito (nel bene e nel male) anche su inquinamento ed ambiente.
Osservando il mondo che è andato in lockdown è stato possibile osservare alcune fenomeni interessanti e dare una spiegazione a molti quesiti legati all’ambiente, al clima, agli ecosistemi con cui l’uomo interagisce.
Basti pensare:
all’inquinamento atmosferico,
alle politiche di recupero e smaltimento plastica e sostanze chimiche,
al clima e alle sue politiche
all’alterazione di ecosistemi animali e vegetali.
Nel corso dei prossimi paragrafi, parleremo di queste tematiche importanti e spiegheremo, con l’aiuto di riferimenti a studi e ricerche pubblicate, perché COVID-19 e inquinamento sono due concetti così fortemente legati.
COVID-19 e inquinamento atmosferico
Il rapporto tra COVID-19 e inquinamento atmosferico è da considerare sotto due aspetti: causa ed effetto. Infatti, da un lato l’inquinamento atmosferico ha condizionato il proliferare di questo e altri virus, dall’altro lato, i lunghi lockdown hanno permesso di abbassare laconcentrazione di CO2 in molti luoghi della Terra.
L’inquinamento atmosferico è dato dal proliferare delle famose polveri sottili, formate da microrganismi tossici per l’uomo che si insinuano nelle pareti polmonari, favorendo l’indebolimento e la scarsa funzionalità del nostro apparato respiratorio ed immunitario.
(Conticini, et al., 2020) Altra ipotesi, in via di studio, è quella legata all’alta mortalità in regioni particolarmente inquinate, come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, per rimanere in Italia. L’analisi sull’inquinamento atmosferico si basa sull’ipotesi che il virus possa essere trasportato dalle particelle per lunghe distanze, arrivando ad infettare.
Qualità dell’aria durante il lockdown
Quello che respiriamo, ovviamente, dipende dal luogo in cui viviamo, dalla densità di popolazione, dal clima e dalla stagione.Tuttavia, ciò non toglie che, per molti casi, il COVID-19 si è rivelato mortale per lo stato non ottimale dei polmoni, anche in pazienti apparentemente sani, non fumatori e addirittura sportivi.
A fare da contraltare, c’è stato un auspicabile miglioramento della qualità dell’aria, proprio nei mesi e nelle settimane del lockdown in varie parti del mondo.
I dati mostrano che le concentrazioni di biossido di azoto (NO 2) — sostanza inquinante presente nei carburanti — è diminuita drasticamente nei mesi di marzo ed aprile 2020. L’entità delle emissioni si è, addirittura, ridotta del 70 %. Nei centri urbani più importanti di paesi più colpiti dal COVID-19: Spagna, Italia e Francia.
Dal Giappone, alla Cina, alla Pianura Padana, il miglioramento era tangibile, ma legato all’inevitabile blocco di attività industriali e alla quasi totale assenza di circolazione delle auto e degli aerei di linea. Nella sua drammaticità, la pandemia ha dato la possibilità di testare e verificare alcuni benefici a livello di sostenibilità che, altrimenti, non sarebbe stato possibile verificare.
Uno sguardo, insomma, a quello che potrebbe essere una società attenta all’ambiente. Studiando fattibilità e benefici (a lungo e breve termine) per una vita con ridotte emissioni nell’aria.
D’altronde, il COP21, l’accordo firmato nel 2015 a Parigi (noto anche come Accordo di Parigi) stabilisce delle linee guida precise, che hanno l’obiettivo di evitare pericolosi cambiamenti climatici. L’imperativo è: limitare il riscaldamento globale, attuando politiche e sanzioni.
Semplificando, entro il 2050 si dovrà raggiungere una stabilità data, principalmente, da una drastica riduzione delle emissioni di CO2. In questa direzione vanno tutte le innovazioni tecnologiche a tema mobilità sostenibile.
COVID-19 e sostanze chimiche
Il rapporto tra COVID-19 e sostanze chimiche è, anch’esso, da considerare indiretto, ma in una duplice ottica. Da una parte, infatti, alcune sostanze chimiche hanno reso il nostro organismo molto suscettibile alle varie tipologie di virus, tra cui il coronavirus.
L’altro aspetto da considerare è quello che riguarda l’igienizzazione delle mani e la sanificazione eccessiva, in alcuni contesti e in alcuni soggetti. In particolare, i disinfettanti usati contro COVID-19 includono detersivi/saponi, alcol e cloro.
Secondo la ricerca di Kuldeep Dhama, il cloro è raccomandato come disinfettante per le strutture interne (Yang et al. 2020 ) e per le apparecchiature nelle strutture sanitarie, compresi i dispositivi di diagnostica per immagini.
2 g/L di disinfettante contenente cloro almeno quattro volte al giorno per almeno 30 minuti. Inoltre, disinfettanti contenenti cloro per almeno 30 min sono i metodi scelti per la disinfezione dell’aria (Barcelo 2020 ).
la sanificazione di oggetti personali, come telefoni cellulari, chiavi, carte di credito e penne da scrittura, richiede l’utilizzo di etanolo al 75% per garantirne la disinfezione (Yang et al. 2020).
L’eccessivo consumo di sostanze chimiche ha prodotto due ordini di problemi: uno è strettamente legato all’inquinamento da recipienti di plastica contenenti gel per l’igienizzare le mani e simili. L’altro è, invece, legato all’individuo: l’abuso di sostanze chimiche per igienizzare può portare a reazioni cutanee e infiammazioni.
Le alternative sono i gas ionizzati per la purificazione dell’aria e il plasma freddo per la sanificazione delle mani e delle superfici.
In questo caso, il vantaggio è la riduzione di materie plastiche e la riduzione di sostanze chimiche immesse sul mercato, per non parlare degli scarti da laboratorio da smaltire durante la produzione di gel, saponi e sostanze igienizzanti a base alcolica.
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COVID-19 e inquinamento: le politiche plastic free
La direttiva del Consiglio dell’Unione Europea, circa l’utilizzo di piatti, posate e cannucce di plastica, sarebbe dovuta entrare in vigore nel 2021. Il COVID-19 ha cambiato i piani, in quanto, uno dei metodi di prevenzione principale, finora, è stato l’utilizzo di dispositivi di protezione monouso.
Mascherine e camici in TNT, guanti in lattice e altri prodotti in plastica sono davvero l’unica soluzione di prevenzione contro virus e batteri? In occasione del Giorno della Terra 2020 (Aprile 2020), in piena pandemia, il movimento Beyond Plastic ha rilasciato un documentario di cui alleghiamo il trailer.
Uno studio (Chen, 2021), condotto sulle mascherine, ha rivelato come siano delle fonti di diffusione di microplastiche nell’ambiente, ancor prima di essere gettate via e smaltite. La tendenza delle mascherine a deteriorarsi rivela che rilasciano nell’ambiente materiale plastico.
