Month: May 2022

Biodiversità: cos’è e perché è a rischio?

In questo articolo parleremo di un argomento molto attuale: la biodiversità, la quale si collega ai concetti di sostenibilità e prevenzione, che stanno molto a cuore ad HT Plasma e di cui l’azienda si fa promotrice in ogni occasione.

Chiarire il concetto di biodiversità, oltre a produrre conoscenza, serve a sensibilizzare ognuno di noi verso la situazione in cui versa il nostro pianeta.
La perdità di questa essenziale caratteristica del nostro ecosistema comporta due gravi questioni: una in termini di sostenibilità e una in termini biologici.

Se le specie di animali e piante si riducono, virus e batteri animali sapranno, col tempo, adattarsi all’organismo umano. Questo farà sì che ci saranno sempre più malattie che faranno il salto di specie (il COVID-19 o il vaiolo delle scimmie sono un esempio recente).

Parliamo, quindi, di un argomento ancora più grande ed importante dell’inquinamento. Qualcosa che riguarda la sopravvivenza stessa del genere umano e le condizioni essenziali per garantire la vita sulla Terra.

Ecco perché dovresti sapere cosa significa biodiversità e perché clima ed inquinamento sono solo una piccola parte del discorso.

HT Plasma dà massima importanza a questi argomenti, in quanto azienda innovativa rivolta alla sostenibilità e alla prevenzione.

Nei prossimi paragrafi, vedremo insieme perché è importante conoscere certi argomenti e cosa fare per salvaguardare la biodiversità.

Cos’è la biodiversità?

La parola “biodiversità” deriva dalle parole greche bios e divers che significano rispettivamente “vita” e “varietà”. La definizione più ampia di biodiversità è, pertanto, quella che la definisce come la varietà della vita sulla Terra, comprese le specie vegetali e animali e la diversità genetica all’interno e tra le specie.

Si riferisce alle diverse composizioni genetiche di una data specie, come il fatto che tutti gli esseri umani hanno un DNA diverso.

La natura è un sistema intricato di componenti viventi e non viventi che interagiscono tra loro, con l’ambiente e con l’uomo. Quando si parla di biodiversità, si parla della salute di questo sistema.

Quello che facciamo in HT Plasma è pensare a fare prevenzione, puntando alla sostenibilità.

Origini della biodiversità

Il termine è stato coniato da Norman Myers nel 1986 per includere la diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi.

La biodiversità è comunemente usata come indicatore di degrado ambientale, ma è anche una misura del benessere. La valutazione nazionale degli ecosistemi del Regno Unito utilizza la biodiversità per valutare i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (La conservazione della biodiversità durante una crisi globale: conseguenze e via da seguire)

Il termine è usato per descrivere tutti gli organismi viventi e gli habitat in cui vivono. Comprende, quindi, una serie di specie, dai grandi mammiferi come elefanti e tigri agli organismi microscopici come batteri, funghi e virus.

È importante perché contribuisce al benessere delle persone e del pianeta. Grandi quantità di biodiversità significano una maggiore disponibilità di tutto ciò che vogliamo dalla natura, come cibo, carburante e materiali per costruire le nostre case.

Perché la biodiversità è importante?

La biodiversità è importante perché ci aiuta a capire come funzionano gli ecosistemi, come rispondono ai cambiamenti climatici, modula il clima e i modelli meteorologici, costituisce la base dei nostri farmaci, purifica l’aria e l’acqua e aiuta a controllare i parassiti che possono danneggiare i raccolti.

La diversità della vita sulla Terra è una delle sue caratteristiche più importanti. È una fonte di meraviglia.

“La biodiversità contribuisce allo sviluppo economico attraverso la fornitura di servizi ecosistemici”. (La Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica)

La biodiversità è anche un indicatore della salute dell’ambiente. Il suo declino, nell’ultimo secolo, ha coinciso con l’espansione umana in tutto il mondo attraverso l’industrializzazione, l’urbanizzazione e la deforestazione.Pertanto, la biodiversità è a rischio a causa di attività umane come la deforestazione, la pesca eccessiva e l’inquinamento.

I benefici della biodiversità

In definitiva, più specie ci sono in un ecosistema, più è probabile che sia stabile e resistente. La biodiversità, infatti, presenta molti vantaggi:

  • Aiuta a sostenere gli ecosistemi. Gli ecosistemi comprendono paesaggi, habitat e organismi come piante, animali e microrganismi (batteri e funghi). Ciò significa che la biodiversità contribuisce a mantenere la fertilità del suolo, la qualità dell’acqua e l’aria pulita.

    Contribuisce inoltre a controllare i parassiti, come gli insetti o le erbacce, fornendo cibo ai predatori, come gli uccelli o gli insetti, che si nutrono di questi parassiti.

  • Garantisce la sicurezza alimentare. Le popolazioni di tutto il mondo fanno affidamento sulla biodiversità per il loro approvvigionamento alimentare, sia direttamente che indirettamente, attraverso la raccolta selvatica o l’allevamento di bestiame (ad esempio, bovini).

    Il bestiame mangia erbe che crescono dove un tempo la fauna selvatica viveva liberamente. La biodiversità è importante anche per le medicine: alcune piante possono essere usate per curare malattie come la malaria o il cancro; altre piante possono avere composti che potrebbero essere sviluppati in nuovi farmaci; altre ancora potrebbero avere usi che non abbiamo ancora scoperto.

  • Contribuisce a fornire materiali per la costruzione di case, la confezione di vestiti e la creazione di prodotti come cosmetici e medicinali a partire da piante o animali (ad esempio, la seta dai bachi da seta).

Perdita della biodiversità: cosa rischiamo?

La rapida perdita di biodiversità è stata definita “la sesta estinzione di massa”, ovvero un evento che potrebbe causare il collasso della civiltà umana, se continua senza controllo. Il rischio concreto è quello che potrebbero verificarsi danni irreversibili agli ecosistemi, dai quali dipendiamo.

La biodiversità è essenziale per la vita umana. Ha un profondo impatto sulla nostra vita quotidiana e sull’ambiente in cui viviamo.

Ci fornisce risorse naturali e garantisce un clima sano e stabile, regolando la temperatura globale e controllando il ciclo del carbonio.

Oltre a queste funzioni vitali, la biodiversità contribuisce a mantenere l’equilibrio della natura, assicurando che gli ecosistemi possono resistere a minacce come il cambiamento climatico o l’inquinamento.

Senza la biodiversità, gli ecosistemi si romperebbero e diventerebbero instabili, portando all’estinzione di alcune specie e mettendo in pericolo la salute umana. Tutto questo può avere un impatto negativo sia sugli animali che sulle piante e, in ultima analisi, anche sull’uomo.

Biodiversità e pandemia

Infatti, dal rapporto di IPBES ( Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) emergono i dati sulle malattie infettive degli ultimi 20 anni.

