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Come igienizzare le mani nei luoghi di lavoro

Sapevate che una persona in media si tocca la faccia più di 100 volte al giorno?

Oltre a casa, il luogo in cui accade di più è il posto di lavoro. Ecco perché con questo articolo vogliamo parlare di come igienizzare le mani nei luoghi di lavoro.

Durante le 100 volte in cui ci tocchiamo il viso, ovviamente, raccogliamo germi dalle superfici e li trasferiamo ad altre persone e oggetti.

Igienizzare le mani sul posto di lavoro può ridurre il numero di germi diffusi di oltre la metà a beneficio della nostra salute e di quella degli altri.

L’igiene delle mani è un’importante pratica che ci protegge dalle malattie che possono essere trasmesse attraverso il contatto diretto o indiretto con altre persone. Il mezzo più comune di trasmissione di malattie infettive è dovuto all’avere mani non igienizzate correttamente.

Non dobbiamo pensare solo agli operatori sanitari, poiché il rischio di diffusione di infezione per scarsa igienizzazione mani riguarda qualsiasi ambiente lavorativo.

L’articolo di oggi ti guiderà passo dopo passo attraverso le istruzioni su come igienizzare le mani correttamente. Più specificamente, vedremo come sanificare le mani in vari luoghi di lavoro: hotel, saloni di bellezza, musei, negozi, cliniche, studi medici, uffici e locali alimentari.

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Sanificazione dei luoghi di lavoro

Prima di parlare di come igienizzare le mani, parliamo in generale di sanificazione degli ambienti di lavoro. Un concetto che, in questi anni di pandemia, abbiamo imparato a conoscere meglio.

La sanificazione, regolata da diversi ordinamenti in seguito allo scoppio del COVID-19, è un complesso di procedimenti che hanno lo scopo di rendere salubre un contesto o un ambiente, tramite delle attività di pulizia, di detergenza e/o la successiva disinfezione. (Riferimento UNI 10585 : 1993)

In questo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità  viene indicato un preciso protocollo relativo alla sanificazione dell’aria e alle misure di prevenzione in ambienti lavorativi. In particolare, si fa una distinzione tra la pulizia, la sanificazione e la disinfezione. Queste attività possono essere svolte singolarmente o simultaneamente, con un unico processo. 

Nello specifico, nel caso in cui vi sia stata la presenza di casi sospetti o di persona con Covid-19, è necessario procedere alla sanificazione dell’ambiente. In particolare, viene indicato il processo:

  • pulizia con acqua e sapone
  • successivamente pulizia con una soluzione di ipoclorito di sodio diluita allo 0,1% o con alcol etilico al 75% per superfici più delicate

    (fonte: circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute)

L’auspicio, che lascia intendere anche la circolare, è quello che la sanificazione diventi periodica, anche nei periodi post-covid19. In ottica di prevenzione  è, però, fondamentale la pulizia delle mani.

Ecco perché nei prossimi paragrafi parleremo di come igienizzare le mani ed i motivi per farlo soprattutto nei luoghi di lavoro.

Perché igienizzare le mani sul luogo di lavoro

Igienizzare le mani sul posto di lavoro potrebbe sembrare un’ovvietà, ma molte persone non lo fanno.

In media, secondo alcuni studi statunitensi , solo il 30% circa degli americani si lava le mani regolarmente. E tra quelli che lo fanno, la maggior parte non usa acqua e sapone per il tempo raccomandato, ovvero almeno 20 secondi. Addirittura, per indicare il tempo necessario per farlo, si invita a cantare “Buon compleanno” due volte.

Non lavarsi le mani, però, può avere delle conseguenze piuttosto gravi, soprattutto sul posto di lavoro, dove i germi si diffondono più rapidamente e facilmente. Ecco perché è importante incoraggiare il lavaggio delle mani al lavoro, anche quando finirà il COVID.

Per approfondire, leggi anche perché è importante igienizzare le mani anche dopo il Covid-19

Il tema di come igienizzare le mani correttamente è stato uno degli argomentiprioritari delle raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), come riporta questo documento del 1 Aprile 2020, in piena prima ondata. Un focus viene fatto anche dall’Istituto Superiore di Sanità, in questo articolo.

La disinfezione dell’ambiente di lavoro è una priorità prima della ripresa dei normali ambienti di lavoro . Poiché SARS-CoV-2 sopravvive nell’ambiente con persistenza che varia da ore (3 h nell’aria, 4 h su rame e 24 h su cartone) a giorni (da 2 a 3 giorni sia su acciaio inossidabile che su plastica), la disinfezione dei luoghi di lavoro è un imperativo, soprattutto dove sono inevitabili visite pubbliche o assembramenti di folle. Allo stesso modo, SARS-CoV-2 può persistere per giorni su superfici non porose al di sotto dei 22°C e con un’umidità relativa del 65%. Inoltre, è stato rilevato anche su desktop, stampanti, tastiere, maniglie delle porte, guanti.

(ECDC 2020 ; van Doremalen et al. 2020 )
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Igienizzare le mani: lavarle e gel igienizzanti bastano?

In particolare, viene posto l’accento su come vi siano diversi modi di lavare le mani, a seconda del livello di igienizzazione che si vuole raggiungere.

Esistono, infatti, tre tipologie di lavaggio mani, a seconda della durata e altri criteri:

  • Il lavaggio sociale delle mani (40-60 secondi); include lavaggio con acqua e sapone quando visibilmente sporche, prima di mangiare o dopo aver utilizzato il bagno. In sostituzione si possono usare gel e salviette.
  • il lavaggio antisettico delle mani (90 secondi circa); è quello indicato nelle aree ad alto rischio prima di qualsiasi procedura invasiva o dopo il contatto con ferite o materiale biologico.
  • Il lavaggio chirurgico delle mani (5 minuti circa),eseguito con sapone antisettico, è necessario prima di un intervento chirurgico invasivo.

Inoltre, viene chiaramente detto che i guanti non sostituiscono un’accurata pulizia e cura delle mani. A questo proposito, viene indicato che anche la parte sotto le unghie è un luogo in cui si annidano batteri e germi.