Altri dati rivelano come nella città di Wuhan, la prima ad aver adottato un lockdown ferreo, i rifiuti cittadini arrivarono ad oltre 200 tonnellate al giorno. In questa stima, vanno considerati tutti gli articoli monouso che i singoli cittadini e le ditte di pulizia negli ospedali utilizzavano e gettavano immediatamente per scongiurare il contagio.
Questi articoli sono composti da materiale vario (neomateriali e TNT) e, quindi, non riciclabili. Inoltre, sono a grande rischio di infezione, vanno quindi subito smaltiti nel modo corretto. Il problema è la velocità con cui vengono utilizzati e gettati via.
Mascherine, guanti, camici, teli in TNT hanno una vita brevissima e lo smaltimento corretto diventa vitale. Ovviamente, tutti i DPI utilizzati in ambito ambulatoriale ed ospedaliero sono da considerare come rifiuti sanitari, potenzialmente pericolosi.
Tuttavia, le prospettive non sono delle migliori. Basti pensare che con il costo del petrolio (elemento cardine nella produzione di materiale plastico e sintetico) che si abbasserà, i produttori di materiali plastici avranno vita facile.
Uno studio congiunto tra le Università di Nanchno (Cina) e San Diego (California) ha rilevato che la plastica che finisce negli oceani è trasportata, in larga parte, da 369 grandi fiumi. Quelli che hanno un impatto maggiormente catastrofico sono: il fiume Arvand, in Iraq, formato dalla confluenza del Tigri e dell’Eufrate, che sfocia nel Golfo Persico; il fiume Indo e lo Yangze in Cina, mentre in Europa il più inquinante è il Danubio.
COVID-19 e inquinamento: smaltimento mascherine e guanti
I numeri del rapporto COVID-19 e inquinamento, purtroppo, sono impietosi. Ogni anno, ci sono 2 miliardi di tonnellate di rifiuti che il mondo sempre più popolato produce. Un numero destinato a crescere del 70% entro il 2050.
Il 16% della popolazione mondiale genera circa il 34% dei rifiuti globali: inutile dire che parliamo delle nazioni a reddito più elevato. E il fenomeno ha da qualche anno un simbolo: la plastica (WWF-Paper Plastica).Questo documento del WWF parla di dati allarmanti, riguardanti lo smaltimento mascherine e guanti:
uso mondiale mensile di 129 miliardi di mascherine (3 milioni al minuto).
7 miliardi di dispositivi al giorno a livello globale (con l’Asia che rappresenta il 54% del consumo totale giornaliero)
circa 900 milioni di mascherine al giorno solo in Europa.
Un’altra questione è quella degli imballaggi e delle buste di plastica. Il COVID-19 e i lockdown hanno determinato anche un incremento di acquisti online, questi che hanno determinato un eccesso ulteriore di imballaggi da smaltire, a discapito degli acquisti sfusi che richiedono imballaggi quasi nulli.
Lo scenario, pertanto, costringe ad un necessario cambio di rotta. Bisogna adeguare tutte le disposizioni anti contagio in un’ottica di sostenibilità, per il bene dei mari e del pianeta. Ecco, quindi, che diventa fondamentale rivedere e riproporre le disposizioni sullo smaltimento dei DPI, trovando anche alternative per la prevenzione.
Un esempio sono le mascherine riutilizzabili, quelle per uso non sanitario o dispositivi di igienizzazione che non producano rifiuti chimici o plastici.
In pratica, bisogna limitare i danni del COVID-19 sull’ambiente. Quello che è già stato un disastro socio-economico, non deve peggiorare l’aspetto ambientale.
Durante la lotta al COVID-19, nei primi mesi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS ) ha stimato che, ogni mese, nel mondo erano necessarie 89 milioni di mascherine mediche, insieme a 76 milioni di guanti da visita e 1,6 milioni di set di occhiali protettivi.
Covid-19 e clima
Il blocco delle attività durante il lockdown, come detto, ha prodotto dei risultati migliori in termini di riduzione dei gas a effetto serra, di qualità dell’aria, di mari più puliti, dando una dimensione di ciò che si potrebbe fare attuando alcune leggi sull’ambiente.
Leggi che limitano le emissioni di CO2 a livello mondiale, che prevedono sanzioni in caso di mancato rispetto di paletti e condizioni specifiche. Questa insperata “serrata” delle attività ha avuto vita breve e, finito il lockdown, sta lentamente tornando tutto come prima. Si aspettano soluzioni a lungo termine dai grandi della Terra, anche perché l’argomento gas serra è prioritario.
Secondo uno studio, infatti, i virus possono essere favoriti dal clima. A temperature basse (tra 5 e 11° C) proliferano, mentre tendono a perdere efficacia a latitudini caldo-umide. Ulteriori studi, tuttavia, sono ancora in corso per appurare il legame tra clima, COVID-19 e inquinamento.
COVID-19 e inquinamento: fauna e flora
L’origine animale del COVID-19 e, prima ancora, di malattie come l’influenza aviaria o la suina ci indicano che ci sono diversi virus pronti a fare il salto di specie. Il fatto che, rispetto a decenni fa, queste malattie trasmesse dagli animali all’uomo (dette zoonotiche) siano più frequenti non è un caso.
La comparsa e la resistenza di questi agenti patogeni zoonotici è legata, inevitabilmente, al degrado ambientale dilagante ad ogni angolo del globo. Deforestazione, allevamenti intensivi, scioglimento dei ghiacciai, alterazioni delle migrazioni sono solo alcune delle conseguenze che molte specie animali affrontano a causa dell’uomo.
Il 60% delle malattie infettive umane provengono dagli animali (Woolhouse e Gowtage-Sequeria, 2005) e, in particolare, molti nuovi virus nascono dal bestiame degli allevamenti intensivi. Gli allevamenti ad alta intensità sono spesso ambienti malsani, in cui vive un numero di esemplari oltre la capienza consentita. Questi luoghi, in cui scarseggia l’igiene e il ricambio d’aria, favoriscono il proliferare di infezioni e malattie. Secondo uno studio, il 50% delle malattie infettive di origine animale deriva dall’agricoltura intensiva (Rohr, 2019).
Anche la deforestazione sconsiderata ha prodotto danni. La cementificazione o la ricerca smodata di sempre nuovi terreni da coltivare, infatti, non solo priva la Terra di vegetazione importante, ma incide sugli ecosistemi naturali.
Togliere spazi verdi impedisce la corretta riproduzione delle specie e influenza l’ecosistema naturale, favorendo le specie che sono vettori di malattie zoonotiche, come pipistrelli e roditori.