Ben il 75% di queste malattie è frutto del trasferimento di un virus o batterio dagli animali (quasi sempre selvatici) all’uomo. Il famoso salto di specie (spillover) che ha causato il COVID.

Non è possibile prevedere una pandemia, ma è possibile porre rimedio a quei fattori che possono rapidamente provocarla. La biodiversità, in tal senso, è uno degli argini che si sta rompendo e che può portare ad una zoonosi, ovvero una malattia trasmessa dagli animali all’uomo, direttamente o indirettamente tramite alimenti infetti.

Sono questioni che fanno parte della prevenzione, uno degli elementi cardine di questi ultimi anni. Eppure, malattie come l’ebola, la SARS, il COVID e il vaiolo delle scimmie sono davanti ai nostri occhi.

Da cosa è minacciata la biodiversità?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la biodiversità come “la varietà delle forme di vita sulla Terra”. La diversità della vita è essenziale per il nostro pianeta e i suoi ecosistemi. Perché è minacciata?

La diversità negli ecosistemi sta diminuendo a un ritmo allarmante.

Stiamo perdendo specie a un ritmo da 1.000 a 10.000 volte superiore al tasso naturale di estinzione. Questo accade perché l’uomo si appropria di una quota maggiore delle risorse del pianeta e distrugge gli habitat. Stiamo anche modificando ecosistemi che esistono da milioni di anni, introducendo nuove specie attraverso il commercio, i trasporti e il turismo.

La perdita di biodiversità può avere gravi impatti sulla salute e sul benessere umano, dai cambiamenti climatici alla perdita di risorse naturali.

La più grande minaccia alla biodiversità oggi è rappresentata dalle attività umane non sostenibili.

  • la deforestazione,
  • l’inquinamento
  • cambiamenti climatici.
  • La perdita o la distruzione di habitat ed ecosistemi

Queste attività sono causa di un fenomeno noto come “estinzione biologica”.
Vediamole nel dettaglio.

Perdita e degrado degli habitat

La perdita e il degrado degli habitat sono una delle principali minacce alla biodiversità. Può verificarsi attraverso la conversione all’agricoltura o ad altri usi del suolo, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, l’inquinamento, le specie invasive e lo stress idrico.

Le regioni più colpite sono le foreste tropicali e le barriere coralline.

  • Le foreste sono state disboscate per l’agricoltura e il legname, portando all’estinzione di molte specie. La perdita di habitat si verifica quando le aree naturali vengono disboscate o modificate dall’uomo per essere utilizzate per altri scopi.Quando le foreste vengono abbattute o le praterie trasformate in terreni agricoli, le specie che dipendono da quegli habitat possono non essere più in grado di sopravvivere.
  • Le barriere coralline sono state colpite dall’inquinamento causato dallo sviluppo costiero, dalla pesca eccessiva e dai cambiamenti climatici.

La causa principale della perdita di biodiversità è il sovra sfruttamento delle risorse naturali, che comprende l’uso non sostenibile di piante e animali selvatici a scopo alimentare, combustibile o medico.

Il degrado dell’habitat si verifica quando un’area diventa meno adatta al suo scopo originario a causa di attività umane invasive.

biodiversità-ambiente

Sfruttamento eccessivo delle risorse naturali

Il sovrasfruttamento è l’uso insostenibile di una risorsa fino al suo esaurimento. Può essere intenzionale, come nel caso della pesca eccessiva, o non intenzionale, come quando l’inquinamento riduce la capacità di un ecosistema di sostenere la vita.

Il problema è che gli esseri umani stanno consumando le risorse della Terra ad una velocità superiore a quella con cui possono essere reintegrate. Di conseguenza, molte specie sono sull’orlo dell’estinzione perché i loro habitat scompaiono o diventano inabitabili.

Un esempio, sono i famosi cinghiali che si trovano in alcune zone della periferia di Roma. La cementificazione eccessiva delle costruzioni ha notevolmente modificato il loro habitat, costringendoli, per sopravvivenza, a spingersi in cerca di cibo verso zone troppo vicine all’uomo.

Il sovrasfruttamento è un problema che riguarda sia le risorse rinnovabili, sia quelle non rinnovabili. Quelle non rinnovabili, come i minerali e i combustibili fossili, hanno un’offerta limitata e stanno per esaurirsi.

Le risorse rinnovabili, come gli stock ittici, le foreste e le riserve idriche, sono in grado di ricostituirsi nel tempo, purché non vengono sfruttate eccessivamente.

Quando un numero eccessivo di persone utilizza troppa energia da combustibili fossili o pesca in modo intensivo negli oceani o taglia troppo velocemente le foreste, può generare impatti negativi sugli ecosistemi e sulle specie che fanno affidamento su di essi per il cibo e il riparo.

Leggi anche il futuro del plasma freddo nell’industria energetica

Inquinamento

L’inquinamento atmosferico è il principale rischio per la salute umana a livello mondiale. Provoca milioni di morti premature ogni anno e danneggia polmoni, cuore e cervello. Inquina anche le nostre riserve idriche, rendendoci vulnerabili a malattie come la febbre dengue e il colera quando beviamo acqua non pulita o ci facciamo il bagno.

L’inquinamento dell’aria, dell’acqua e della terra può influire sulla fauna selvatica in molti modi, ad esempio eliminando le fonti di cibo o danneggiando i loro habitat.

La biodiversità è diminuita per milioni di anni a causa della selezione naturale e dell’evoluzione, ma ora la riduzione sta accelerando a causa di attività umane come l’agricoltura, la deforestazione e i cambiamenti climatici.

Se non fermiamo queste minacce, perderemo molte specie per sempre. Leggi come diventare un’azienda plastic-free in 7 passi

La minaccia più grande per la biodiversità è il cambiamento climatico, in particolare il riscaldamento globale, perché influisce su quasi tutti gli aspetti della vita sulla Terra.

Cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici minacciano l’estinzione di molte specie. Ad esempio, il riscaldamento degli oceani potrebbe ridurre la quantità di plancton disponibile per i pesci, intaccando la catena alimentare. Questo potrebbe portare a un crollo delle popolazioni ittiche globali, con impatti devastanti sulle popolazioni che dipendono da loro per il cibo e il reddito.

Il cambiamento climatico si riferisce al riscaldamento globale causato dall’aumento dei livelli di gas a effetto serra nell’atmosfera. I gas serra intrappolano il calore del Sole nella nostra atmosfera, provocandone il riscaldamento in risposta a quei raggi aggiuntivi.

Gli effetti si fanno sentire maggiormente nelle regioni fredde, perché queste aree assorbono il calore più facilmente di quanto non facciano i climi più caldi, ma si stanno verificando in tutto il mondo. In alcuni luoghi, l‘aumento delle temperature si traduce in stagioni di crescita più lunghe; in altri, in eventi meteorologici più estremi come inondazioni e siccità.