Pertanto, è fondamentale per i lavoratori tenere un comportamento in linea con i protocolli imposti in questi mesi dal governo e dalle istituzioni per la salvaguardia della salute mondiale.

A volte però, come dimostra questo studio sulle aree delle mani che vengono trascurate durante il lavaggio, per fretta o poca attenzione l’igienizzazione non viene espletata

Ecco perché, oltre alla sanificazione delle mani e ai gel igienizzanti, HT Plasma propone GLOW che utilizza la tecnologia NTP (Non thermal Plasma) per l’eliminazione di virus e batteri con un’efficacia comprovata fino al 99,9%.

Perché Glow è adatto alla tua attività?

I sistemi di igienizzazione delle mani permettono alle persone di prendersi cura della loro salute, evitando la trasmissione di virus e batteri. Sono anche utilizzati nei luoghi pubblici per evitare la diffusione dell’influenza stagionale.

I benefici dell’uso di GLOW per le mani sono:

  • riduzione della contaminazione incrociata tra le persone;
  • riduzione della diffusione di malattie infettive;
  • eliminazione fino al 99% dei germi sulle mani
  • nessun rischio di dermatiti da sfregamento o allergie
  • nessuno spreco di liquido o produzione di rifiuti plastici
  • limitata contaminazione per contatto diretto con oggetti potenzialmente infetti.

In quali attività può essere impiegato GLOW per igienizzare le mani?
Nei prossimi paragrafi troverai la risposta.

Come igienizzare le mani in ambulatori, case di cura, servizi assistenziali, ospedali

L’igiene delle mani è l’atto di mantenere le mani pulite e senza germi. È uno dei modi più efficaci per evitare di diffondere germi e di ammalarsi per un’infezione. Le pratiche di igiene delle mani possono aiutare a prevenire la diffusione di malattie infettive, come l’influenza e l’infezione da coronavirus.

I microrganismi presenti sulle superfici di sale di attesa, pronto soccorso, camere di degenza, ambulatori medici e odontoiatrici, sono un elemento potenzialmente dannoso per pazienti e personale sanitario, oltre che per gli accompagnatori.

Il ruolo dell’igiene delle mani nel prevenire la diffusione delle infezioni è stato ben documentato. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’igiene delle mani è il modo principale per fermare la diffusione delle infezioni, con ricerche che suggeriscono che il lavaggio delle mani può ridurre le malattie respiratorie, come il raffreddore del 16-21%.

Nelle strutture sanitarie, l’igiene delle mani è considerata una pietra miliare nella cura di base del paziente e una componente importante per migliorare la sicurezza del luogo di degenza.

Le linee guida dell’OMS, citate sopra, sull’igiene delle mani nell’assistenza sanitaria forniscono agli operatori sanitari (HCW), agli amministratori degli ospedali e alle autorità sanitarie una revisione approfondita delle prove sull’igiene delle mani nell’assistenza sanitaria e raccomandazioni specifiche per migliorare le pratiche e ridurre la trasmissione di microrganismi patogeni a pazienti e HCW.

Come igienizzare le mani è qualcosa di importante da sapere nell’ottica della prevenzione dalle infezioni nelle case di cura e di riposo.

La seguente procedura di igiene delle mani dovrebbe essere eseguita prima e dopo il contatto con i residenti.

Procedura:

1. Assicurarsi che le mani siano pulite e asciutte.
2. Applicare una quantità sufficiente di disinfettante a base di alcol (AHD) sul palmo di una mano (vedere le istruzioni d’uso del produttore).
3. Strofinare le mani insieme, assicurandosi che tutte le aree siano coperte, compreso tra le dita e sotto le unghie, nonché il dorso delle mani.
4. Continuare a strofinare fino a quando il disinfettante alcolico non si è asciugato sulle mani
5. Se è necessario ripetere i punti 1-4.

Bisogna quindi tenere a mente per inservienti, infermieri, medici e pazienti delle strutture mediche che la presenza di microrganismi incide sullo stato di salute delle persone che vivono questi ambienti.

Leggi anche disinfettanti e igienizzanti mani: quali rischi per uomo e ambiente.

Igienizzazione mani per uffici e studi professionali

Anche se in molte realtà è entrato in vigore lo smart working, alcune aziende ed uffici sono già da tempo tornati ad una situazione simile alla normalità pre-covid.

Inoltre, alcune realtà aziendali hanno finestre sigillare e, quindi, il ricambio dell’aria non è assicurato, vi sono esclusivamente climatizzatori. Questo fattore aumenta notevolmente il rischio di contagio come affermato più volte dall’OMS.

Per approfondire, leggi plasma freddo sanifica al 99,9% da virus e batteri.

La scarsa aerazione negli edifici, oltre ad influire sulla produttività, può causare diverse problematiche legate alla salute. Ecco perché igienizzare le mani in ufficio è una pratica da non abbandonare mai, nemmeno dopo il COVID-19.

La maggior parte delle persone associa l’igiene delle mani all’assistenza sanitaria. Ma in verità, la pulizia è altrettanto importante in ufficio.

La ragione principale è semplice: è noto che i germi si diffondono per contatto. Questo significa che semplicemente toccando una superficie sporca si possono diffondere, e viceversa.

In un ambiente d’ufficio, ci sono molti posti dove i germi possono prosperare. Per esempio:

  • Documenti scambiati brevi mano
  • Maniglie delle porte
  • Pulsanti dell’ascensore
  • Interruttori della luce
  • Tastiere e mouse del computer
  • Macchine da caffè e distributori automatici
  • Fontane d’acqua
  • Superfici dei bagni (specialmente rubinetti e maniglie)

L‘igienizzazione delle mani è una parte importante di qualsiasi ufficio o studio professionale.

Uno dei motivi per cui gli studi professionali dovrebbero usare un dispositivo per igienizzare le mani è perché sono esposti a molti germi durante il giorno. Studi professionali come avvocati, medici e dentisti sono in contatto con persone che possono avere malattie contagiose.