Esistono molti studi, dagli anni ’70 ad oggi, che calcolano ed analizzano l‘impatto dei disturbi umani sulla fauna selvatica, in particolare sugli uccelli nidificanti. Ridurre il disturbo nelle aree protette darebbe agli habitat minacciati la possibilità di riprendersi e proliferare.
Covid-19 e inquinamento acustico
Altro beneficio a breve termine del lockdown da COVID-19 è stata la sensibile riduzione di inquinamento acustico. I livelli di rumore sono strettamente correlati alla riduzione del traffico veicolare e aereo nei mesi di blocco e presentano diversi benefici.
Infatti, abbassando la soglia dell’inquinamento acustico, il lockdown ha prodotto risultati interessanti, come la riduzione dei disturbi del sonno, miglioramenti dal punto di vista cardiaco in soggetti sensibili.
Il rapporto tra COVID-19 e inquinamento, anche in questo caso, ha creato l’opportunità per una sorta di sperimentazione, che ha prodotto benefici immediati e che può dare il là a politiche ambientali per ridurre l’inquinamento acustico e non solo.
Sostenibilità ambientale e COVID-19: le prospettive
Proprio in ottica futura, il legame tra COVID-19 e inquinamento ci spinge a riflettere, per attuare politiche di sostenibilità ambientale che vadano oltre i risultati a breve termine sopra descritti.
Per sostenibilità si intende un processo che punta:
a garantire nel presente una qualità di vita alta senza intaccare le risorse per le generazioni future,
non distruggere i sistemi naturali da cui dipendiamo per vivere
non oltrepassare il limite circa gli scarti e i rifiuti delle attività produttive.
Politiche ambientali in prospettiva
Nel Green Deal europeo, la Commissione europea si era già esposta, ambiziosamente, verso una sostenibilità a lungo termine. Ponendo al centro le preoccupazioni ambientali e climatiche di cui abbiamo parlato sopra.
La fermezza e la serietà della proposta si evince dagli stanziamenti già previsti a bilancio dall’UE:1,1 trilioni di Euro per il periodo 2021-2027. In questo senso, è previsto un piano di ripresa dalla crisi economica derivante dalla pandemia, inoltre, la Commissione europea ha proposto un nuovo strumento finanziario denominato Next Generation EU , per un importo di 750 miliardi di euro.
In definitiva, se inquadrati all’interno di politiche ben definite, questi fondi aiuteranno l’Europa a trasformare la sua economia.
Si punterà alla sostenibilità e al raggiungimento gli obiettivi prefissati, prima dell’arrivo della pandemia: attuare politiche comunitarie in tema di clima, energia, trasporti e fiscalità atte a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% (rispetto al 1990) entro il 2030.
La sanificazione e igienizzazione di mani ed ambienti è un argomento di grande attualità, soprattutto nell’ultimo periodo.
Gli studi sulla correlazione tra plasma freddo e sanificazione, nel corso degli ultimi anni, hanno già trovato conferme ed applicazioni in svariati campi. Diversi studi scientifici, da più parti del mondo, sono arrivati alla conclusione che il plasma può rendere inattivi efficacemente agenti patogeni, virus e batteri.
In questo articolo, ci occuperemo dei fondamenti scientifici di alcune ricerche internazionali sul plasma freddo e sanificazione, prendendo in esame casi studio e guardando alle prospettive future del plasma freddo.
Continua a leggere per capire quali studi ci sono dietro la tecnologia al plasma freddo e come questo strumento può davvero migliorare le nostre vite, in fatto di sanificazione e non solo.
Plasma freddo e sanificazione: progetti di ricerca attuali
I primi studi sul plasma furono condotti, tra gli altri, da Irving Langmuir che coniò anche il termine plasma, per identificare un gas ionizzato che presentava caratteristiche fisiche diverse dagli altri stati della materia: solido, liquido e gassoso.
Negli ultimi decenni, il campo di applicazione del plasma si è allargato. Non è, infatti, più relegato ai campi dell’ingegneria applicata o alla fisica nucleare ma, grazie ai progressi tecnologici, è stato possibile dimostrare il potere antimicrobico del plasma.
È stato dimostrato che il plasma freddo può uccidere i batteri sia in vitro che sulle ferite della pelle. Diversi studi hanno dimostrato che il plasma freddo può ridurre o eliminare efficacemente batteri come:
Escherichia coli,
Staphylococcus aureus
Streptococcus pneumoniae.
Il rapporto tra plasma freddo e sanificazione è già noto nel campo medicale.
Infatti, è stata già testata la sua efficacia nell’inattivare gli agenti patogeni sulle superfici, sui dispositivi chirurgici e dentistici.
In particolare, la sterilizzazione completa di superfici e strumenti è data da un’esposizione prolungata al plasma freddo. Ciò che è ancora più interessante è che si raggiunge un ottimo grado di disinfezione con plasma freddo prodotto da scariche piezoelettriche dirette (PDD).
Plasma e sanificazione: la ricerca dell’Università di Padova
In Italia, lo studio su plasma freddo e sanificazione è condotto dal team di specialisti a cui capo vi è il prof. Andrea Crisanti, microbiologo all’Università di Padova, per mesi in prima linea nella lotta contro il Covid-19.
I ricercatori hanno testato e appurato come grazie ad appositi dispositivi che sfruttano il plasma freddo per santificare l’aria, questa risulti priva di qualsiasi organismo dannoso.
I risultati della ricerca
I test dell’Università di Padova confermano l’efficacia del plasma freddo nella distruzione di virus, batteri e funghi al 99,99%. In particolare, si nota un’efficace risposta verso organismi batterici detti multiresistenti, particolarmente ostici da sterminare.
Secondo uno studio condotto per conto del Governo britannico, si contano circa 50 mila decessi all’anno tra Europa e Stati Uniti dovuti a virus e batteri di varia natura. Un numero già preoccupante che, secondo lo stesso studio, è destinato ad aumentare nei prossimi decenni.
Gli studi dell’ateneo veneto vanno nella direzione tracciata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la quale avverte dell’esistenza di numerosi virus e batteri presenti in natura e pronti al salto di specie e di come la loro resistenza possa essere un problema da qui ai prossimi anni.
L’utilizzo del plasma freddo nella sanificazione diventa, pertanto, strategico nella lotta ad agenti patogeni vari che minacciano la nostra salute e quella degli animali con cui veniamo a contatto.
Infatti, un aspetto da non sottovalutare è la sanificazione con plasma freddo di ambienti che vedono la presenza di animali con cui l’uomo viene a contatto, come allevamenti, strutture per la macellazione e ambulatori veterinari.
Plasma freddo per sanificare: come funziona?