L’aumento delle temperature sta provocando lo scioglimento delle calotte glaciali e quindi l’innalzamento del livello del mare, inondando le zone costiere di acqua salata. Questo può avere ripercussioni sulle piante e sugli animali che vi abitano.

Come conosciamo lo stato della biodiversità?

Ci sono molti modi per misurare lo stato della biodiversità. Un approccio consiste nell’esaminare il numero di specie presenti in una determinata area. Questo può essere fatto contando direttamente le specie o stimando il loro numero in base al tempo dedicato alla loro ricerca.

Può essere misurata anche introducendo una nuova specie in un ecosistema e misurando i cambiamenti della comunità nel tempo o confrontando la struttura delle comunità prima e dopo eventi di disturbo (deforestazione, per esempio).

Un altro approccio consiste nell’esaminare la cosiddetta “diversità funzionale”.

In questo caso, si esamina quanti tipi diversi di organismi svolgono funzioni simili in un ecosistema. Ad esempio, quante e quali specie si nutrono di insetti? O quante piante diverse forniscono cibo agli insetti erbivori?

Quest’ultimo approccio può essere utilizzato anche per valutare il funzionamento degli ecosistemi nel loro complesso. Ad esempio, se una foresta ha molte specie arboree diverse ma pochi funghi, potrebbe non essere in grado di abbattere il legno morto in modo efficiente e di restituire le sostanze nutritive al suolo.

Leggi anche: Perché l’igienizzazione delle mani sarà importante anche dopo il COVID-19

Queste funzioni sono chiamate servizi ecosistemici, perché apportano benefici diretti alle persone, come aria pulita, acqua e produzione di cibo. La definizione esatta di biodiversità intende il numero di specie diverse presenti in una determinata area. Si tratta della cosiddetta ricchezza di specie.

Più specie ci sono in un ambiente, più è complesso e più sarà stabile nel tempo. Lo stesso principio si applica agli ecosistemi: più biodiversità significa meno rischio di collasso di un ecosistema a causa di malattie o disastri naturali.

Possiamo arrestare la perdita di biodiversità?

La Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità è stata istituita nel 1992 con l’obiettivo di prevenire la perdita di questa caratteristica vitale della Terra. L’obiettivo è quello di proteggere gli habitat e le specie più minacciate dall’eccessivo sfruttamento e dalla distruzione dell’habitat naturale, tramite programmi di utilizzo sostenibile.

Parliamo di schemi di gestione sostenibile delle foreste e della pesca, ovvero programmi che devono, ovviamente, includere le comunità locali nei processi decisionali.

I principali rimedi alla perdita di biodiversità sono:

1. Preservare gli habitat e gli ecosistemi esistenti proteggendoli dalle attività umane. Ciò include l’istituzione di riserve naturali, parchi nazionali e altre aree protette che limitano le attività umane all’interno dei loro confini.

2. Ripristinare gli habitat e gli ecosistemi degradati rimuovendo o controllando le specie invasive e reintroducendo le specie autoctone che sono state spostate dalle attività umane. Questo è stato fatto con successo in molte aree del mondo, come ad esempio in alcune zone dell’Australia, dove le specie invasive sono state rimosse e le piante autoctone sono state reintrodotte per ripristinare l’ecosistema originale.

3. Ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo che le temperature globali non aumentino di oltre 2°C rispetto ai livelli preindustriali (l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi). Come abbiamo visto durante il lockdown, la diminuzione di emissioni di CO2 nell’aria per il fermo delle auto e delle fabbriche ha dato l’idea dei benefici che avremmo.

4. Aumentare i processi di riforestazione e le pratiche di gestione forestale (come la riduzione del disboscamento), la permacultura, le pratiche di conservazione senza lavorazione del terreno (come l’agricoltura ) e le pratiche di conservazione degli oceani (come le aree marine protette).

Gli approcci adottati per raggiungere questo obiettivo possono essere diversi:

  • collaborazione con gli agricoltori per la protezione degli habitat,
  • legislazione ad hoc a livello nazionale,
  • accordi internazionali come la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD)

Conclusione

Pertanto, sarà indispensabile tenere conto del ruolo dei cambiamenti climatici, direttamente dipendenti dall’inquinamento atmosferico e del sovra sfruttamento delle risorse che ricade nel degrado di habitat ed ecosistemi.

La Terra e la nostra salute dipenderanno sempre più dai nostri sforzi nel ripensare al nostro rapporto con la natura e nel ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici. Contenendo le attività umane che causano la perdita di biodiversità e aumentando il livello di conservazione della natura.

Sanificare le mani in ambulatori, studi medici e cliniche

Sapevi che  sanificare le mani in ambiente medico è una pratica introdotta solo qualche decennio fa? Prima di allora, infatti, pur avendo coscienza di germi e batteri, non era protocollo lavarsi le mani dopo alcune pratiche mediche.

Nel 1800, gli stessi medici non si spiegavano come alcune patologie potessero passare così facilmente da un paziente all’altro, ignorando che potessero essere le loro mani i vettori del contagio.

In questo precedente articolo, raccontiamo l’incredibile storia dell’igiene delle mani e del medico che ha introdotto il lavaggio delle mani in ambito medico.

Sanificare le mani è, mai come ora, una delle pratiche più importanti per prevenire varie patologie. Uno dei gesti che adesso ci sembra così naturale e banale, invece, è fondamentale in cliniche, ambulatori e studi medici.

In questo articolo, vedremo alcune informazioni e ricerche sulla sanificazione delle mani in luoghi di lavoro prettamente medici, esaminando alcune delle soluzioni migliori in alcuni contesti sanitari e ambulatoriali.

Perché sanificare le mani nelle strutture sanitarie
Secondo questo studio, condotto su allievi infermieri istruiti sulle norme di sicurezza ospedalieri, ci sono delle aree delle mani che sono, fisiologicamente, ignorate o poco spesso raggiunte durante le attività di lavaggio ed igienizzazione delle mani.

Nelle strutture sanitarie come ospedali, cliniche e ambulatori, se non ci si igienizza le mani, si rischia di diffondere l’infezione a tutti i pazienti. Ecco perché la prevenzione è fondamentale.

Nelle aree di assistenza ai pazienti delle strutture ambulatoriali, alcune azioni vengono eseguite di routine perché è stato dimostrato che sono benefiche per la salute. Una di queste è lavarsi le mani prima e dopo aver assistito un paziente.

Sanificare le mani in ambito medico

In alcuni casi, come dicevamo, medici, infermieri ed inservienti non riescono ad igienizzare del tutto l’area delle mani.

sanificare le mani-grafica mani
(fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7967523/)

In questa immagine, proveniente dallo studio sopra citato, la superficie delle mani è divisa in 13 parti, per permettere agli scienziati di valutare il grado di pulizia del campione esaminato.

Si è scoperto che le superfici del palmo descritte come I, V, VI e XIII (l’intera area del pollice) e la punta del mignolo (V) così come il palmo medio (XIII) erano le più trascurate durante la disinfezione. Inoltre, le parti posteriori della mano destra e sinistra erano le più comunemente perse durante la disinfezione delle mani.