È anche importante per gli studi professionali avere un dispositivo per igienizzare le mani quando entrano ed escono dai loro uffici. In questo modo, si impedisce che i virus entrino in contatto con altre persone, al lavoro o in altri luoghi.

Le stazioni di igienizzazione delle mani GLOW sono anche una buona idea per qualsiasi azienda che richiede ai dipendenti di indossare guanti durante il lavoro.

Igienizzazione mani per alberghi e ristoranti

La pandemia da Covid-19 ha messo in ginocchio il settore del turismo e delle strutture ricettive per una buona percentuale. Mai come oggi, quindi, trasmettere un senso di sicurezza a turisti e alle persone che vogliono tornare a vivere la normalità, è fondamentale.

Come datore di lavoro o gestore di un hotel o struttura ricettiva, è dovere assicurarsi che il personale sia adeguatamente formato e abbia accesso agli strumenti necessari per tenere le mani pulite.

I batteri sulle mani si moltiplicano rapidamente – ci vogliono solo 20 minuti perché le cellule della pelle si stacchino dai polpastrelli e vengano sostituite da nuove. Questo spargimento di cellule cutanee è ancora più veloce se le mani non sono idratate. Se si forniscono disinfettanti idratanti per le mani al personale, oltre al normale sapone e all’acqua, si scoprirà che i membri del personale si lavano le mani più spesso perché non le asciugano ?

Un buon modo per raggiungere questo obiettivo è quello di posizionare colonnine GLOW per le mani all’ingresso, nella reception e in altre aree chiave dove i dipendenti e i visitatori possono accedervi facilmente. Collocare dispenser di disinfettante per mani nei bagni è un altro ottimo modo per assicurarsi che la gente li usi.

Un proprietario di un’azienda deve considerare di mettere delle stazioni di igienizzazione delle mani in aree ad alto traffico, specialmente se l’attività comporta la preparazione di cibo o si occupi di accoglienza.

Le cucine sono famose per essere piene di batteri a causa delle molte mani che toccano le superfici durante il giorno. È essenziale per chi lavora nelle cucine lavarsi regolarmente le mani (e usare i guanti di plastica) con acqua e sapone per diminuire le possibilità di contaminazione.

Oltre a collocare prodotti per la disinfezione delle mani intorno al tuo spazio di lavoro, dovresti assicurarti che ci siano molti asciugamani puliti disponibili. Puoi anche mettere poster o cartelli nei bagni pubblici per ricordare alle persone come lavarsi le mani correttamente.

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Igienizzazione mani per saloni e centri estetici

L’industria dei saloni è un settore molto competitivo, dove la qualità del servizio prestato influisce direttamente sulla fedeltà dei clienti. Quindi, per assicurarsi che i clienti siano soddisfatti dei trattamenti ricevuti, è essenziale fornire servizi che soddisfino le loro aspettative e addirittura le superino. Come imprenditore o manager di un’azienda in questo settore, è necessario essere sempre consapevoli della qualità dei servizi forniti. Sarà un fattore decisivo nel determinare se il tuo business avrà successo o meno.

In questa guida affronteremo alcuni degli aspetti più importanti relativi alle buone pratiche di igiene nei saloni e nei centri di bellezza che dovresti conoscere. Il lavaggio delle mani è uno dei fattori più importanti per prevenire la diffusione di malattie e virus. Infatti, come detto, è il modo più efficace per prevenire la diffusione di nuove infezioni.

Saloni, centri di bellezza e nail bar possono essere considerati luoghi in cui l’igiene delle mani è particolarmente importante a causa del contatto fisico e stretto tra clienti e operatori.

In questi luoghi, c’è un alto rischio di contaminazione e trasmissione di germi attraverso le mani.

Inoltre, le persone con un sistema immunitario debole sono più soggette alle infezioni. Per questo motivo, devono poter contare su un ambiente sicuro dove possono ricevere trattamenti in tutta sicurezza.

Secondo le normative in vigore in molti paesi, l’igiene delle mani deve rispettare determinati standard; è quindi essenziale che i prodotti per la sanificazione delle mani siano utilizzati correttamente per garantire la massima efficacia.

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Igienizzazione mani per negozi e boutique

Chi gestisce una boutique o una gioielleria sa bene che comfort, sicurezza ed esclusività sono elementi fondamentali per i propri clienti.

Le gioiellerie e le boutique sono state sottoposte a un’enorme pressione per mantenere i clienti al sicuro durante la pandemia di coronavirus, e la sanificazione delle mani è un piccolo modo per aiutarli.

Le stazioni di disinfettante per mani non sono l’unica soluzione. L’igienizzazione delle mani passa anche per GLOW e il potere antimicrobico del plasma freddo.

Tutte le soluzioni sono interessanti ma, in termini di efficacia per pulire le mani, la scelta dovrebbe dipendere dalle esigenze della tua azienda. In fatto di esclusività e sostenibilità, la soluzione proposta da GLOW fa al caso tuo.

Come igienizzare le mani nei musei e nei luoghi di interesse

I disinfettanti per le mani collocati agli ingressi, alle uscite e in altre aree ad alto traffico aiutano a garantire che tutti abbiano accesso al disinfettante per le mani di cui hanno bisogno quando è necessario.

L’igienizzazione delle mani è un modo efficace per uccidere germi e batteri e fermare la diffusione delle infezioni. Questo può essere particolarmente importante in luoghi dove migliaia di persone transitano ogni giorno, come musei, parchi a tema, zoo, gallerie e altri luoghi di interesse.

Luoghi come questi sono spesso frequentati da molte persone diverse, di tutti i ceti sociali che potrebbero non essere consapevoli di essere portatori di infezioni dannose per gli altri. Fornire un facile accesso al disinfettante per le mani ai tuoi visitatori ti aiuterà a prevenire la diffusione delle infezioni.

Posiziona delle stazioni di igienizzazione delle mani in diversi punti del museo, in modo che i tuoi visitatori non debbano percorrere lunghe distanze per trovarne una. Queste stazioni devono essere collocate in punti strategici e devono essere facili da vedere

Ci sono vari scenari di sanificazione delle mani nei musei e nei luoghi d’interesse che richiedono un sistema robusto e flessibile:

  • Ingressi e uscite del museo o del luogo d’interesse.
  • All’interno dell’edificio, per esempio nelle mostre, nei negozi del museo o nei ristoranti.
  • I servizi igienici.