Il plasma allo stato gassoso (viene usato un gas inerte come elio o aria) viene ionizzato, mediante una scarica elettrica controllata e a bassa carica. Una parte delle molecole del gas (inerte come aria, elio) viene privata di un elettrone. Questo processo rende il plasma estremamente particolare, diventando una miscela di molecole neutre, ioni ed elettroni.
La ionizzazione di ossigeno e azoto, che compongono l’aria, provoca il fenomeno della perossidazione. In questo modo, il gas ionizzato distrugge virus, batteri e funghi, impedendo la loro riproduzione.
L’obiettivo principale sono stati i batteri, con applicazioni in diversi campi come la preparazione alimentare, la medicina e l’odontoiatria. Molte applicazioni vi sono nell’oncoterapia, in cui sono colpite le cellule tumorali, anziché gli agenti patogeni.
Questo processo di sanificazione con il plasma freddo, sopra descritto, diventa, pertanto, una soluzione preferibile alle procedure di disinfezione standard. Infatti, in molti casi di sanificazione/disinfezione si utilizzano aria calda pressurizzata, vapore acqueo caldo pressurizzato o sostanze tossiche. Sistemi che hanno alti costi in termini economici e di sostenibilità ambientale.
Plasma freddo e sanificazione: le tecnologie
Negli ultimi anni, i ricercatori hanno anche esaminato l’applicazione delle tecnologie al plasma nella disinfezione. Sulla base dei meccanismi di trattamento superficiale dei materiali coinvolti e degli effetti di superficie prodotti dalla scarica del plasma, possiamo classificare le tecnologie al plasma per la disinfezione in cinque tipi:
radiazione ultravioletta sotto vuoto (VUV), La luce VUV ha un’azione germicida perché i fotoni VUV possono rompere i legami molecolari nei microrganismi. Tuttavia, c’è una limitazione: i fotoni VUV sono assorbiti dal vapore acqueo nell’aria e non raggiungono la superficie di un oggetto. Per questo motivo, le lampade VUV sono utilizzate per la disinfezione in camere stagne e su superfici asciutte.
deposizione di vapore chimico potenziata al plasma (PECVD), La deposizione chimica da vapore con plasma (PECVD) è un processo comunemente usato per depositare film sottili da precursori gassosi in molte industrie diverse, comprese le celle solari, i semiconduttori, i display e i dispositivi di archiviazione ottica. In particolare, la PECVD impiega plasma a bassa temperatura per produrre film sottili uniformi senza degradazione termica.
scarica a barriera dielettrica (DBD), Questa tecnologia usa una torcia al plasma a bassa temperatura guidata da un’alta tensione. L’intero processo è sigillato in un tubo di vetro. La torcia al plasma ha un tubo di vetro con due elettrodi. Un elettrodo è fatto di metallo e l’altro è un dielettrico ceramico ad alta porosità. Una soluzione come etanolo o acqua entra nel tubo di vetro attraverso il tubo e passa attraverso la torcia al plasma dove viene irradiata dal plasma.
plasma basato sull’ossigeno e campo elettrico pulsato ad alta tensione (HV PEF). Questa tecnologia utilizza l’ossigeno come gas di lavoro per generare specie reattive che possono essere utilizzate per la disinfezione da virus e batteri.
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Sanificazione con plasma freddo: perché conviene?
Nell’ambito del COVID-19, l’uso del plasma per disinfettare l’aria e le superfici è stato esplorato da diverse università e aziende. La pandemia ha portato a un’impennata nella domanda di tecnologia al plasma, sollevando diverse considerazioni importanti quando si parla della sua implementazione.
Eccone alcune:
Processo economico ed ecologico. La disinfezione e la sterilizzazione al plasma non necessitano di costose apparecchiature, né utilizzano sostanze chimiche tossiche.
Coinvolge uno strato molto sottile. Ecco perché il plasma può disinfettare molteplici superfici sensibili, inclusi tessuti viventi e ferite aperte. Mantenendo una forte capacità di disinfezione, anche con pochi secondi di esposizione.
Bassa temperatura per disinfezione di oggetti che possono essere danneggiati dal vuoto o dalla sovrappressione di altri trattamenti di sanificazione a caldo o a vapore.
Nessuna chimica umida, né residui finali.
Compatibilità ambientale, poiché i gas utilizzati (aria o altri inerti) non sono tossici. Nessun costo di smaltimento di materiali plastici o chimici.
Le peculiarità del plasma freddo lo rendono perfetto anche per l’igienizzazione delle mani, la cura di ustioni, lesioni della pelle o l’acne.
Sanificazione con plasma freddo e prevenzione
Il plasma freddo è stato ampiamente studiato e dimostrato essere efficace contro altri virus come:
l’influenza,
il morbillo,
il papillomavirus umano
il virus herpes simplex.
Infatti, i dispositivi al plasma freddo sono già stati approvati dalla FDA (Azienda del farmaco americana) per il trattamento dell’herpes cutaneo nell’uomo (Wang et al., 2019).
In uno studio su plasma freddo e sanificazione, condotto da Heilmann nel 2019, il plasma freddo ha dimostrato di inattivare completamente il virus dell’influenza A. L’inattivazione è stata raggiunta entro 10 s di esposizione al plasma freddo a temperatura e pressione ambiente. Nessun virus vivo poteva essere rilevato dopo 1 min di esposizione al plasma freddo. (Heilmann et al., 2019).
Allo stesso modo, anche il virus del morbillo è stato testato utilizzando il plasma freddo. L’esposizione del virus del morbillo per 2 min in condizioni ambientali ha portato a una completa eliminazione del virus senza alcun recupero dopo la coltivazione. Il papillomavirus umano è un altro agente patogeno che può essere inattivato dall’esposizione al plasma freddo. Questo virus causa diverse malattie tra cui il cancro cervicale e la verruca genitale (Fujioka et al., 2010).
Sanificatori al Plasma freddo anticovid-19 in un liceo romano
In tema di plasma freddo e sanificazione, esiste un caso recente. Si tratta di quello del liceo classico Orazio di Roma, che grazie all’acquisto di ben 56 sanificatori al plasma freddo purifica l’aria nelle aule, azzerando, letteralmente, i contagi da Covid-19 tra le sue mura.
La preside, Maria Grazia Lancellotti, spiega come nell’anno scolastico 2020/21, ci fossero stati diversi contagi tra studenti e insegnanti. Poi, grazie ai contributi delle famiglie, ad inizio anno 2021/22 si è deciso di acquistare depuratori d’aria al plasma freddo.
Un’ottima scelta per garantire una continuità didattica a studenti ed insegnanti. Una soluzione auspicata dalla stessa preside anche al Ministero dell’Istruzione, con una lettera, in cui si parlava di fondi specifici per migliorare l’areazione e la qualità dell’aria delle aule di tutte le scuole italiane.