Quando igienizzano le mani prima e dopo aver visitato i pazienti, gli operatori sanitari (medici ed infermieri) devono seguire determinate pratiche: la prima è lavare le mani con acqua e sapone.

Leggi anche: Università di Padova certifica efficacia GLOW al 99 %

Quando sanificare le mani: 5 momenti importanti

In ambito medico ci sono dei momenti fondamentali in cui è indicato sanificare le mani. Bisogna pensare a lavarsi le mani, in questi particolari momenti:

  • Prima del contatto con un paziente. Nel caso si sappia già che ci sarà un contatto con un paziente.
  • Prima di una manovra asettica. Nel caso si stia per compiere un’attività che metta in contatto le mani dell’operatore e la bocca (cavo orale, denti), gli occhi, naso o altre parti del corpo del paziente.
  • Dopo contatto con materiale biologico. In caso di contatto con materiale organico, seppur con i guanti, serve un lavaggio accurato delle mani.
  • Dopo qualsiasi contatto col paziente. Anche dopo gesti più semplici e indiretti (passaggio di oggetti dal paziente all’operatore)
  • Dopo contatto con ciò che si trova intorno al paziente

È importante tenere a mente queste indicazioni per operatori infermieristici, medici e inservienti. È, altrettanto, importante utilizzare un disinfettante o un detergente per le mani, in assenza di acqua e sapone, curandosi di non abusarne.

Leggi Disinfettanti ed igienizzanti mani: vantaggi e rischi per uomo e ambiente

Sanificare le mani: 3 metodi di lavaggio

Esistono, tuttavia, diversi tipi di lavaggio delle mani, in base al grado di pulizia da raggiungere e rapportate all’attività da svolgere o che si è appena conclusa.

Leggi anche: Come sanificare le mani in negozi

Secondo le disposizioni più frequenti, sarebbe indicato:

  1. disporre di un lavandino a pedale o con rubinetto che permetta l’apertura con gomito, evitando il contatto diretto con le mani.
  2. non utilizzare acqua eccessivamente calda, ma tiepida
  3. bagnare mani e polsi
  4. applicazione del sapone in modo uniforme su tutta la superficie delle mani
  5. insaponamento e sfregamento non dovrebbero durare meno di 60 secondi, così come il risciacquo non dovrebbe durare meno di 15 secondi.
  6. l’asciugatura deve avvenire tamponando le mani con un panno precedentemente preparato nei pressi del lavandino.
  7. la chiusura del rubinetto (se non a pedale) va fatta con il gomito, un contatto ulteriore con le mani vanificherebbe la sanificazione appena compiuta.

I 3 tipi di lavaggio mani che si effettuano in ambito medico sono:

  • Un lavaggio sociale, per esempio, è quello che abitualmente facciamo prima di uscire dal bagno o prima di andare a mangiare. Dovrebbe durare circa 40 secondi ed elimina, oltre allo sporco visibile, la cosiddetta flora microbica transitoria, sulla parte più superficiale delle mani.
  • Il lavaggio antisettico dovrebbe durare circa 90 secondi, è indicato nelle aree ad alto rischio di contaminazione (ambulatori dentistici e simili), in cui c’è contatto con materiale organico o biologico.
  • Il lavaggio chirurgico che dura, invece, 5 minuti e coinvolge, oltre alle mani, la parte inferiore delle braccia, fino al gomito circa. Viene eseguito con un particolare sapone asettico ed acqua, prima di un intervento chirurgico invasivo. Questo lavaggio rimuove sia la flora transitoria, sia la flora microbica residente.

Efficacia della sanificazione delle mani in strutture sanitarie

Queste tipologie di lavaggi sono frequenti in ambulatori e studi medici con specialisti del calibro di dentisti, oculisti, ortopedici e tutta quella tipologia di professionisti che hanno contatti diretti con i pazienti per le loro diagnosi e procedure.

È ovvio che i medici e gli operatori sanitari devono lavarsi le mani prima di visitare i pazienti per eliminare i germi. Vi sono, tuttavia, delle linee guida per l’uso di detergenti alcolici per le mani in ambito sanitario.

Alcuni studiosi hanno, infatti, condotto studi per valutare se l’uso di uno sfregamento delle mani a base di clorexidina e alcol (componenti di alcuni dei maggiori detergenti per mani) in ambienti clinici ambulatoriali riduca la diffusione di infezioni nosocomiali. (Rotter ML (1997) Lavaggio delle mani, disinfezione delle mani e disinfezione della pelle)

In generale, questi studi hanno riportato che, in condizioni di utilizzo reale:

1) uno sfregamento delle mani con clorexidina allo 0.5% di clorexidina gluconato (CHG), senza componente alcolica, non era efficace come acqua e sapone nel ridurre la diffusione dei batteri che causano la polmonite associata all’assistenza sanitaria,

2) uno sfregamento delle mani con CHG al 4% a base alcolica era più efficace di acqua e sapone nel ridurre la diffusione dello Staphylococcus aureus;

3) lo sfregamento delle mani con CHG al 4% a base alcolica è risultato leggermente più efficace dell’acqua e sapone nel ridurre il numero di enterococchi sulle mani dei volontari.

In definitiva, è fondamentale sanificare le mani in ambiente medico e ci sono vari metodi per farlo accuratamente.

Sanificare le mani: non esistono solo i disinfettanti

Il modo più comune per pulire le mani è usare acqua e sapone. Si possono, come abbiamo visto, anche usare prodotti per le mani a base di alcol o disinfettanti per le mani, che contengono alcol e/o sostanze chimiche antimicrobiche.

Gli igienizzanti per le mani sono comodi, ma dovrebbero essere usati solo quando acqua e sapone non sono disponibili. Un recente studio ha rilevato che l’uso di disinfettanti per le mani a base di alcol ha ridotto di circa il 90% la trasmissione di un virus (norovirus) da una persona all’altra.

Tuttavia, i ricercatori hanno osservato che l’uso dello sfregamento delle mani per non sempre uccide il virus dopo 15 secondi di contatto con esso. È quindi importante applicare il prodotto per almeno 20 secondi e poi asciugare accuratamente le mani.

Il lavaggio delle mani è ancora il modo migliore per proteggere se stessi e gli altri dai germi, perché rimuove una quantità maggiore di sporco rispetto alla sola acqua e sapone, oltre a uccidere molti germi al contatto.

Il lavaggio con acqua e sapone aiuta anche a prevenire le malattie perché riduce la quantità di germi sulla pelle (il cosiddetto “deposito”), senza aggredire eccessivamente l’epidermide.

In aggiunta a tutto ciò, come abbiamo già detto in precedenti articoli, si sta facendo strada, nell’ambito della sanificazione, la tecnologia NTP o al plasma freddo.
Ecco di cosa si tratta.