La sicurezza degli ambienti museali e delle strutture espositive, aperte a grandi quantità di pubblico, è fondamentale per far ripartire il sistema culturale e consentire alle persone un’esperienza completa e soddisfacente.

Come igienizzare le mani: il settore alimentare

Altra categoria merceologica in cui è fondamentale garantire l’ottimale igienizzazione delle mani è il settore alimentare. In tutta la filiera della grande distribuzione, nelle gastronomie e nei negozi di generi alimentari bisogna avere un’attenzione particolare e rispettare standard igienici e protocolli di sanificazione delle aree di lavoro. Qui, più che in ogni altro ambiente, bisogna evitare contaminazioni da batteri, muffe e agenti patogeni presenti in ambienti e superfici e trasmessi dai lavoratori.

Le mani dei dipendenti sono spesso in contatto con le materie prime e se non sono adeguatamente igienizzate, i germi possono essere trasferiti dalle mani al cibo durante la lavorazione. Questo rende la sanificazione delle mani un fattore importante nei sistemi HACCP.

L’igiene delle mani è governata da regole severe in molti paesi, tra cui Belgio, Francia e Germania.

Bisogna ricordare che i disinfettanti per le mani con quantità inferiori di alcol possono non essere così efficaci nell’uccidere alcuni tipi di germi, come il norovirus, una causa comune di epidemie di origine alimentare, secondo la Food and Drug Administration (FDA).

Il codice alimentare raccomanda che tutti i dipendenti si lavino accuratamente le mani con sapone e acqua corrente, in determinate occasioni:

  • prima di iniziare a lavorare,
  • dopo ogni assenza dalla postazione di lavoro,
  • se ha toccato parti del corpo umano nude,
  • dopo aver tossito o starnutito nelle mani,
  • una volta finito di aver usato la toilette
  • prima di indossare i guanti per lavorare con gli alimenti.

Inoltre, come detto nell’articolo introduttivo sul plasma freddo, la tecnologia NTP (Non thermal plasma) è utilizzata già da tempo per la sanificazione di materiale da imballaggio per alimenti e per la sanificazione di superfici utilizzate nelle preparazioni di cibi.

Ecco perché GLOW è l’ideale per la maggior parte delle attività commerciali aperte al pubblico.

GLOW: come nasce, cos’è e come funziona

GLOW nasce dall’intuizione di HT Plasma che, grazie alla tecnologia al plasma freddo, ha messo in commercio questo rivoluzionario dispositivo per l’igienizzazione delle mani. Il potere antimicrobico del plasma freddo è, infatti, da diversi anni, utilizzato in ambienti medico-chirurgici per la sanificazione.

Negli ultimi anni, abbiamo imparato a conoscere bene virus e batteri, oltre alle varie forme di prevenzione. Proprio una di queste, ovvero curare l’igiene delle mani, è diventata uno strumento indispensabile per prevenire la trasmissione di influenza e altri virus.

Ed è proprio qui che entra in gioco questo dispositivo per la sanificazione delle mani.

In questo articolo, quindi, parleremo di GLOW, come funziona, come può essere impiegato e del perché può essere una soluzione efficace e sostenibile sia per l’ambiente, sia a livello economico. 

Un dispositivo a zero sprechi che lascia le mani asciutte e garantisce una igienizzazione efficace contro virus, funghi e batteri.

Come funziona GLOW

GLOW si basa su una tecnologia sviluppata per anni nel campo della ricerca, integrando diverse componenti come la fisica, l’ingegneristica e la microbiologia.

Il plasma, quarto stato della materia, si ottiene portando ad alte temperature gas inerti, o anche semplicemente l’aria.

Il plasma freddo, detto così perché ioni ed elettroni che lo compongono hanno temperature diverse tra loro, viene generato all’interno del dispositivo, applicando tensione elettrica a bassa carica all’aria circostante che viene, quindi, ionizzata.

Questo processo conferisce al plasma appena generato proprietà che interagiscono con gli organismi che lo circondano. Infatti, da una parte ha un’azione riparatrice e biostimolante per le cellule epiteliali dell’uomo, tanto che è utile nel curare ustioni anche gravi; dall’altra è un potente antimicrobico.

Negli anni, infatti, è stato dimostrato come il Non thermal Plasma sia capace di annientare microrganismi e virus. Il plasma interagisce con le cellule microbiche, causandone la morte e impedendone la riproduzione. Infatti, come detto, è uno dei migliori sterilizzatori in campo medico ed ortodontico.

Video Presentazione Glow

Come utilizzare GLOW

Riguardo al funzionamento, come detto, è molto semplice ed intuitivo. Bisogna:

  • Inserire entrambe le mani nell’apposito spazio igienizzante
  • L’accensione della luce darà avvio al processo di igienizzazione
  • Attendere lo spegnimento della luminescenza che indicherà il completamento dell’igienizzazione
  • Durante l’erogazione, si percepisce una debole corrente di aria.

In modo pulito, rapido e chiaro, Glow sanifica non solo la pelle delle mani, ma anche gli spazi sotto le unghie, dove spesso i virus si annidano.

Leggi anche: Università di Padova certifica efficacia GLOW al 99 %

GLOW: la storia e l’idea

HT Plasma nasce con l’idea di sviluppare, produrre e commercializzare una soluzione innovativa per l’igienizzazione delle mani da virus, batteri e funghi. Il COVID scoppiato nell’inverno 2019 ha dato il via al progetto GLOW.

La tecnologia al plasma freddo, come detto, sfrutta il potere antimicrobico del gas ionizzato ricco di ioni, elettroni ad azione antimicrobica. Da subito è apparsa come una rivoluzione rispetto a tutte le soluzioni di igienizzazione sul mercato.