Una soluzione da adottare in massa per evitare il protrarsi dell’emergenza e scongiurare futuri risvolti epidemiologici. Plasma freddo e sanificazione diventano, quindi, un binomio inscindibile per il futuro.
La tecnologia al plasma freddo è da approfondire per il suo efficace potere antimicrobico, applicabile in vari campi della società, dell’industria e del lavoro in generale.
Sai cos’è un plasma freddo? Forse no. Lascia che ti spieghi, rendendo l’idea con qualcosa che forse hai già visto in natura. Conosci l’Aurora Boreale? Quel particolare fenomeno naturale di origine elettromagnetica che si può apprezzare a particolari latitudini della Terra?
L’Aurora Boreale è un esempio di plasma, il quarto stato della materia.
Certamente uno dei più spettacolari esempi di plasma, ma non è l’unico. Anche il fuoco è una tipologia di plasma, perché non è un gas, né un liquido e non è solido.
Il plasma è uno stato della materia che, tuttora, è argomento di studio. Quello che sappiamo finora e che dovresti sapere anche tu, lo troverai nelle prossime righe.
Infatti, oltre a parlare di come sia stato scoperto e di come è stato riprodotto in laboratorio, vedremo come il plasma freddo, una particolare tecnologia, sta lentamente rivoluzionando alcuni settori della nostra società.
Le particolari proprietà sanificanti del plasma freddo lo vedono impiegato nei più importanti e disparati campi. Da quello medico, a quello aerospaziale, passando per l’industria tessile, alimentare e cosmetica.
Inoltre, il suo utilizzo permetterebbe di avere un impatto notevolmente positivo sull’ambiente e sulla lotta a virus, batteri e agenti patogeni. Un tema molto importante e sensibile, soprattutto, in questi anni dominati dal Covid-19.
Continua a leggere per approfondire le tematiche sul plasma freddo, i suoi utilizzi e i piccoli grandi vantaggi che miglioreranno aspetti quotidiani della tua vita, grazie al suo potere antimicrobico.
L’Aurora Boreale è un fenomeno naturale di origine elettromagnetica che si genera quando il vento solare interagisce con il campo magnetico terrestre.Lo scudo terrestre deflette vento solare indirizzandolo ai poli e dando il via a delle reazioni che producono straordinari giochi di luce, che attirano turisti provenienti da tutto il mondo.
Cos’è il plasma freddo
Prima di parlare del plasma freddo, facciamo un piccolo passo indietro, definendo scientificamente cos’è il plasma.
Il plasma è, fondamentalmente, un gas composto da particelle elettricamente cariche che sono libere di muoversi. Viene denominato “quarto stato della materia“, perché presenta caratteristiche di tutti e 3 gli altri stati: stato gassoso, stato liquido e stato solido. Infatti, il plasma ha la densità di un gas, le caratteristiche di flusso di un fluido, ma può assumere la forma di un solido quando è a contatto con una superficie.
Così come avviene nel passaggio dallo stato liquido allo stato gassoso (la formazione del vapore acqueo, per esempio), in funzione dell’aumento di temperatura, la trasformazione da gas a plasma si ottiene ad alte temperature. Infatti, intorno ai 10.000 gradi, una parte degli atomi del gas iniziano a scindersi in ioni ed elettroni ed il gas passa quindi allo stato di plasma.
Le proprietà elettriche del plasma fanno sì che sia un buon conduttore di elettricità e, a differenza degli altri gas, i moti delle sue particelle sono continui, anziché esaurirsi in poco tempo.
Le tipologie di plasma
Avendo chiaro cos’è il plasma, possiamo passare alle sue categorizzazioni principali:
caldo
freddo
Il plasma si definisce caldo quando la temperatura di ioni e elettroni è uguale o molto vicina. Ed è, in pratica, la situazione che abbiamo poco sopra descritto, ovvero quando si raggiunge la temperatura di 10 mila gradi e gli atomi sono ionizzati.
Discorso diverso, invece, merita il plasma freddo.
In questo caso, elettroni e ioni hanno temperature molto diverse tra loro. Gli ioni mantengono la temperatura dell’ambiente in cui si trovano, la stessa del gas neutro in cui si trovano, ovvero tra 10 e 100 gradi C circa, mentre gli elettroni raggiungono i 10 mila gradi.
Questa differenza di temperatura permette al plasma non termico (freddo) di avere delle proprietà chimiche molto interessanti, come una concentrazione di calore minima, che permettono diverse applicazioni in campo scientifico, medico ed industriale.
Nei prossimi paragrafi, vedremo come il plasma freddo sia al centro di numerosi studi di ricerca e come viene già impiegato dalla NASA, per esempio.
Le proprietà del plasma freddo
Senza addentrarci in termini chimici troppo tecnici, ti basti sapere che lo squilibrio termico che si crea nel plasma tra elettroni (caldi) e ioni e neutroni (a temperature molto inferiori) permette delle reazioni chimiche molto interessanti, rendendo il plasma freddo un ottimo alleato in varie circostanze.
Il plasma freddo è un plasma di gas altamente reattivo a bassa temperatura. Può essere generato da una scarica ad alta tensione tra due elettrodi metallici nel vuoto.
La presenza di una quantità significativa di ioni nel plasma freddo gli conferisce proprietà molto insolite che lo rendono uno strumento molto utile per molte applicazioni industriali, mediche e scientifiche.
Il plasmafreddo ha alcune proprietà antimicrobiche e può essere usato per sterilizzare e ridurre il carico di microrganismi in vari ambienti come l’acqua e la superficie.Riducendo l’ossidazione, il plasma freddo previene le infezioni rallentando il metabolismo cellulare.
Altre applicazioni sono:
trattamento e pre-trattamento delle superfici
deposito di sottili strati metallici
igienizzazione delle superfici e dell’aria
disinfezione di alimenti e contenitori alimentari
sanificazione ambienti e laboratori
Ed altre diverse applicazioni che vedremo dopo nel dettaglio.
Una su tutte? Il plasma freddo ha mostrato notevoli effetti antimicrobici contro diversi agenti patogeni, tra cui batteri, virus, funghi e spore.
Oggi, il plasma freddo è una tecnologia ampiamente utilizzata in campo medico ed è attualmente utilizzata per massimizzare l’ossigenazione dei tessuti, promuovere l’eliminazione di agenti patogeni.
Come viene generato il plasma freddo?
Il plasma freddo viene generato, di solito, applicando tensione elettrica a bassa carica ad un gas (come l’aria) a pressione atmosferica. Infatti, applicando un campo elettrico ad alto voltaggio ad un gas, di solito l’aria. Il campo elettrico accelera gli elettroni nel gas fino a farli scontrare con gli atomi, togliendo gli elettroni e creando ioni e radicali liberi.