Sanificare le mani con Glow in ambulatori e studi medici

Il lavaggio delle mani è un must per le strutture sanitarie e gli studi medici. Questo tipo di controllo delle infezioni è dovuto al fatto che la sicurezza dei pazienti e la qualità delle cure devono essere tra le priorità principali delle strutture mediche.

Quando si parla di sanificazione delle mani, specialmente in determinati contesti medici, è importante considerare il rischio biologico. Il rischio biologico avviene quando si manipolano materiali di natura sanitaria potenzialmente infetti o organici.

Il rischio di contagio o diffusione di virus e batteri, in questi frangenti, è molto alto.
Ecco perché il solo lavaggio delle mani non sempre è sufficiente e la tecnologia ci viene in soccorso con GLOW.

GLOW è un dispositivo che sanifica le mani in pochi secondi e che punta a far diventare la sanificazione mani al plasma freddo uno dei modi principali per ridurre la diffusione di virus e batteri.

Le malattie trasmesse attraverso il contatto diretto e le superfici comuni sono frequenti, in maggioranza in ambienti clinici. Pertanto, un dispositivo che elimina fino al 99,9% di virus, funghi e batteri grazie al potere igienizzante del plasma freddo è indicato per strutture come:

  • ambulatori dentistici, oculistici
  • cliniche private
  • studi medici
  • residenze per anziani

Introducendo le mani all’interno del dispositivo, automaticamente GLOW igienizza le mani, utilizzando solo l’aria circostante, senza utilizzo di alcol o sostanze chimiche. Tutto questo si traduce in un’esperienza di utilizzo senza rivali:

  • mani asciutte
  • niente sgradevoli odori di disinfettante o alcol
  • assoluta certezza di sanificazione

Un’ottima alternativa al classico lavaggio con acqua e sapone ma, soprattutto, un modo sostenibile di fare prevenzione. Senza l’utilizzo sostanze chimiche e di recipienti di plastica difficili da smaltire.

Prevenzione COVID-19: 5 modi per proteggersi in modo “green”

Da qualche settimana siamo entrati nella fase finale di questa pandemia, tuttavia la prevenzione COVID-19 è un tema ancora molto importante. Infatti, le nuove disposizioni del governo entrate in vigore da maggio parlano ancora di misure restrittive, mascherine, guanti e tutti quei metodi che finora sono stati i capisaldi della lotta contro il contagio.

A livello di prevenzione COVID-19, c’è ancora da fare tanto e non bisogna abbassare la guardia, come ci hanno raccontato gli esperti in questo precedente articolo.

Qui, invece, faremo il punto sui metodi e i consigli più interessanti per fare prevenzione COVID-19 in modo sostenibile. Ponendo l’accento su tutto quello che possiamo fare per rendere più green la lotta contro il coronavirus.

Prevenzione COVID-19 e inquinamento

Abbiamo già parlato del rapporto tra Covid-19 e ambiente a livello generale, qui vedremo qualche consiglio pratico, dettato anche dai report che istituzioni e osservatori sull’ambiente hanno redatto in questi anni di pandemia.

In particolare, nel report di SNP Ambiente (Sistema Nazionale Protezione Ambiente) troviamo diversi spunti e riflessioni che fotografano la situazione degli ultimi anni e tracciano la via sulle misure da intraprendere a breve.

In generale, possiamo dire che:

  • l’emergenza pandemica ha riportato l’utilizzo della plastica a livelli d’allerta simili a 10-15 anni fa;
  • il primo lockdown ci ha dato l’idea di come sarebbe un mondo con emissioni di CO2 quasi azzerate;
  • l’inquinamento ha effetti diretti sull’ambiente e sulle specie animali, azzerando quasi del tutto la biodiversità, favorendo il proliferare di batteri in habitat umani e il famoso salto di specie di virus dagli animali all’uomo.

Questi ed altri aspetti sono, tuttavia, strettamente collegati a piccoli e grandi gesti che, quotidianamente, ognuno di noi compie, alcuni dei quali per prevenire il COVID-19.

Come fare prevenzione COVID-19 in modo green: 5 consigli

Se riflettiamo su alcune semplici azioni quotidiane, possiamo vedere come queste possono migliorarci la vita a breve e a lungo termine.

Quando parliamo di ambiente, dobbiamo sempre tenere a mente che la somma delle azioni e dei comportamenti della comunità influisce sul pianeta.

Ecco perché, prendendo spunto da molti atteggiamenti adottati durante il lockdown, possiamo imparare come fare prevenzione COVID-19 rispettando l’ambiente.

Nelle prossime righe 5 utili metodi da adottare:

  • Approfittare dello smart working
  • Smaltire le mascherine e i guanti correttamente
  • Utilizzare dispositivi di prevenzione alternativi
  • Evitare lo spreco di disinfettanti
  • Preferire stoviglie in bioplastica o bambù

Leggi anche: Università di Padova certifica efficacia GLOW al 99 %

Approfittare dello smart working per fare prevenzione COVID-19

Prima del lockdown, lo studio “Added Value of Flexible Working” realizzato da Development Economics, calcolava che a livello mondiale il lavoro agile è in grado di ridurre i livelli di anidride carbonica di 214 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030, pari alla stessa quantità di CO2 che verrebbe sottratta dall’atmosfera da 5,5 miliardi di alberi.

Questi dati erano molto interessanti, ma non potevano prevedere una pandemia. Durante il lockdown, infatti, molte aziende hanno permesso di adottare il lavoro agile ai propri dipendenti.

Oltre a delle positive ripercussioni sociali, questo ha permesso di ridurre drasticamente i livelli di anidride carbonica nell’aria.

prevenzione covid-19-smart working
fonte: SNPAmbiente

In molti casi, infatti, ridurre o eliminare il tragitto casa-lavoro ha avuto degli effetti benefici su persone e ambiente. Nell’immagine sopra, vediamo come il 24%  degli intervistati (un campione di 3907 dipendenti degli uffici regionali ambientali), nel tragitto casa-lavoro (andata e ritorno) compia circa 6 km, 3 km a tratta quindi.

Una distanza non proibitiva per essere fatta con i mezzi o in bici o, perché no, anche a piedi. Il concetto, insomma, è quello che molte aziende, le quali hanno già sperimentato lo smart working ed hanno a cuore la sostenibilità ambientale, adottano e adotteranno il lavoro agile. Le previsioni economiche parlano chiaro.

Bisogna approfittarne anche in ottica prevenzione COVID-19. Ridurre il lavoro in azienda ed aumentare quello da casa, è una delle prime misure adottare in questi anni di crisi.

L’obiettivo è quello di renderlo sistematico: riducendo l’andare in ufficio solo in alcuni giorni della settimana o del mese. Evitare situazioni di contatto o assembramenti ed inquinare meno sono due ottimi motivi per valutare di usufruire del lavoro agile.