La prima ondata della pandemia da COVID-19, tra febbraio e aprile 2020, ha accelerato il processo di ideazione del concept di GLOW, concretizzatosi poi con l’unione di intenti dei diversi soci, che incarnano le 3 anime dell’azienda: l’area R&D (research and development), l’area ingegneristica e l’area comunicazione e marketing.

Gli obiettivi di GLOW

GLOW si pone l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per l’igienizzazione mani, anche dopo la pandemia, poiché le infezioni da virus e batteri sono sempre più frequenti nel mondo attuale.

Inoltre, GLOW nasce come dispositivo 100% green. Non crea scarti di nessun genere, ha un impatto ambientale quasi nullo (consuma tra i 20 e 30 W in funzione) ed è realizzato con materiali da riciclo. 

L’utilizzo di GLOW su larga scala limiterebbe il consumo di disinfettanti chimici, della plastica dei loro contenitori o di soluzioni usa e getta difficili da smaltire, come guanti e salviette.

Altro obiettivo fondamentale di GLOW è quello di portare l’utilizzo del gas ionizzato nella vita di tutti i giorni. In ambiente scientifico e tecnico, il plasma freddo trova diverse applicazioni, soprattutto, nel campo della sanificazione e della sterilizzazione.

Riconoscimenti

L’idea di GLOW è stata presentata e premiata nella categoria “Innovazione industriale”, nell’edizione 2020 di StartCup Veneto, competizione finalizzata a premiare idee imprenditoriali e realizzata dalle Università di Verona, Padova, e IUAV di Venezia.

Cos’è GLOW

GLOW, come detto, è un dispositivo che tramite il potere antimicrobico del plasma freddo, igienizza le mani. Attualmente, a livello italiano, è un’innovazione e rappresenta una valida alternativa a tutti i metodi di sanificazione mani che conosciamo: gel, spray, lavarsi le mani.

La particolarità di GLOW sta nella rapidità e semplicità di utilizzo: basta introdurre le mani e il dispositivo farà tutto da solo in pochi secondi, senza rischi, né inconvenienti per chi lo usa e senza produzione di scarti da smaltire. Inoltre, ha un peso di 3 kg e funziona a corrente, con un consumo minimo tra i 20-30 W in funzione e 0.5W in stand-by.

Testato presso i laboratori di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, centro di ricerca in prima linea nel combattere la diffusione del Covid19, assicura una disinfezione da virus, funghi e batteri al 99,9%. GLOW non ha pulsanti di accensione e non richiede nessun tipo di installazione, basta solo la corrente elettrica per farlo funzionare.

In questa sua versione per l’igienizzazione delle mani, Glow è stato pensato con due compartimenti isolati l’uno dall’altro. In uno avviene il processo della ionizzazione e quindi viene generato il gas ionizzato, nell’altro, invece, avviene la sanificazione delle mani introducendole, in sicurezza.

Le caratteristiche di GLOW

GLOW-come-funziona

Una delle qualità di GLOW è quella di essere 100% made in Italy. Dal concept, allo sviluppo, fino alle certificazioni, si tratta di un prodotto tutto italiano.

In linea con le normative vigenti, in termini di prodotti elettrici, Glow è stato pensato, progettato e prodotto in stabilimenti e laboratori del nostro Paese. Ecco alcune delle sue caratteristiche e specifiche tecniche:

  • Testato presso i laboratori di Medicina Molecolare dell’Università di Padova,
  • Depositato il brevetto industriale innovativo e tecnologico presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi
  • Marchiato CE: Prodotti conformi in ogni singolo processo di produzione e lavorazione alle direttive Europee
  • Testato con prove di compatibilità elettromagnetica (EMC)
  • Conforme alla direttiva low voltage directive (LVD)

Nel prossimo paragrafo vedremo i vantaggi di Glow, il primo dispositivo al plasma freddo per l’igienizzazione delle mani.

Vieni a scoprire Glow, il dispositivo HT Plasma che igienizza le mani con il plasma freddo. Guarda come può essere utile a te ed alla tua attività.

GLOW per l’igienizzazione delle mani: perché è importante?

In questi mesi afflitti dal COVID-19, l’igienizzazione delle mani è stata una misura di prevenzione preziosa. Abbiamo già parlato negli scorsi articoli, di come la questione pandemia ha influito sull’ambiente e di come, tali alterazioni, non possono lasciarci tranquilli sulla comparsa di altre epidemie, in futuro.

Ecco perché, ormai da almeno due anni, ogni locale pubblico prevede dei metodi di sanificazione delle mani: quasi sempre gel o colonnine igienizzanti automatiche.

Nonostante dimostri un ruolo benefico nel controllo e nella prevenzione del COVID-19, sussistono preoccupazioni cruciali per quanto riguarda l’uso su larga scala di disinfettanti e disinfestanti, compresi gli effetti collaterali sulla salute umana e animale insieme agli impatti nocivi esercitati sull’ambiente e sull’equilibrio ecologico.

(fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8122186/)

In alcuni casi, infatti, queste soluzioni possono avere delle controindicazioni:

  • Arrossamenti ed irritazione delle mani su pelli delicate come quelle di anziani e bambini
  • Non sono garanzia di sanificazione per tempi e modi poco chiari di sfregamento delle mani
  • Spreco di materiale in molti casi
  • Problemi ambientali legati allo smaltimento della plastica dei contenitori

Tutti problemi che un dispositivo come GLOW non prevede. Infatti, il dispositivo commercializzato da HT Plasma è efficace e sostenibile.

L’igienizzazione è garantita, perché i led di GLOW indicano quando è possibile estrarre le mani, sicuri di aver eseguito la corretta procedure. Questo permette di non avere sprechi inutili di materiale o di energia elettrica.

Glow è un dispositivo a impatto ambientale nullo: non produce scarti e non bisogna smaltire nulla per il suo funzionamento. Non ha, pertanto, alcuna spesa ricorsiva. Inoltre, come detto, è realizzato con materiali riciclati.

Nei prossimi articoli, vedremo come GLOW può essere utile alla tua attività.