Tuttavia, vi sono altri metodi utilizzati per la sua produzione.
Il termine plasma si riferisce a qualsiasi gas o vapore ionizzato e può essere generato con diversi metodi come il riscaldamento a induzione, il plasma a microonde, i catodi caldi o il fascio di elettroni, o il riscaldamento ad alta frequenza.
Il plasma freddo è stato, inoltre, usato per molti anni in molti campi diversi come l’elettronica, la saldatura o il taglio e l’odontoiatria.
Per esempio, l’aria ionizzata è usata durante l’assemblaggio di circuiti integrati per pulire le superfici dalle impurità.
Il plasma freddo dentale, noto anche come aria fredda, è noto da oltre 100 anni, ma la sua applicazione in odontoiatria è iniziata solo 30 anni fa con la sterilizzazione delle attrezzature dentali e la pulizia delle protesi.
Dopo aver parlato del contesto, conosciamo la storia, come funziona il plasma freddo e quale tecnologia viene sviluppata con il suo utilizzo.
Tecnologia plasma freddo: la storia
Fu scoperto nel 1879 da Sir William Crookes, che stava facendo esperimenti con i raggi catodici. Dopo la sua scoperta, altri scienziati come Ferdinand Braun e Nikola Tesla si basarono sul suo lavoro, sperimentando questa nuova tecnologia.
Sfortunatamente, dato che le loro scoperte erano così avanti rispetto al loro tempo, sono state per lo più dimenticate fino a poco tempo fa.
Nel 1954, lo scienziato russo Vyacheslav N. Veksler scoprì che il plasma freddo poteva stimolare la crescita delle ossa e che le cellule viventi si rigenerano sotto esposizione al plasma freddo.
Nel 1957, la prima applicazione commerciale del plasma freddo fu scoperta nell’industria elettronica – dove i getti di plasma freddo a pressione atmosferica (CAPJ) sono stati utilizzati per pulire le schede e gli stencil dei circuiti elettronici.
Nei primi anni ’60, il premio Nobel Dr. Irving Langmuir scoprì che quando l’aria veniva ionizzata produceva una varietà di effetti. Questi furono chiamati “Plasma” e “Plasma freddo”, per differenziarli dal plasma caldo che si trova nelle stelle e che viene usato negli esperimenti di fusione nucleare.
Le ricerche ai giorni nostri
Solo nel 2004 la ricerca sul plasma freddo è stata rinvigorita da varie pubblicazioni che descrivevano l’uso di getti di plasma a pressione atmosferica per la guarigione delle ferite.
L’uso diquesta tecnologia sarebbe quindi basato su un elemento naturale: l’aria. Fu poi confermato da altri ricercatori, tra cui Hider e Faraday, che dimostrarono che l’aria stessa, se ionizzata, poteva avere un effetto battericida.
Tuttavia, solo nel 2006 è stato depositato il primo brevetto per l’uso del plasma freddo nella medicina umana e da allora molte aziende hanno iniziato a studiare a fondo questa tecnologia per il suo enorme potenziale nel trattamento di molte malattie.
Il plasma è noto da anni, ma solo recentemente è diventato oggetto di intense ricerche. Questo è in gran parte dovuto alla potenziale utilità dei plasmi freddi in applicazioni biomediche e industriali.
Oggi, infatti, il plasma freddo è applicato per trattare una varietà di malattie che vanno dalla carie dentaria e dalla parodontite al cancro e al morbo di Alzheimer.
Come vedremo nel prosieguo dell’articolo, il plasma freddo è utile in numerose altre attività.
Plasma freddo ha effetti collaterali?
In breve, la risposta è no.
Il plasma freddo è un sottile strato di energia che stimola e riattiva il metabolismo cellulare. È essenzialmente un biostimolante che modifica l’ambiente cellulare, aiutando le cellule a rigenerarsi e ripararsi.
A differenza di altri tipi di plasma, il questo tipo di plasma non utilizza calore o radiazioni UV per svolgere questo compito. Questo lo rende possibile da usare su superfici delicate come la pelle e i capelli senza causare danni.
Il plasma freddo è utilizzato in medicina per decenni, ma recentemente la sua applicazione si è estesa a nuovi campi come la cosmetica, la cura dei capelli e il trattamento dei tessuti.
Gli scienziati hanno recentemente scoperto che il plasma ha proprietà antimicrobiche utili per combattere le infezioni batteriche.
I meccanismi alla base del motivo per cui il plasma freddo uccide i batteri non sono ancora completamente compresi; tuttavia, è noto che quando il plasma freddo interagisce con i batteri, elimina la loro capacità di proliferare, uccidendoli.
Plasma o gas ionizzato? le differenze
Nello stato di gas, gli atomi non sono più legati tra loro; hanno abbastanza energia per staccarsi dai loro legami e muoversi liberamente nello spazio. Nello stato di plasma, alcuni o tutti gli elettroni sono strappati dai loro nuclei e si muovono liberamente nello spazio.
Il plasma viene anche chiamato gas ionizzato perché gli elettroni liberi possono interagire con altre particelle, compresi altri elettroni e ioni. Se tutti gli elettroni sono spogliati dai loro nuclei, allora diciamo che abbiamo un plasma completamente ionizzato.
Se alcuni degli elettroni rimangono attaccati ai loro nuclei, allora diciamo che abbiamo un plasma parzialmente ionizzato.
I plasmi freddi sono usati nei precipitatori elettrostatici, nelle lampade fluorescenti, nelle luci al neon, negli schermi TV al plasma e persino nei fulmini. Il plasma freddo può essere applicato alle superfici per modificarne le proprietà fisiche.
Come è utilizzato il plasma freddo?
Il plasma freddo è utilizzato nella conservazione degli alimenti, nella medicina e nella ricerca biomedica, nel trattamento dei rifiuti, nella produzione di elettronica, nella modifica delle superfici, nella sintesi dei materiali, nella protezione ambientale, nella pulizia industriale e nel controllo dell’inquinamento.
I plasmi freddi sono impiegati per esempio nell’industria e nella tecnologia medica.
Applicazioni industriali:
Decontaminazione (aria, acqua, superfici)
Deposizione di strati sottili
Asciugatura
Sterilizzazione
Applicazioni mediche
I plasmi freddi hanno molte altre applicazioni, sfruttate in campo medico e preventivo tra cui:
Fonti di luce perché emettono luce a molte lunghezze d’onda (colori)
Fonti di ionizzazione perché possono generare un’alta concentrazione di particelle cariche che possono essere usate per ionizzare altri gas, o per il trattamento delle superfici.
Disinfezione perché possono uccidere batteri, virus e funghi senza danneggiare i tessuti o altri materiali.
Andiamo nel dettaglio vedendo come viene già impiegato il plasma freddo in vari settori.