Smaltire mascherine e guanti correttamente

L’esteso uso di dispositivi di protezione individuale (DPI) ha prodotto, in questi ultimi due anni, una nuova emergenza ambientale. Sono tante, purtroppo, le mascherine che vengono smaltite male o che, addirittura, vengono gettate a terra.

L’Istituto Superiore della Sanità, già a suo tempo, ha prodotto vari documenti per l’uso e lo smaltimento dei DPI. Ecco qui il documento, da cui traiamo le indicazioni principali.

La gravità del mancato smaltimento delle mascherine è massima. La maggior parte delle mascherine chirurgiche sono prodotte in materiale TNT (tessuto non tessuto di polipropilene o poliestere). Questo materiale non è biodegradabile, né riciclabile. Un prezzo che la prevenzione COVID-19 non può pagare.

Questa tipologia di rifiuti causa, pertanto, un danno enorme all’ambiente, soprattutto se vengono smaltite senza criterio. Le mascherine e i guanti in lattice vanno gettati nell’indifferenziata, lo stesso vale per le mascherine della famiglia FFP (1,2,3).

Il discorso, ovviamente, va preso in linea generale. Cambia, invece, se parliamo di DPI che sono stati utilizzati da persone infette da COVID-19 o altre malattie infettive.

In questo caso, infatti, se si è in casa da infetti o con una persona che lo è, bisogna accumulare tutti i rifiuti in un unico sacchetto per i rifiuti secchi (indifferenziata). Questo vale non solo per guanti o mascherine, ma anche per fazzoletti utilizzati dalla persona contagiata.

Inoltre, bisogna:

  • Utilizzare 2 o 3 sacchetti che racchiudano il sacchetto principale della raccolta;
  • Chiudere i sacchetti con i lacci o con del nastro adesivo;
  • Utilizzare i guanti monouso per maneggiare questo tipo di rifiuti;

Inoltre, è stato specificato nel documento che bisogna derogare i criteri di raccolta differenziata in caso di sacchetti contenenti materiale utilizzato da infetti.

Smaltimento DPI sul luogo di lavoro

Per quanto riguarda luoghi diversi dall’abitazione o dall’ospedale, le mascherine e i guanti monouso vanno gettati in appositi contenitori. Abbiamo già trattato qui dell’importanza della prevenzione COVID-19 sul posto di lavoro, il corretto smaltimento di materiale potenzialmente infetto rientra nel dovere dei datori di lavoro e delle aziende.

In aree lavorative, infatti, i DPI devono essere smaltiti:

  • in contenitori dedicati
  • posizionati in luoghi ben visibili ed areati, al riparo dalle intemperie
  • utilizzando un prodotto igienizzante prima della chiusura e del cambio sacco

Per quanto riguarda la frequenza del cambio sacco dipende dal numero di dipendenti dell’azienda (maggiore sarà il numero, maggiore sarà la frequenza del cambio).

Utilizzare dispositivi di prevenzione COVID-19 alternativi

prevenzione covid-19-mascherinejpg
fonte: Ary Mask

Nell’ottica di evitare gli sprechi ed inquinare meno, vanno prese in considerazione le numerose alternative che ci sono circa le misure di prevenzione COVID-19. Senza voler troppo estremizzare, si possono evitare grandi sprechi e occasioni per inquinare, compiendo alcune piccole azioni giornaliere:

  1. Sanificare le mascherine
  2. Utilizzare acqua e sapone per l’igiene delle mani
  3. Utilizzare DPI diversi da quelli in TNT o materiale monouso

A questo proposito, sono nate diverse startup che producono mascherine e altri dispositivi di prevenzione dal COVID-19 riutilizzabili. Eccone alcune:

  • iMask, è una startup siciliana che ha creato un tipo di mascherina con filtro antimicrobico sostituibile. Inoltre, ha la possibilità di auto-santificarsi in poco tempo. In studio presso l’Istituto Superiore della Sanità potrebbe essere decretato come DPI.
  • Botect by Roncato è un altro dispositivo commercializzato dalla nota ditta di valigie. Può essere utilizzata in qualsiasi ambiente ed è dotata di filtro intercambiabile.
  • Arya Mask, invece, punta molto sul design e la personalizzazione. Prodotta da una ditta di Lecco, questa mascherina presenta sempre dei filtri sostituibili.
  • U-Mask è una soluzione a lunga durata (riutilizzabile tra le 150 e le 200 ore) con filtro acquistabile. Possiede già il conferimento di DM (dispositivo medico), al pari di una mascherina chirurgica.
  • AusAir, invece, è una soluzione che guarda oltre la prevenzione COVID-19. Infatti, i filtri e le valvole di questa mascherina riescono a bloccare e neutralizzare il 97% di virus e batteri, ma anche polveri sottili e fumo. Prodotta da due fratelli australiani, ha già riscosso diverso successo su diverse piattaforme di crowdfunding. 

Evitare lo spreco di disinfettanti e recipienti in plastica

I detergenti e i disinfettanti rappresentano una tra le fonti principali d’inquinamento per le acque dei fiumi e dei laghi, e di conseguenza dei nostri mari.

Nel marasma generale delle prime settimane di pandemia, c’è stata una furiosa corsa agli igienizzanti gel o spray. Il fenomeno, col tempo, è andato ad attenuarsi ma, tuttora, lavare le mani è un’ottima forma di prevenzione dal COVID-19.

Come abbiamo già detto, non sempre disinfettanti ed igienizzanti mani sono indicati per sanificare a dovere, anche perché abusarne non è mai una buona idea per diversi motivi:

  • Rischio di dermatiti da sfregamento, l’eccessivo uso di disinfettanti di origine chimica può causare dermatiti o altri disturbi alla pelle,
  • Resistenza microbica ai disinfettanti, in questo caso, l’abuso di igienizzanti può rendere virus e batteri immuni alla loro azione, poiché svilupperebbero una resistenza alla loro azione antimicrobica.
  • Eccessivo consumo recipienti di plastica che contengono disinfettanti e igienizzanti

Pertanto, se vogliamo incidere meno su ambiente ed ecosistemi, dovremmo ridurre l’uso di gel igienizzanti e pensare a soluzioni alternative o complementari. Eccone alcune:

Preferire stoviglie in bioplastica o bambù

Strettamente collegato ai temi della prevenzione COVID-19, c’è quello dell’uso promiscuo di bottiglie, bicchieri e stoviglie non solo in ambito domestico ma anche sportivo.

Per evitare contagi è bene non condividere o non rischiare di scambiarsi recipienti e stoviglie tra soggetti diversi, cosa che accade in diversi contesti.

Adottando l’utilizzo di borracce, bottiglie e bicchieri in bioplastica o in bambù, questa abitudine può essere abbandonata, così come l’uso di recipienti di plastica può essere facilmente ridotto.