La verità su COVID-19 e inquinamento

I risvolti della pandemia sono stati molteplici, tra gli altri non può passare inosservato il rapporto tra COVID-19 e inquinamento. Dal punto di vista ambientale, nel corso di questi due anni di pandemia, ci sono stati dei pro e dei contro che aprono scenari futuri da considerare.

In questo articolo, pertanto, parleremo di come l’inquinamento ha influito sul COVID-19, quale relazione c’è tra COVID-19 e inquinamento e perché dovremmo porre attenzione alle misure anticovid che adottiamo ogni giorno.

Il lockdown, durante la pandemia, può avere avuto risvolti positivi a breve termine sul nostro ambiente, ma come renderli duraturi?

Affronteremo il problema della dipendenza dalla plastica monouso e materiali simili per l’utilizzo di mascherine, guanti e articoli di prevenzione.

Vedremo come le politiche di disboscamento, agricoltura e allevamento intensivi rendano più probabile il contagio da malattie zoonotiche (dall’animale all’uomo).

Cercheremo di capire se il miglioramento dei fattori climatici, l’inquinamento atmosferico e acustico e la qualità dell’aria siano a breve termine e come le istituzioni interverranno con politiche decennali.

Ci faremo aiutare, come sempre, da studi e ricerche, dati e statistiche su COVID-19 e inquinamento, ipotizzando soluzioni e prospettive che interessano noi tutti.

COVID-19 e inquinamento: l’impatto globale

Negli ultimi due anni, abbiamo affrontato una situazione pandemica senza precedenti che ha, inevitabilmente, influito (nel bene e nel male) anche su inquinamento ed ambiente.

Osservando il mondo che è andato in lockdown è stato possibile osservare alcune fenomeni interessanti e dare una spiegazione a molti quesiti legati all’ambiente, al clima, agli ecosistemi con cui l’uomo interagisce.

Basti pensare:

  • all’inquinamento atmosferico,
  • alle politiche di recupero e smaltimento plastica e sostanze chimiche,
  • al clima e alle sue politiche
  • all’alterazione di ecosistemi animali e vegetali.

Nel corso dei prossimi paragrafi, parleremo di queste tematiche importanti e spiegheremo, con l’aiuto di riferimenti a studi e ricerche pubblicate, perché COVID-19 e inquinamento sono due concetti così fortemente legati.

COVID-19 e inquinamento atmosferico

Il rapporto tra COVID-19 e inquinamento atmosferico è da considerare sotto due aspetti: causa ed effetto. Infatti, da un lato l’inquinamento atmosferico ha condizionato il proliferare di questo e altri virus, dall’altro lato, i lunghi lockdown hanno permesso di abbassare la concentrazione di CO2 in molti luoghi della Terra.

L’inquinamento atmosferico è dato dal proliferare delle famose polveri sottili, formate da microrganismi tossici per l’uomo che si insinuano nelle pareti polmonari, favorendo l’indebolimento e la scarsa funzionalità del nostro apparato respiratorio ed immunitario.

(Conticini, et al., 2020) Altra ipotesi, in via di studio, è quella legata all’alta mortalità in regioni particolarmente inquinate, come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, per rimanere in Italia. L’analisi sull’inquinamento atmosferico si basa sull’ipotesi che il virus possa essere trasportato dalle particelle per lunghe distanze, arrivando ad infettare.

covid-19 e inquinamento polmoni

Qualità dell’aria durante il lockdown

Quello che respiriamo, ovviamente, dipende dal luogo in cui viviamo, dalla densità di popolazione, dal clima e dalla stagione.Tuttavia, ciò non toglie che, per molti casi, il COVID-19 si è rivelato mortale per lo stato non ottimale dei polmoni, anche in pazienti apparentemente sani, non fumatori e addirittura sportivi.

A fare da contraltare, c’è stato un auspicabile miglioramento della qualità dell’aria, proprio nei mesi e nelle settimane del lockdown in varie parti del mondo.

I dati mostrano che le concentrazioni di biossido di azoto (NO 2) — sostanza inquinante presente nei carburanti — è diminuita drasticamente nei mesi di marzo ed aprile 2020. L’entità delle emissioni si è, addirittura, ridotta del 70 %. Nei centri urbani più importanti di paesi più colpiti dal COVID-19: Spagna, Italia e Francia.

Dal Giappone, alla Cina, alla Pianura Padana, il miglioramento era tangibile, ma legato all’inevitabile blocco di attività industriali e alla quasi totale assenza di circolazione delle auto e degli aerei di linea. Nella sua drammaticità, la pandemia ha dato la possibilità di testare e verificare alcuni benefici a livello di sostenibilità che, altrimenti, non sarebbe stato possibile verificare.

Uno sguardo, insomma, a quello che potrebbe essere una società attenta all’ambiente. Studiando fattibilità e benefici (a lungo e breve termine) per una vita con ridotte emissioni nell’aria.

D’altronde, il COP21, l’accordo firmato nel 2015 a Parigi (noto anche come Accordo di Parigi) stabilisce delle linee guida precise, che hanno l’obiettivo di evitare pericolosi cambiamenti climatici. L’imperativo è: limitare il riscaldamento globale, attuando politiche e sanzioni.

Semplificando, entro il 2050 si dovrà raggiungere una stabilità data, principalmente, da una drastica riduzione delle emissioni di CO2. In questa direzione vanno tutte le innovazioni tecnologiche a tema mobilità sostenibile.

COVID-19 e sostanze chimiche

Il rapporto tra COVID-19 e sostanze chimiche è, anch’esso, da considerare indiretto, ma in una duplice ottica. Da una parte, infatti, alcune sostanze chimiche hanno reso il nostro organismo molto suscettibile alle varie tipologie di virus, tra cui il coronavirus.

L’altro aspetto da considerare è quello che riguarda l’igienizzazione delle mani e la sanificazione eccessiva, in alcuni contesti e in alcuni soggetti. In particolare, i disinfettanti usati contro COVID-19 includono detersivi/saponi, alcol e cloro.

Secondo la ricerca di Kuldeep Dhama, il cloro è raccomandato come disinfettante per le strutture interne (Yang et al. 2020 ) e per le apparecchiature nelle strutture sanitarie, compresi i dispositivi di diagnostica per immagini.