Plasma freddo nella medicina
Gli ioni e gli elettroni liberi generati dal plasma freddo possono interagire con altre sostanze in modi che potrebbero essere utili per applicazioni biologiche e industriali. Il plasma freddo può rivelarsi utile per uccidere i batteri, guarire le ferite, sterilizzare gli strumenti medici, migliorare la terapia del cancro, trattare le malattie della pelle come l’acne o la psoriasi.
Le aree di interesse in medicina includono la guarigione delle ustioni, il trattamenti antitumorali, le cure dentali, il trattamento dell’artrite, così come le applicazioni antibatteriche e applicazioni antivirali.
Il plasma freddo è una tecnologia che è stata studiata per decenni e continua a crescere in popolarità. La tecnologia del plasma freddo è l’unica del suo genere in grado di attivare la pelle, influenzando così il microbioma della pelle su tutti e tre gli strati della stessa. Infatti, il plasma freddo nella medicina estetica è molto utilizzato, proprio per le sue peculiarità di interazione con la pelle e l’epidermide, che garantisce l’assoluta assenza di rischi.
Il plasma freddo è stato ampiamente utilizzato per la guarigione di ferite, ustioni e altri problemi di salute. Negli ultimi anni, il plasma freddo è stato introdotto nella cosmetica come un nuovo modo di trattare la pelle e moltissimi sono gli studi in tutto il mondo su svariate applicazioni.
Un altro trattamento medico rivoluzionario è attualmente in fase di sviluppo in Israele: qui dal 2018, si stanno trattando, con successo, pazienti con malattie croniche della pelle come la psoriasi, la vitiligine e le verruche. Tutto senza effetti collaterali.
Utilizzo nella cosmetica
Il processo del Plasma Freddo, come detto sopra, avviene attraverso il contatto tra due elettrodi, uno positivo e uno negativo, che generano un campo elettrico.
Il movimento di questi ioni crea una reazione chimica tra di loro (il plasma), producendo una moltitudine di reazioni biochimiche all’interno delle cellule.
In questo modo, aiuta ad aumentare la produzione di collagene, elastina e acido ialuronico (responsabile dell’idratazione e dell’elasticità) mentre pulisce la pelle dalle impurità, riduce l’infiammazione e ringiovanisce le cellule della pelle.
In questa direzione va il rapporto tra plasma freddo e acne.
Utilizzo nell’industria aerospaziale
Inoltre, la tecnologia al plasma freddo è impiegata per rimuovere i contaminanti dall’acqua o dal suolo e consentire reazioni chimiche che sono difficili o impossibili da eseguire in condizioni convenzionali.
Nell’industria aerospaziale, per esempio, viene utilizzato per la sterilizzazione di componenti di veicoli spaziali, cibo e acqua prima del volo spaziale.
Il Plasma freddo è stato anche usato per la pulizia della Stazione Spaziale Internazionale e all’esterno dello space shuttle.
Nell’industria il CP è stato usato per scopi di pulizia e disinfezione così come per la modifica delle superfici dei materiali.
Il processo è stato originariamente sviluppato dalla NASA per sterilizzare i materiali usati nella ricerca spaziale, ma ora è ampiamente utilizzato nell’industria medica per le sue eccellenti proprietà di sterilizzazione.
Plasma nell’industria tessile
La produzione di plasma freddo nell’ambito dell’industria tessile può essere applicata in varie fasi della produzione o della post-elaborazione di tessuti come filati, tessuti o prodotti finali (ad esempio, abbigliamento) per creare funzionalità come effetti autopulenti (autopulizia), effetto anti-odore ed effetto antisettico .
Il trattamento al plasma di strutture tessili è stato studiato per molte applicazioni diverse, dal finissaggio tessile alle applicazioni mediche. Il principio di base di questa nuova tecnologia è l’uso di specie attive generate dal plasma a pressione atmosferica per la modifica della superficie dei materiali.
Queste funzioni si ottengono modificando la composizione superficiale dei tessuti.
L’uso del plasma freddo per trattare i materiali tessili ha diversi vantaggi:
Offre un’alternativa di trattamento rispettosa dell’ambiente, poiché non utilizza acqua o prodotti chimici.
Non danneggia le fibre tessili trattate, poiché funziona a temperatura ambiente e in condizioni di pressione atmosferica.
Può essere utilizzato per materiali tessili di alta qualità, come la seta e la lana, che non possono essere trattati con altri mezzi.
Il processo di trattamento deve essere completato con cura affinché il prodotto finale soddisfi i requisiti di ogni settore tessile.
L’industria tessile è una delle industrie più inquinanti del mondo. Il plasma freddo può aiutare a risolvere questo problema, affinché l’industria tessile cambi per un ambiente migliore.
Plasma freddo e alimenti
Ci sono molti vantaggi nell’uso del plasma freddo nel packaging alimentare:
È un processo non termico e quindi non altera le proprietà nutrizionali degli alimenti
Non ha migrazione nel prodotto
Nessun residuo o contaminazione da sostanze chimiche aggiunte al materiale di imballaggio
Una maggiore durata di conservazione degli alimenti grazie alla riduzione dei microrganismi e degli enzimi
il plasma freddo è stato utilizzato in medicina per anni come alternativa alla sterilizzazione chimica. È anche usato nell’industria alimentare, per rimuovere batteri e muffe dal cibo.
Plasma freddo e sanificazione
Disinfezione e sterilizzazione in campo medico. Il rapporto tra plasma freddo e sanificazione, grazie all’effetto battericida del plasma, è già noto. Il suo utilizzo è frequente per disinfettare gli strumenti chirurgici: l’obiettivo è quello di decontaminare senza danneggiare l’uomo o l’ambiente.
Purificazione dell’aria/condizionamento dell’aria: Il plasma freddo può essere usato per rimuovere microrganismi e altre sostanze inquinanti dall’aria. Ha anche una moltitudine di altri usi come l’odontoiatria e la sterilizzazione.
Numerosi studi sono ancora in corso per rendere il plasma freddo uno dei metodi di igienizzazione mani più utilizzati. Potrebbe ridurre drasticamente l’uso di agenti chimici e ne gioverebbe anche l’ambiente, riducendo i dispenser di plastica che contengono di solito questi gel disinfettanti.
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Perché il plasma freddo può essere importante?
Il plasma freddo è uno stato gassoso della materia. Non è un liquido, un solido o un gas. Ci sono diversi altri stati della materia che esistono oltre a questi tre, di cui probabilmente hai sentito parlare.
Il quarto stato della materia, che è un gas composto da particelle caricate elettricamente. Quando si riscalda un gas, le particelle si muovono più velocemente e vengono eccitate; questo è il plasma caldo. Il plasma freddo, invece, usa l’elettricità per eccitare le particelle come farebbe il calore.