Molte aziende stanno già abbandonando cannucce e bicchieri di plastica per la somministrazione di bevande, questo significa che è possibile farlo a tutti i livelli. Ci sono già politiche che permettono alle aziende di guadagnare dal riciclaggio di plastica, di ridurre la presenza di microplastica in recipienti e imballaggi, di stimolare un cambiamento di abitudini nella gente.

Leggi anche il futuro del plasma freddo nell’industria energetica

Conclusioni

Sin dai tempi antichi, la prevenzione è sempre stata fondamentale. Da decenni, però, si tende a porre rimedio e a medicalizzare tutto, probabilmente perché anche la salute è stata commercializzata.

Un approccio che, invece, mette la salute al centro è quello che punta a vivere in un ambiente sano, aiuta a restare sani. In questo momento, invece, rischiamo di vivere contro natura, eliminando a tutti i costi agenti patogeni che fanno parte di ecosistemi infinitesimamente piccoli.

Potremmo così rendere il sistema immunitario sempre meno allenato a contrastare virus e batteri, perché la prevenzione reale non è quella che vuole un mondo asettico ed innaturale, ma è quella che si fa in modo naturale: virus e batteri esistono e vengono eliminati dal nostro organismo. Allontanarci troppo dalla natura o modificare i suoi equilibri, invece, ci porterà a continue catastrofi mondiali, come quella che abbiamo appena vissuto.

Giornata mondiale dell’igiene delle mani 2022: storia e consigli su una pratica quotidiana

Abbiamo sperimentato in questi ultimi due anni, come l’igiene delle mani sia fondamentale per la prevenzione di malattie ed infezioni. Ogni anno dal 2005, il 5 maggio è la Giornata mondiale dell’igiene delle mani, un modo per sensibilizzare tutti verso una pratica così semplice e naturale che, in molti casi, può essere il giusto modo per allontanare infezioni respiratorie e gastrointestinali.

Una giornata a cui l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) tiene molto. Ecco perché, in questo articolo, oltre a ripercorrere la storia dell’igiene delle mani, vedremo alcuni metodi per metterla in pratica, anche in assenza di acqua e sapone.

igiene-delle-mani-giornata-mondiale

Igiene della mani: la storia

La storia dell’igiene delle mani va di pari passo con quella di un medico ungherese, Ignaz Semmelweis. Siamo nell’Europa del 1840, questo medico esercitava all’ospedale di Vienna nel reparto maternità.

Una delle piaghe di quegli anni era la morte delle partorienti a seguito di una strana febbre, chiamata febbre puerperale, poco dopo il parto. Semmelweis analizzò i vari casi documentati negli anni e notò qualcosa.

Le morti erano in maggioranza nei reparti in cui le partorienti erano affidati ai medici che facevano, nella stessa giornata, anche le autopsie a scopo didattico. Erano, invece, molte meno le morti in cui le partorienti erano assistite da levatrici donne.

Lo studio del dott. Semmelweis andò avanti e, ben presto, ricondusse tutto alla mancata igiene delle mani da parte di chi assisteva il parto. La sua teoria si basava, di fatto, sulla trasmissione di agenti patogeni dai cadaveri ispezionati alla sala parto e quindi all’organismo delle partorienti.

A quei tempi, sembra difficile crederlo, ma non era una consuetudine lavarsi le mani e lo studio sui germi e la loro proliferazione sarebbe avvenuto tempo dopo.

Pertanto, sia nelle pratiche quotidiane, sia in ambito medico ed ospedaliero, non era prevista alcuna igiene delle mani. Lo studio del medico ungherese, però, non fu accolto bene: i medici avrebbero dovuto ammettere, di fatto, di aver causato la morte delle loro pazienti.

Semmelweis, così, non poté fare altro che pubblicare i suoi studi, raccogliendoli anche in un libro che non fu mai accolto o riconosciuto dalla comunità medica mondiale. Solo dopo la sua morte, grazie al medico scozzese Joseph Lister la sanificazione delle mani e degli strumenti chirurgici prese piede.

C’è da dire, per completare il racconto, che solo nel recente passato, intorno al 1980, la pratica del lavaggio delle mani in ambito medico fu ufficialmente riconosciuta.  

Igiene delle mani: perché è importante?

Questa scoperta fu molto importante, anche se oggi ci sembra molto naturale lavare le mani dopo la maggior parte delle  nostre attività. Circa l’80% delle malattie viene trasmesso dal contatto con mani non igienizzate correttamente.

Queste mani infette vengono facilmente a contatto con le superfici e quindi con altre mani.Ecco alcune malattie che si diffondono per la mancata igiene delle mani

  • Norovirus: un virus che causa comunemente la gastroenterite virale nell’uomo, a tutte le età. Si diffonde, facilmente, in persone che condividono spazi comuni.

    Può, quindi, accadere in casa, in ufficio, in tutti i luoghi frequentati da persone che condividono uno stesso spazio. Inoltre, è uno dei virus che, a determinate latitudini, può comportare la morte nei bambini sotto i 5 anni, conseguenza di luoghi con scarsa igiene di base e scarsità di acqua pulita.
  • Malattie aeree: come abbiamo avuto modo di conoscere a causa del COVID-19, le malattie respiratorie si diffondono tramite le famose goccioline che vengono respirate, starnutite o tossite in aria.

    Anche le comuni malattie respiratorie come raffreddore, l’influenza sono causate da una scarsa igiene, oltre alle più gravi come varicella e meningite.
  • Infezioni nosocomiali: non è raro, purtroppo, che molte infezioni vengano diffuse proprio in ospedali o strutture mediche. Ecco perché l’igiene delle mani in ambito medico è da mettere al primo posto per medici, pazienti e personale socio-sanitario.
  • Epatite A: altra diffusa malattia è l’epatite A. Un’infezione che può causare gravi sintomi: disfunzione epatica, ittero, dolore addominale, ecc…

Quindi, come vedremo anche più avanti, l’igiene delle mani è di assoluto valore, in un mondo dove per abitudine frequentiamo diversi luoghi e persone. Possiamo definirlo come uno dei metodi più semplici ed efficaci per fare prevenzione.

Igiene delle mani: lavare, igienizzare o sanificare le mani?

C’è una grande differenza tra lavaggio delle mani, sanificazione delle mani e disinfezione delle mani. Il lavaggio delle mani con acqua e sapone rimuove lo sporco, mentre l’uso di disinfettanti per le mani a base di alcol o salviette può ridurre i batteri sulle mani che non sono visibilmente sporche. La disinfezione delle mani è, invece, il passo successivo in termini di efficacia.

A volte le persone usano le parole “pulizia delle mani” e “disinfezione delle mani” in modo intercambiabile, ma questi termini hanno significati diversi.

Infatti, la rimozione dello sporco visibile è una pratica efficace ma non si riferisce all’uccisione dei microrganismi, che si ottiene utilizzando un disinfettante per mani o dispositivo di sanificazione mani.