Per eseguire la disinfezione dell’ambiente e delle superfici bisogna prevedere l’applicazione di:

  • 2 g/L di disinfettante contenente cloro almeno quattro volte al giorno per almeno 30 minuti. Inoltre, disinfettanti contenenti cloro per almeno 30 min sono i metodi scelti per la disinfezione dell’aria (Barcelo 2020 ).
  • la sanificazione di oggetti personali, come telefoni cellulari, chiavi, carte di credito e penne da scrittura, richiede l’utilizzo di etanolo al 75% per garantirne la disinfezione (Yang et al. 2020).

L’eccessivo consumo di sostanze chimiche ha prodotto due ordini di problemi: uno è strettamente legato all’inquinamento da recipienti di plastica contenenti gel per l’igienizzare le mani e simili. L’altro è, invece, legato all’individuo: l’abuso di sostanze chimiche per igienizzare può portare a reazioni cutanee e infiammazioni.

Per approfondire, leggi igienizzanti mani: quali rischi per uomo e ambiente.

Alternative non chimiche per igienizzare

Le alternative sono i gas ionizzati per la purificazione dell’aria e il plasma freddo per la sanificazione delle mani e delle superfici.

In questo caso, il vantaggio è la riduzione di materie plastiche e la riduzione di sostanze chimiche immesse sul mercato, per non parlare degli scarti da laboratorio da smaltire durante la produzione di gel, saponi e sostanze igienizzanti a base alcolica.

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COVID-19 e inquinamento: le politiche plastic free

La direttiva del Consiglio dell’Unione Europea, circa l’utilizzo di piatti, posate e cannucce di plastica, sarebbe dovuta entrare in vigore nel 2021. Il COVID-19 ha cambiato i piani, in quanto, uno dei metodi di prevenzione principale, finora, è stato l’utilizzo di dispositivi di protezione monouso.

Mascherine e camici in TNT, guanti in lattice e altri prodotti in plastica sono davvero l’unica soluzione di prevenzione contro virus e batteri? In occasione del Giorno della Terra 2020 (Aprile 2020), in piena pandemia, il movimento Beyond Plastic ha rilasciato un documentario di cui alleghiamo il trailer.

Uno studio (Chen, 2021), condotto sulle mascherine, ha rivelato come siano delle fonti di diffusione di microplastiche nell’ambiente, ancor prima di essere gettate via e smaltite. La tendenza delle mascherine a deteriorarsi rivela che rilasciano nell’ambiente materiale plastico. 

Altri dati rivelano come nella città di Wuhan, la prima ad aver adottato un lockdown ferreo, i rifiuti cittadini arrivarono ad oltre 200 tonnellate al giorno. In questa stima, vanno considerati tutti gli articoli monouso che i singoli cittadini e le ditte di pulizia negli ospedali utilizzavano e gettavano immediatamente per scongiurare il contagio.

Questi articoli sono composti da materiale vario (neomateriali e TNT) e, quindi, non riciclabili. Inoltre, sono a grande rischio di infezione, vanno quindi subito smaltiti nel modo corretto. Il problema è la velocità con cui vengono utilizzati e gettati via.

Mascherine, guanti, camici, teli in TNT hanno una vita brevissima e lo smaltimento corretto diventa vitale. Ovviamente, tutti i DPI utilizzati in ambito ambulatoriale ed ospedaliero sono da considerare come rifiuti sanitari, potenzialmente pericolosi.

Gli articoli di prevenzione individuale utilizzati dai cittadini, invece, bisogna smaltirli come rifiuti indifferenziati, come suggerisce ISS (Istituto Superiore della Sanità).

Tuttavia, le prospettive non sono delle migliori. Basti pensare che con il costo del petrolio (elemento cardine nella produzione di materiale plastico e sintetico) che si abbasserà, i produttori di materiali plastici avranno vita facile.

Uno studio congiunto tra le Università di Nanchno (Cina) e San Diego (California) ha rilevato che la plastica che finisce negli oceani è trasportata, in larga parte, da 369 grandi fiumi. Quelli che hanno un impatto maggiormente catastrofico sono: il fiume Arvand, in Iraq, formato dalla confluenza del Tigri e dell’Eufrate, che sfocia nel Golfo Persico; il fiume Indo e lo Yangze in Cina, mentre in Europa il più inquinante è il Danubio.

COVID-19 e inquinamento: smaltimento mascherine e guanti

I numeri del rapporto COVID-19 e inquinamento, purtroppo, sono impietosi.
Ogni anno, ci sono 2 miliardi di tonnellate di rifiuti che il mondo sempre più popolato produce. Un numero destinato a crescere del 70% entro il 2050.

Il 16% della popolazione mondiale genera circa il 34% dei rifiuti globali: inutile dire che parliamo delle nazioni a reddito più elevato. E il fenomeno ha da qualche anno un simbolo: la plastica (WWF-Paper Plastica).Questo documento del WWF parla di dati allarmanti, riguardanti lo smaltimento mascherine e guanti:

  • uso mondiale  mensile di 129 miliardi di mascherine (3 milioni al minuto).
  • 7 miliardi di dispositivi al giorno a livello globale (con l’Asia che rappresenta il 54% del consumo totale giornaliero)
  • circa 900 milioni di mascherine al giorno solo in Europa.

Un’altra questione è quella degli imballaggi e delle buste di plastica. Il COVID-19 e i lockdown hanno determinato anche un incremento di acquisti online, questi che hanno determinato un eccesso ulteriore di imballaggi da smaltire, a discapito degli acquisti sfusi che richiedono imballaggi quasi nulli.

Lo scenario, pertanto, costringe ad un necessario cambio di rotta.
Bisogna adeguare tutte le disposizioni anti contagio in un’ottica di sostenibilità, per il bene dei mari e del pianeta. Ecco, quindi, che diventa fondamentale rivedere e riproporre le disposizioni sullo smaltimento dei DPI, trovando anche alternative per la prevenzione.

Un esempio  sono le mascherine riutilizzabili, quelle per uso non sanitario o dispositivi di igienizzazione che non producano rifiuti chimici o plastici.