Il concetto generale è che il plasma può essere usato su quasi tutti i materiali. Il plasma freddo può essere usato su materiali metallici, plastici e persino organici.
Plasma freddo è antimicrobico?
Il plasma può cambiare le proprietà della superficie di un materiale. Per esempio, è possibile aumentare la natura idrofila o idrofoba di una superficie. Può anche essere usato per impartire funzionalità chimiche a una superficie.
Il plasma freddo può essere usato per cambiare la conduttività elettrica di una superficie o anche per sterilizzare un oggetto. Inoltre, come detto, il plasma freddo sia in grado di inattivare batteri, virus, funghi e persino spore senza danneggiare la struttura sottostante, come la pelle o le superfici.
Può essere utilizzato sia per le superfici (ad esempio, aerei, autobus, ecc.) che per i tessuti (abbigliamento), motivo per cui è sempre più popolare negli ultimi anni.
In particolare, nella lotta al covid-19.
Plasma freddo e covid-19
Il plasma freddo è una tecnologia medica che è già stata testata nel trattamento di disturbi della pelle, ustioni e ferite. Il plasma freddo può uccidere virus e batteri, ed è per questo che gli scienziati stanno attualmente studiando il rapporto tra plasma freddo e COVID-19.
Ha dimostrato di essere efficace su una vasta gamma di microrganismi e virus. Il plasma è un gas ionizzato, quindi può trasportare e fornire energia alla superficie, dove interagisce con i componenti delle cellule microbiche, causandone il danneggiamento. In questo modo, viene interrotto il loro processo di vita: i microbi, pertanto, non possono replicarsi o infettare altri.
Anche se siamo ancora nelle primissime fasi della ricerca sul plasma freddo come trattamento per la COVID-19, ci sono già stati alcuni risultati promettenti.
Gli studi in Germania
L’Università di Duisburg-Essen, sta conducendo degli studi su l’utilizzo del plasma freddo sulle superfici contaminate da coronavirus e potrebbe aiutare a ridurre il rischio di infezione per i pazienti negli ospedali.
Poiché il plasma freddo può distruggere virus e batteri, potrebbe essere utile nei reparti ospedalieri per disinfettare le superfici e le attrezzature. Tuttavia, anche se molti studi hanno dimostrato l’efficacia del plasma freddo, non è ancora chiaro quanto tempo dura il suo effetto.
Questo recente studio in Germania ha dimostrato che il plasma freddo può uccidere fino al 99,99% della SARS-CoV-2, il virus che causa la COVID-19 in condizioni di laboratorio.
il plasma freddo funziona contro i virus?
Il processo funziona creando un (gas “ionizzato”) plasma e tenuto vicino alla pelle di una persona. Gli ioni fluiscono poi da questa fonte attraverso l’aria, creando un campo invisibile di particelle elettricamente cariche chiamato “getto di plasma”.
Gli ioni del plasma freddo sono accelerati attraverso l’aria e si scontrano con polvere, batteri e virus. Le collisioni danneggiano la loro membrana cellulare, facendo morire i batteri, virus e agenti patogeni.
L’energia prodotta rompe le molecole di sostanze nocive come virus e batteri al contatto, rendendole inattive e risultando innocuo per le cellule epiteliali umane.
I vantaggi del plasma freddo
Ci sono diversi vantaggi in questa tecnologia al plasma freddo applicata alla prevenzione antimicrobica:
Funziona senza prodotti chimici o additivi. Il risultato è aria pulita senza l’odore di disinfettanti o spray.
È efficace contro i super batteri che sono diventati resistenti agli antibiotici (per esempio lo stafilococco).
Il processo è completamente asciutto, quindi non c’è bisogno di pulire dopo l’uso.
Funziona velocemente (in pochi minuti).
Il plasma freddo ha quattro vantaggi principali rispetto ad altri metodi di sanificazione:
uccide i batteri nocivi;
può essere applicato a una vasta gamma di superfici;
non produce composti secondari nocivi;
è sicuro per gli esseri umani.
Il plasma freddo non utilizza sostanze chimiche dannose
Non genera calore
Non produce sottoprodotti tossici
I tempi di trattamento sono brevi (10-30 secondi)
Il plasma freddo può essere generato utilizzando aria, azoto, argon o altri gas, o una combinazione di gas.
Nel prossimo paragrafo, invece, vedremo come realmente l’utilizzo diffuso di questa tecnologia del plasma potrebbe contribuire in modo decisivo a combattere la grande piaga ecologica relativa a produzioni chimiche e smaltimento materiali plastici.
Plasma freddo e Ambiente
Proprio i metodi con cui si crea e agisce il plasma freddo sono fonte di studio anche in ambito ecosostenibilità.
Questi fattori rendono il plasma freddo un’alternativa attraente ai metodi di igienizzazione tradizionali come alcool, cloro o detergenti a base di antibiotici.
Oltre alla sua efficacia, questa tecnologia non richiede l’uso di prodotti chimici e non ha alcun impatto sulla salute umana o sull’ambiente. Il plasma freddo è, pertanto, un approccio completamente nuovo per risolvere il problema dell’inquinamento chimico.
Si ritiene che il plasma esista in natura dall’inizio dei tempi, ma solo recentemente è diventato possibile creare plasma artificialmente nei laboratori.
Le caratteristiche chiave del plasma freddo (la sua bassa temperatura e l’alta densità di energia), lo rendono uno strumento ideale per il trattamento di vari materiali.
Può essere utilizzato, come detto, per la disinfezione delle superfici, la rimozione degli odori, la decontaminazione e la sterilizzazione di diversi materiali su scala industriale. Attività che, attualmente, richiedono l’uso di sostanze e prodotti chimici, altamente inquinanti.
Adottare la tecnologia al plasma per la disinfezione, la sanificazione e l’igienizzazione ridurrebbe, su larga scala, l’impatto di molti materiali chimici, scarti industriali utilizzati per tali operazioni, senza contare tutto ciò che ne conseguirebbe in termini di riduzione di recipienti in plastica.
Conclusioni
In conclusione, il plasma freddo emette specie pure, altamente attive e ossidative che possono fare molte cose tra cui l’attivazione di terapie, la disattivazione di microbi, l’individuazione e il trattamento di malattie.
Le applicazioni del plasma freddo sono molto diffuse. È utilizzato in una varietà di industrie come quella farmaceutica, automobilistica e aerospaziale, dell’energia e della medicina
Ora che sai di più sul plasma freddo, probabilmente sarai più interessato che mai alle applicazioni di questa tecnologia.
Ci auguriamo che tu voglia continuare a seguirci sull’argomento, e non vediamo l’ora di pubblicare altri articoli su questo interessante campo della tecnologia al plasma freddo.