Il lavaggio delle mani, in pratica, è l’atto di pulire le mani con acqua e sapone per rimuovere germi, sporco e oli grassi. Questo può essere fatto con semplice sapone o aggiungendo un agente antibatterico.

Questo studio norvergese ha dimostrato come il lavaggio con acqua e sapone è più efficace del lavaggio mani con gel, se fatto con determinati criteri.

Nei prossimi paragrafi vedremo come lavarle e perché pensare all’igiene delle mani è importante.

Igiene delle mani: metodi, pro e contro

D’altra parte, acqua e sapone dovrebbero essere usati se le mani sono visibilmente sporche o contaminate da materiale organico. Tale lavaggio è particolarmente importante prima di mangiare o preparare il cibo e dopo aver usato la toilette. Il lavaggio delle mani con il sapone rimuove anche lo sporco e la terra che contengono microrganismi.

Ad ogni modo, come sappiamo, non semprelavarsi le mani e utilizzare gel come igienizzante è un’assicurazione di disinfezione, non quanto l’igienizzazione mani con il plasma freddo.

Per approfondire, leggi plasma freddo sanifica al 99,9% da virus e batteri.

Igiene delle mani: come farla correttamente

L’igiene delle mani è il modo più efficace per ridurre la diffusione dei germi. Non dimenticare di lavare o disinfettare le mani dopo aver tossito, starnutito, soffiato il naso, visitato il bagno e prima di mangiare.

1. Bagnare le mani con acqua corrente.

2. Applicare il sapone liquido. Insaponare vigorosamente tra le dita e sotto le unghie per 30 secondi.

3. Risciacquare con acqua corrente e asciugare accuratamente con un asciugamano pulito o un asciugacapelli.

4. Smaltire gli asciugamani di carta in un contenitore dei rifiuti o smaltire gli asciugamani riutilizzabili in modo appropriato.

Come igienizzare le mani: i tre modi di lavarsi mani

Tuttavia esistono 3 tipologie di lavaggio delle mani, note agli addetti ai lavori.

C’è da fare una premessa.

I microrganismi che popolano le mani  si distinguono in due tipi:

  • flora microbica residente: a questa appartengono i microrganismi degli strati più profondi della cute, che non possono essere rimossi facilmente con il semplice lavaggio delle mani.

  • flora microbica transitoria: questa tipologia, invece, è sugli strati più superficiali della cute. Questi microrganismi si depositano sulle mani in seguito a un contatto diretto con pazienti o superfici infette, ma si può rimuovere facilmente con il lavaggio di routine delle mani.

Tenendo conto di queste informazioni, dovremmo tutti pensare all’igiene delle mani in generale ma, soprattutto, in relazione alle nostre attività ed abitudini quotidiane.

Ecco perché esistono tre tipologie di lavaggio mani, a seconda della durata e di determinati criteri. Abbiamo, quindi:

  • Il lavaggio sociale delle mani (40-60 secondi); include lavaggio con acqua e sapone quando visibilmente sporche, prima di mangiare o dopo aver utilizzato il bagno. In sostituzione si può usare gel o salviette.

  • il lavaggio antisettico delle mani (90 secondi circa); è quello indicato nelle aree ad alto rischio prima di qualsiasi procedura invasiva o dopo il contatto con ferite o materiale biologico.

  • Il lavaggio chirurgico delle mani (5 minuti circa), eseguito con sapone antisettico, è necessario prima di un intervento chirurgico invasivo. Rimuove la flora transitoria, riduce quella residente.

Igiene delle mani: pro e contro dei gel disinfettanti

I gel disinfettanti per le mani sono un modo conveniente per pulire le mani quando acqua e sapone non sono disponibili. I prodotti a base di alcol (in genere dal 60% al 95% di etanolo o isopropanolo), generalmente chiamati “disinfettanti per le mani” o “sfregamenti per le mani”, vengono applicati sul palmo d’una mano e strofinati su tutte le superfici delle mani finché non sono asciutte.

I disinfettanti per le mani a base di alcol devono contenere almeno il 60% di etanolo o il 70% di isopropanolo. In Europa, i detergenti per le mani a base di alcol sono regolamentati dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e possono essere utilizzati, anche se abusare può causare problemi.

Non sono, infatti, così rari i casi di dermatiti da contatto, ne esistono di due tipologie:

  1. Dermatite irritativa da contatto, che è dovuta all’eccessiva rimozione di lipidi della cute, per l’eccessivo sfregamento o utilizzo di gel a base alcolica.
  2. Dermatite allergica da contatto, forse la più diffusa, sviluppata per allergia ai componenti del gel disinfettante stesso.

Inoltre, è facile incappare in errori nell’igienizzazione mani come:

  • Versare una quantità insufficiente di gel
  • Essere troppo rapidi nello sfregamento
  • Pulire eccesso di gel su vestiti o altro
  • Usare il gel sulle mani sporche
  • Usarli in momenti errati

Leggi anche FAQ su GLOW: tutto quello che ci chiede chi lo prova

Sanificare le mani senza igienizzanti

Le tecnologie all’avanguardia che prevedono approcci no-touch potrebbero essere sviluppate per disinfettare completamente le superfici contaminate.

Uno studio, pubblicato online nel gennaio 2022, ha esaminato vari metodi per prevenire la trasmissione di virus e batteri, partendo dalle superfici ed eliminando, parzialmente e gradualmente, i disinfettanti.

Un primo passo verso un tipo di prevenzione che pensa anche agli effetti dannosi dati dall’eccessiva esposizione a prodotti chimici, oltre che alla salute di tutti noi.

Come igienizzare le mani con il plasma freddo

Oltre a queste pratiche di igienizzazione mani già note, abbiamo la sanificazione al plasma freddo.

Un nuovo studio mostra che il plasma freddo può essere utilizzato in applicazioni di sanificazione delle mani senza contatto. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Heliyon, mostra che i getti di plasma freddo possono essere utilizzati per trattare le mani senza la necessità di un contatto diretto con il plasma.

Il plasma è uno stato della materia che si trova in tutto l’universo e si genera quando gli atomi sono spogliati dei loro elettroni, lasciando un mix di ioni caricati positivamente ed elettroni caricati negativamente.

Una soluzione innovativa e sostenibile per l’igiene delle mani è produrre plasma freddo, che può essere prodotto a temperatura ambiente o anche al di sotto delle temperature di congelamento.

Il Non Thermal Plasma è una tecnologia emergente che può essere utilizzata per una vasta gamma di applicazioni, dalla pulizia delle superfici alla medicina, dalla chimica, al settore alimentare e horeca.

Leggi Come igienizzare le mani nei luoghi di lavoro

Il plasma, in conclusione, ha dimostrato di avere proprietà antimicrobiche, rendendosi utile come disinfettante che può prevenire la diffusione di batteri e virus.

GLOW, prodotto da HT Plasma è il primo dispositivo no touch Non Thermal Plasma (al plasma freddo) pensato per l’igienizzazione mani. Scopri di più

Scroll to top