In pratica, bisogna limitare i danni del COVID-19 sull’ambiente. Quello che è già stato un disastro socio-economico, non deve peggiorare l’aspetto ambientale.

Durante la lotta al COVID-19, nei primi mesi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS ) ha stimato che, ogni mese, nel mondo erano necessarie 89 milioni di mascherine mediche, insieme a 76 milioni di guanti da visita e 1,6 milioni di set di occhiali protettivi.

Covid-19 e clima

Il blocco delle attività durante il lockdown, come detto, ha prodotto dei risultati migliori in termini di riduzione dei gas a effetto serra, di qualità dell’aria, di mari più puliti, dando una dimensione di ciò che si potrebbe fare attuando alcune leggi sull’ambiente.

Leggi che limitano le emissioni di CO2 a livello mondiale, che prevedono sanzioni in caso di mancato rispetto di paletti e condizioni specifiche. Questa insperata “serrata” delle attività ha avuto vita breve e, finito il lockdown, sta lentamente tornando tutto come prima. Si aspettano soluzioni a lungo termine dai grandi della Terra, anche perché l’argomento gas serra è prioritario.

Secondo uno studio, infatti, i virus possono essere favoriti dal clima. A temperature basse (tra 5 e 11° C) proliferano, mentre tendono a perdere efficacia a latitudini caldo-umide. Ulteriori studi, tuttavia, sono ancora in corso per appurare il legame tra clima, COVID-19 e inquinamento.

covid19 e inquinamento monte fuji
Monte Fuji è tornato visibile, libero da smog, per qualche settimana durante il lockdown

COVID-19 e inquinamento: fauna e flora

L’origine animale del COVID-19 e, prima ancora, di malattie come l’influenza aviaria o la suina ci indicano che ci sono diversi virus pronti a fare il salto di specie. Il fatto che, rispetto a decenni fa, queste malattie trasmesse dagli animali all’uomo (dette zoonotiche) siano più frequenti non è un caso.

La comparsa e la resistenza di questi agenti patogeni zoonotici è legata, inevitabilmente, al degrado ambientale dilagante ad ogni angolo del globo. Deforestazione, allevamenti intensivi, scioglimento dei ghiacciai, alterazioni delle migrazioni sono solo alcune delle conseguenze che molte specie animali affrontano a causa dell’uomo.

Il 60% delle malattie infettive umane provengono dagli animali (Woolhouse e Gowtage-Sequeria, 2005) e, in particolare, molti nuovi virus nascono dal bestiame degli allevamenti intensivi. Gli allevamenti ad alta intensità sono spesso ambienti malsani, in cui vive un numero di esemplari oltre la capienza consentita. Questi luoghi, in cui scarseggia l’igiene e il ricambio d’aria, favoriscono il proliferare di infezioni e malattie. Secondo uno studio, il 50% delle malattie infettive di origine animale deriva dall’agricoltura intensiva (Rohr, 2019).

Anche la deforestazione sconsiderata ha prodotto danni. La cementificazione o la ricerca smodata di sempre nuovi terreni da coltivare, infatti, non solo priva la Terra di vegetazione importante, ma incide sugli ecosistemi naturali.

Togliere spazi verdi impedisce la corretta riproduzione delle specie e influenza l’ecosistema naturale, favorendo le specie che sono vettori di malattie zoonotiche, come pipistrelli e roditori.

Esistono molti studi, dagli anni ’70 ad oggi, che calcolano ed analizzano l‘impatto dei disturbi umani sulla fauna selvatica, in particolare sugli uccelli nidificanti. Ridurre il disturbo nelle aree protette darebbe agli habitat minacciati la possibilità di riprendersi e proliferare.

Covid-19 e inquinamento acustico

Altro beneficio a breve termine del lockdown da COVID-19 è stata la sensibile riduzione di inquinamento acustico. I livelli di rumore sono strettamente correlati alla riduzione del traffico veicolare e aereo nei mesi di blocco e presentano diversi benefici.

Infatti, abbassando la soglia dell’inquinamento acustico, il lockdown ha prodotto risultati interessanti, come la riduzione dei disturbi del sonno, miglioramenti dal punto di vista cardiaco in soggetti sensibili.

Il rapporto tra COVID-19 e inquinamento, anche in questo caso, ha creato l’opportunità per una sorta di sperimentazione, che ha prodotto benefici immediati e che può dare il là a politiche ambientali per ridurre l’inquinamento acustico e non solo.

Sostenibilità ambientale e COVID-19: le prospettive

Proprio in ottica futura, il legame tra COVID-19 e inquinamento ci spinge a riflettere, per attuare politiche di sostenibilità ambientale che vadano oltre i risultati a breve termine sopra descritti.

Per sostenibilità si intende un processo che punta:

  • a garantire nel presente una qualità di vita alta senza intaccare le risorse per le generazioni future,
  • non distruggere i sistemi naturali da cui dipendiamo per vivere
  • non oltrepassare il limite circa gli scarti e i rifiuti delle attività produttive.

Politiche ambientali in prospettiva

Nel Green Deal europeo, la Commissione europea si era già esposta, ambiziosamente, verso una sostenibilità a lungo termine. Ponendo al centro le preoccupazioni ambientali e climatiche di cui abbiamo parlato sopra.

La fermezza e la serietà della proposta si evince dagli stanziamenti già previsti a bilancio dall’UE: 1,1 trilioni di Euro per il periodo 2021-2027. In questo senso, è previsto un piano di ripresa dalla crisi economica derivante dalla pandemia, inoltre, la Commissione europea ha proposto un nuovo strumento finanziario denominato Next Generation EU , per un importo di 750 miliardi di euro.

In definitiva, se inquadrati all’interno di politiche ben definite, questi fondi aiuteranno l’Europa a trasformare la sua economia.

Si punterà alla sostenibilità e al raggiungimento gli obiettivi prefissati, prima dell’arrivo della pandemia: attuare politiche comunitarie in tema di clima, energia, trasporti e fiscalità atte a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% (rispetto al 1990) entro il 2030.

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